Gasparini: ecco il perché della morte improvvisa

Per la prima volta in Lombardia un progetto integrato che coinvolge associazioni, un centro commerciale e la polizia locale a supporto del pronto intervento del 118 e messo a punto da Istituto Clinico Humanitas e Comune di Rozzano. “SOS Cuore. Una scossa per la vita” prevede interventi rapidi in caso di arresto cardiaco, con la presenza sul territorio di defibrillatori semi-automatici e volontari preparati.
“SOS Cuore” permette infatti di posizionare in punti strategici – inizialmente un’auto della Polizia Locale, il Fiordaliso, il Centro Anziani Foglia di Rozzano e l’Istituto Clinico Humanitas – defibrillatori semi-automatici, utilizzabili anche da operatori non sanitari appositamente addestrati e periodicamente aggiornati.
Questo, in attesa dell’intervento di medici e infermieri del 118, può contribuire a salvare la vita di molti cittadini colti da arresto cardiaco improvviso. Il progetto è stato presentato la scorsa settimana in conferenza stampa dal dott. Mauro Zago alla presenza del sindaco di Rozzano Massimo D’Avolio, dell’Amministratore Delegato di Humanitas Ivan Colombo, del responsabile S.S.U.Em. 118 di Milano Giancarlo Fontana e delle realtà coinvolte nell’iniziativa, Fondazione Humanitas, Centro Anziani Foglia, Fiordaliso e Polizia Locale.

Ma che cos’è esattamente l’arresto cardiaco improvviso? Ne parliamo con il dott. Maurizio Gasparini, cardiologo e responsabile dell’Unità Operativa di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione di Humanitas.

Dottor Gasparini, che cosa si intende per “morte improvvisa”?
“Una morte inattesa, non traumatica, non violenta, che si verifica in maniera istantanea o entro breve tempo – da pochi minuti a 1 ora – dall’inizio dei sintomi. La morte improvvisa è un evento drammatico che ha importanti ripercussioni sociali ed economiche e che costituisce una modalità frequente di decesso nei Paesi industrializzati: 1 ogni 1.000 abitanti”.

Un numero molto alto…
“Le statistiche indicano che, negli Stati Uniti, si verificano 500 mila casi all’anno (1 ogni 8 secondi) di morte improvvisa; in Italia, 57 mila casi all’anno (1 ogni 9 minuti), con un’incidenza diversa da regione a regione: 1 caso ogni 57 minuti in Lombardia, 1 ogni 26 ore in Molise. Tradotto in percentuale questa modalità rappresenta, secondo i dati ISTAT, l’11% di tutte le morti che si verificano annualmente nel nostro paese (circa mezzo milione)”.

Qual è la causa della morte improvvisa?
“Responsabile dell’arresto cardiaco è o un’aritmia ventricolare maligna (una tachicardia ventricolare sostenuta, una fibrillazione ventricolare o una torsione di punta) oppure un’aritmia ventricolare in corso di infarto miocardico acuto. La comparsa dell’aritmia causa una contrazione così rapida ed irregolare del cuore tale per cui il cuore stesso non è più in grado di pompare in circolo un’adeguata quantità di sangue. Ne risulta una riduzione dell’afflusso di sangue al cervello, con conseguente morte del paziente”.

E’ possibile evitarla? E come bisogna intervenire?
“Il trattamento dell’arresto cardiaco extraospedaliero consiste nella rianimazione cardiopolmonare e nella defibrillazione, che devono essere il più precoci possibile. Si stima che le percentuali di sopravvivenza dell’arresto cardiaco extraospedaliero siano circa del 5%. Le probabilità di salvare il paziente sono tanto più elevate quanto più breve è l’intervallo tra l’inizio dell’arresto cardiaco e la defibrillazione”.

Dunque il tempo è vita?
“Assolutamente sì. Per ogni minuto che passa dall’esordio della fibrillazione ventricolare la sopravvivenza dei soggetti in arresto cardiaco extraospedaliero diminuisce del 7-10%. Più tardiva è la defibrillazione, maggiore è la probabilità di avere danni cerebrali permanenti e, in caso di arresto durante infarto, più tardivo è l’accesso alle procedure di rivascolarizzazione, maggiore sarà l’estensione dell’infarto e maggiore la successiva probabilità di sviluppare scompenso cardiaco.
Per aumentare le probabilità di sopravvivenza è dunque necessario aumentare la disponibilità e facilitare l’accesso ai defibrillatori semiautomatici sul territorio. Inoltre, sarebbe auspicabile l’identificazione preventiva dei pazienti a rischio, in modo tali da sottoporli ad impianto di cardioverter defibrillatore”.

A cura della Redazione

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