Mantovani: la necessità di una riforma che premi il merito

Nell’era di Internet e dell’informatica, la protesta di piazza rimane ancora il modo migliore per attirare l’attenzione sulle propri ragioni. Lo dimostrano le recenti manifestazioni degli studenti universitari, che a gran voce hanno gridato la propria insoddisfazione per l’attuale situazione dell’istruzione e dell’università.

Prof. Mantovani, che cosa ne pensa?
“Come docente universitario ma soprattutto come scienziato, condivido pienamente l’insoddisfazione degli studenti. La ricerca scientifica si basa infatti sulla dedizione e la creatività dei giovani, futuri cervelli di domani. Senza percorsi formativi che valorizzino i nostri giovani migliori, la nostra scienza e dunque il nostro Paese non hanno futuro. Ben vengano quindi questo malessere e questa protesta se ci portano a riflettere su punti chiave per il futuro del nostro sistema, quindi dei nostri figli e nipoti”.

Com’è oggi in Italia la situazione di ricerca e innovazione?
“Ricerca e innovazione, nonché il trasferimento dei loro risultati all’industria, sono oggi in Italia drammaticamente insufficienti. La gravità della situazione di questo settore chiave per il presente e il futuro dell’Italia richiama l’attenzione sulla centralità della ricerca scientifica – di regola dove si fa buona ricerca si fa buona didattica – e della sua valutazione, e impone di prendere al più presto provvedimenti.

Come innescare un circuito virtuoso in grado di far crescere, nel tempo, un modello di ricerca scientifica che diventi un reale motore di sviluppo e innovazione?
“Un elemento cruciale è senza dubbio il sostegno ai più meritevoli, che dovrebbe rappresentare la missione morale del sistema universitario.
Questo significa innanzitutto aumentare le borse di studio, privilegiando soprattutto gli studenti più capaci che provengono dalle fasce di reddito più basse. Allo stato attuale, solo l’8% degli studenti viene dal 20% più povero delle famiglie (contro il 24% degli studenti provenienti dal 20% più ricco). In quest’ottica, ben venga un eventuale aumento delle tasse universitarie, purché servano ef per finanziarie un maggior numero di borse di studio.
Al merito deve essere legata anche la distribuzione delle risorse. Per questo è fondamentale introdurre elementi di valutazione trasparenti e rigorosi, a tutti i livelli. Un simile esercizio di valutazione è stato fatto negli scorsi anni dal CIVR (Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca), organismo bipartisan istituito da un governo di centro-sinistra e poi attuato da un governo di centro-destra. Il CIVR ha valutato le facoltà delle varie Università prendendo in considerazione alcuni “prodotti” selezionati, dalle pubblicazioni scientifiche ai brevetti venduti all’industria. I risultati di questo “esercizio di valutazione” sono stati generalmente apprezzati: peccato, però, che ad esso non abbia mai fatto seguito un’attribuzione reale delle risorse, attribuendo maggiori finanziamenti alle strutture che hanno ottenuto i migliori risultati”.

Ben venga, quindi, la protesta degli studenti?
“Sì, se finalizzata ad una riflessione costruttiva. Attenzione a non ricadere negli errori del passato, quando simili situazioni di disagio e rivolta studentesca sono state occasione per promozioni “ope legis” di chi era già all’interno del sistema. Questo oggi, paradossalmente, porterebbe ad una totale chiusura del sistema per le generazioni future. Reclutamento e distribuzione delle risorse sulla base del merito devono quindi essere il fine ultimo della protesta. Iniziare a premiare finanziariamente le Facoltà sulla base di parametri obiettivi darebbe alla comunità scientifica un segnale forte, in attesa di mettere a punto sistemi più articolati e coerenti di valutazione dell’attività scientifica e didattica. E permetterebbe di innescare un meccanismo virtuoso di crescita quantitativa e qualitativa del sistema di ricerca del nostro Paese”.

Di Monica Florianello

Redazione Humanitas Salute: