In Europa i tempi sono maturi per avviare un programma di screening per il tumore al polmone: “Un piano per implementare lo screening dovrebbe partire il prima possibile”. Ne sono convinti ventidue oncologi europei che hanno firmato un intervento pubblicato su Lancet Oncology in favore di questo strumento di prevenzione. Ne parliamo con la dottoressa Giulia Veronesi, Responsabile della Sezione di Chirurgia Robotica dell’Unità operativa di Chirurgia Toracica di Humanitas.
L’intervento degli oncologi su una tra le più importanti riviste scientifiche al mondo ha acceso ancora una volta i riflettori su un tema molto importante. Come ricordano gli autori del “position statement”, lo screening per il tumore polmonare con Tac spirale del torace a bassa dose di radiazioni può salvare la vita. Dopo la pubblicazione di questo articolo la possibilità di prevedere uno screening per questa neoplasia è un po’ meno dibattuta che in passato: «Molti degli sperimentatori firmatari si erano opposti all’implementazione della Tac spirale in Europa alla luce delle conclusioni di alcuni studi europei che non avevano mostrato una riduzione significativa della mortalità. Pertanto questo cambiamento di opinione degli irriducibili rappresenta una buona notizia e la loro raccomandazione è ancora più benaccetta», sottolinea la dottoressa.
Quale prevenzione?
Il tumore al polmone resta ancora oggi in Italia al primo posto in termini di mortalità, mentre è la terza per numero di casi dopo i tumori a colon-retto e mammella. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è di poco inferiore al 16% ed è inesorabilmente gravata dal fatto che una larga quota di diagnosi viene fatta quando ormai il tumore è in fase avanzata.
Un esame come la Tac spirale potrebbe cogliere lesioni millimetriche che un intervento chirurgico potrebbe asportare migliorando decisamente la prognosi della malattia. Ed è questo l’esame che dovrebbe entrare a far parte dei programmi di screening secondo un approccio di stratificazione del rischio, come ricordano gli oncologi europei. «La Tac spirale – aggiunge la specialista – è l’unico metodo supportato da evidenze scientifiche per la diagnosi precoce di tumore al polmone associato a una riduzione della mortalità».
Nell’articolo pubblicato su Lancet gli specialisti definiscono gli aspetti di cui tener conto per poter mettere a punto un simile programma di prevenzione. Ad esempio i soggetti che vi parteciperebbero dovrebbero ricevere informazioni adeguate sui benefici e i sui rischi dello screening definito, nei suoi aspetti tecnici, da commissioni nazionali in grado di garantire adeguati standard qualitativi.
Ai partecipanti dovrebbe poi essere offerto un piano per la disassuefazione dal fumo di sigaretta, il principale fattore di rischio del carcinoma polmonare. Nel programma di screening, infine, i noduli polmonari non calcificati maggiori di 300 mm3 e i nuovi noduli maggiori di 200 mm3 dovrebbero essere gestiti da un team multidisciplinare per assicurare ai pazienti il trattamento più appropriato.
Gli aspetti ancora da definire
I benefici della Tac spirale sono stati confermati da diversi trial clinici. In particolare uno studio del National Cancer Institute degli Stati Uniti, avviato nel 2002 e conclusosi circa dieci anni più tardi, condotto su oltre 53.000 forti fumatori, ha rilevato una riduzione del 20% del rischio di morte nei soggetti sottoposti a tale esame. «Alla luce di questi dati con altri oncologi abbiamo raccomandato l’introduzione dello screening in Europa già nel 2012», ricorda la dottoressa Veronesi.
Negli anni il ricorso alla Tac spirale per la diagnosi precoce ha sollevato una serie di questioni controverse come quella dei cosiddetti “falsi positivi”, ovvero i casi in cui c’è il sospetto della presenza di una patologia che poi si rivela infondato, quello della popolazione tipo da coinvolgere negli screening o il tema della periodicità dei controlli. Ad esempio una revisione di ventuno studi pubblicata su Journal of the American Medical Association nel 2012, pur concludendo in favore dei possibili benefici della Tac spirale per gli individui a maggior rischio, sottolineava però l’incertezza relativa ai potenziali risvolti negativi dello screening.
Gli stessi oncologi parlano di questi aspetti nella loro dichiarazione su Lancet. «Molti dei dubbi sollevati dalla comunità scientifica sono stati già risolti e la ricerca è in campo per rendere lo screening sempre più efficace e sostenibile. L’obiettivo è quello di creare un approccio personalizzato. In questo modo potrà essere definito il miglior intervallo di screening possibile che tenga conto, ad esempio, delle caratteristiche del nodulo e della presenza di enfisema all’avvio dello screening per definire la periodicità dei controlli, come suggeriamo nello studio Cosmos relativo a questo prezioso strumento di diagnosi precoce», conclude la dottoressa Veronesi.