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Colera in Iraq, pericolo per l’Italia?

06/11/2007

È in corso un’epidemia di colera molto preoccupante in Iraq, probabilmente la più seria che si ricordi in quel paese, con migliaia di persone a rischio. Il problema non è di facile soluzione, soprattutto a causa delle scarse condizioni igieniche in cui versa la popolazione e nonostante l’Unicef, d’accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e le autorità locali, abbia inviato sali per reidratare, disinfettanti orali e kit di prodotti per rendere potabile l’acqua. Il responsabile dell’epidemia è un batterio chiamato Vibrio Cholerae che si può contrarre attraverso acqua contaminata (soprattutto quella stagnante) o l’ingestione di cibi infetti (mal conservati). Il primo caso è stato accertato lo scorso 14 agosto e da allora sono oltre 2.000 le persone colpite. E in Italia comincia a farsi strada il dubbio che si possa diffondere anche nel nostro paese. Fra l’altro non tutti sanno che da qualche tempo è disponibile un nuovo vaccino molto pratico ed efficace contro il colera. Cerchiamo di fare chiarezza con il dott. Stefano Ottolini, responsabile del Pronto Soccorso di Humanitas.

Dott. Ottolini, in Italia si rischia di prendere il colera?
“In Italia per ora non ci sono casi accertati di colera. Possono verificarsi casi di ‘importazione’ della malattia, ma non ci si deve comunque preoccupare perché non è una malattia contagiosa, quindi anche se una persona ammalata venisse in Italia, non potrebbe trasmetterla ad altre persone. Il colera ha un periodo di incubazione di due, tre giorni dopo il contatto con il batterio e poi iniziano a manifestarsi i primi sintomi. Nelle forme più leggere, che riguardano il 90 per cento dei casi, compare una forma di diarrea lieve, a volte accompagnata da vomito, e la malattia scompare spontaneamente dopo qualche giorno. Nel restante 10 per cento, invece, il colera si manifesta in modo intenso causando una forte diarrea acquosa e vomito con conseguente disidratazione. La cura consiste in antibiotici da assumere per una decina di giorni e, allo stesso tempo, è fondamentale reidratarsi con sali minerali altrimenti le conseguenze sono disastrose fino, addirittura, alla morte nelle persone più fragili come i bambini o gli anziani”.

Ci si può vaccinare contro il colera?
“Assolutamente sì, anzi, il mio consiglio è sempre quello di vaccinarsi se ci si reca in paesi dove il rischio di colera è alto (come, per esempio, in India e in Bangladesh) o dove le condizioni igieniche sono scarse. In passato il vaccino contro il colera non era molto utilizzato perché non garantiva una protezione totale, ma qualche tempo fa è stato messo a punto un nuovo vaccino anticolerico ricombinante più efficace. Si tratta di una miscela da bere divisa in due dosi e garantisce una protezione per due anni dalla somministrazione della seconda dose (che va eseguita da una a sei settimane a distanza dalla prima). Successivamente può essere necessaria una terza dose per mantenerne l’efficacia. Il vaccino, inoltre, è attivo anche contro altre forme di diarrea come quella provocata dall’Escherichia Coli”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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