Per riconoscere il cosiddetto “occhio pigro” è fondamentale che la prima visita oculistica del bambino avvenga entro i 3-4 anni di età. Di ambliopia – questo il nome proprio dell’occhio pigro – abbiamo parlato con il dottor Carlo Castellani, oculista e referente della patologia dello strabismo dell’ospedale Humanitas.
«L’ambliopia è una condizione che interessa il 4% della popolazione mondiale ed è caratterizzata da una riduzione più o meno marcata della capacità visiva di un occhio o, più raramente, di entrambi. Allo stato delle conoscenze attuali può essere trattata con possibilità di successo più o meno completo solo intervenendo entro i primi 5-6 anni di vita», spiega lo specialista. «In breve – continua – si può dire che dipende da un’alterata trasmissione del segnale nervoso tra l’occhio e il cervello per cui il cervello privilegia un occhio a causa della ridotta acuità visiva dell’altro.
(Per approfondire leggi qui: Miopia, lenti intraoculari e laser: le alternative agli occhiali)
In che modo è possibile accorgersi di questo difetto della vista? «I segnali e i sintomi dell’occhio pigro molto raramente sono riferiti dal paziente perché è spesso troppo piccolo per denunciare una vista inferiore in un occhio rispetto all’altro. È per questo motivo che si raccomanda di effettuare una prima visita oculistica al bambino, anche in assenza di sintomi, entro i 3-4 anni di età».
«Più frequentemente monolaterale, l’ambliopia può essere determinata da patologie oculari che, durante lo sviluppo dell’apparato visivo in età infantile (da 0 a 6anni), impediscono allo stimolo luminoso di raggiungere la retina (per esempio la cataratta congenita). Nella maggioranza dei casi, però – sottolinea il dottor Castellani – si presenta in occhi perfettamente integri dal punto di vista anatomico. In questi occhi risulta alterata la corretta stimolazione sensoriale dell’apparato visivo, molto spesso a causa di difetti di refrazione non corretti».
Quali sono le cause più comuni dell’ambliopia?
- «Lo strabismo, cioè un anomalo allineamento degli occhi, provocato da un difetto dei meccanismi neuro-muscolari che ne controllano i movimenti;
- La cataratta congenita e la ptosi palpebrale;
- L’anisometropia, cioè una differente refrazione tra i due occhi;
- La presenza in famiglia di soggetti con “occhio pigro” aumenta il rischio che il bimbo ne sia affetto».
Il trattamento dell’occhio pigro
Come si interviene in caso di occhio pigro? «Per combattere l’ambliopia è fondamentale la diagnosi precoce e il conseguente trattamento tempestivo; il mancato riconoscimento e la mancata terapia dell’occhio pigro entro i 5-6 anni di età determinano irreversibilmente l’impossibilità del corretto sviluppo della completa capacità visiva dell’occhio affetto», risponde l’esperto.
(Per approfondire leggi qui: Miopia, entro il 2020 saranno 2,5 miliardi le persone colpite)
«La terapia anti-ambliopica va impostata il prima possibile in stretta collaborazione con gli ortottisti. Il primo intervento, dopo una corretta valutazione e correzione dei difetti refrattivi e/o delle cause che anatomicamente impediscono la corretta proiezione sulla retina delle immagini provenienti dall’ambiente esterno (come cataratta o ptosi palpebrale), consiste nell’occlusione con bende adesive applicate sull’occhio o sull’occhiale e/o con filtri semitrasparenti posti sugli occhiali».