Bisturi più preciso contro il tumore del fegato

Un’innovativa tecnica chirurgica consente di intervenire in modo mirato sul fegato offrendo maggiori possibilità di cura ai pazienti affetti da tumore. Si tratta della prima alternativa sistematizzata all’intervento più classico e tradizionale della chirurgia del fegato, l’epatectomia destra: la rimozione cioè della metà destra, la più grande, del fegato, così come fu proposto in Giappone ed in Francia rispettivamente nel 1950 e nel 1952 da parte dei Professori Honjo e Lortat-Jakob. La SERPS (Sistematic Extended Right Posterior Sectionectomy), descritta nello studio di prossima pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica Annals of Surgery, è anche la prima metodica nella storia di questo settore della chirurgia ad essere proposta da un’équipe italiana. Messa a punto in Humanitas dal prof. Guido Torzilli, capo sezione di Chirurgia Epatica all’interno dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale III di Humanitas diretta dal prof. Marco Montorsi, grazie all’estensivo uso della guida ecografica questa procedura consente di identificare una nuova linea di sezione del fegato che, rispettando la funzionalità dell’organo, permette di risparmiare del tessuto senza compromettere la radicalità del trattamento.

Prof. Torzilli, come funziona questa metodica?
“È un po’ come aver trovato, grazie ad una sorta di navigatore satellitare – l’ecografo – un nuovo sentiero per raggiungere la nostra meta, più breve e più sicuro di quello che tutti hanno sempre conosciuto. L’epatectomia destra infatti si associa ad un rischio di mortalità postoperatoria che varia dal 5 al 10%. Per contenere questo rischio viene effettuata da ormai 15-20 anni l’embolizzazione portale, ossia l’iniezione di apposite sostanze in grado di chiudere i vasi che portano il sangue alla parte destra del fegato (che verrà poi asportata chirurgicamente), in modo da indurre la crescita della parte dell’organo che si intende lasciare. Questo approccio, pur valido, presenta dei limiti. La crescita della parte sinistra del fegato richiede 20-30 giorni e ritarda quindi l’effettuazione dell’intervento chirurgico: ciò, in caso di malattia metastatica, può esporre al rischio di uno sviluppo più rapido anche di eventuali metastasi occulte presenti nel fegato da preservare. Inoltre la crescita in termini di volume può non essere sufficiente, vanificando il progetto terapeutico.
La SERPS prevede invece un approccio del tutto diverso: non far crescere preventivamente la parte di fegato che si intende lasciare, ma risparmiare al massimo la porzione che si asporta. Un intervento più sicuro quindi, che in 3 anni è stato effettuato con successo su 21 pazienti affetti da epatocarcinoma o metastasi, senza mortalità né morbilità maggiore”.

Il tumore del fegato ha un’incidenza elevata?
“L’epatocarcinoma e le metastasi al fegato da cancro del colon-retto sono rispettivamente il tumore primitivo e quello secondario più frequente a livello epatico, e la loro incidenza è particolarmente elevata. Le metastasi al fegato vengono sviluppate dal 20-40% dei pazienti affetti da cancro del colon-retto. L’epatocarcinoma invece, in Italia – il paese europeo con la maggiore incidenza – colpisce 5-20 persone su 10 mila abitanti. Si presenta quasi sempre associato alla cirrosi post-epatitica, di cui è la principale conseguenza, malattia che causa il malfunzionamento del fegato. Fondamentale, dunque, ridurre al minimo l’invasività dell’intervento, che viene effettuato su un organo reso vulnerabile o dalla cirrosi o dai lunghi trattamenti chemioterapici mirati a ridurre le metastasi”.

I vantaggi della SERPS sono molti, vista la tipologia di questa patologia…
“La SERPS risponde bene a queste esigenze in tutti i casi in cui la chirurgia tradizionale porterebbe invece ad effettuare demolizioni maggiori – quali appunto l’epatectomia destra con o senza l’embolizzazione preoperatoria – garantendo la stessa efficacia e radicalità oncologica ed azzerando il rischio di mortalità con una procedura più conservativa ed effettuata in un tempo unico. Tutto questo grazie ad un navigatore satellitare dei chirurghi: l’ecografo”.

A cura della Redazione

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