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Prevenzione

Combattere il tumore al seno con la prevenzione

27/10/2014

Il tumore al seno colpisce in media una donna su otto e ogni anno in Italia vengono diagnosticati 48.000 nuovi casi, ma nonostante un’incidenza così alta, grazie ai progressi della medicina, alle iniziative di sensibilizzazione e agli strumenti per la diagnosi precoce, la mortalità contemporaneamente decresce. Per saperne di più sulla prevenzione del tumore al seno abbiamo chiesto un parare al Dottor Corrado Tinterri, Responsabile della senologia in Humanitas.

«Purtroppo l’incidenza del tumore al seno in questi ultimi decenni sta aumentando in tutte le fasce di età ed effettivamente secondo gli ultimi dati AIRTUM – Registri tumori Italia – oltre il 30 % dei casi incidenti in Italia colpisce donne sotto i 50 anni, donne che sono normalmente al di fuori degli screening mammografici. Ad‘ora lo screening da 45 a 49 anni è partito attivamente praticamente solo in Emilia Romagna. Il dato però positivo in parallelo è che la mortalità sta decrescendo».

Esiste qualche relazione tra l’allattamento e il tumore al seno?

«Non conosciamo realmente le cause anche se il rapporto tra aumento di incidenza e la riduzione della natalità nei paesi occidentali, e di conseguenza minore allattamento al seno, potrebbero coincidere. Sembrerebbe che il mancato allattamento che progressivamente le generazioni di donne in questi anni hanno prodotto, esponga il loro seno al rischio aumentato di sviluppare un tumore o perlomeno proteggerlo di meno. Una teoria attuale sottolinea come questo rischio aumenti anche attraverso una sorta di trasmissione generazionale i cui meccanismi biologici ancora non sono stati identificati».

Quanto è importante una diagnosi precoce ai fini della guarigione?

«Certamente l’anticipazione diagnostica rimane il perno centrale del miglioramento della prognosi, per cui è importante che oggi tutte le donne siano sensibilizzate su questo tema, visto che il tumore al seno rappresenta di gran lunga la prima causa di malattia oncologica nelle donne».

Riconoscere i sintomi è importante ai fini della prevenzione?

«Più che sui sintomi, che in questo caso sono spesso rappresentati dalla percezione tattile di un nodulo, di una tumefazione più o meno piccola oppure di una secrezione di sangue dal capezzolo, credo sia più importante soffermarsi sulla valutazione del rischio individuale di sviluppare un tumore al seno. Un colloquio ed una visita dall’età di 30 anni con un senologo ci permette di valutare attentamente la familiarità, la sfera riproduttiva, l’habitus fisico ed anamnestico e consigliare un programma di indagini strumentali costruito sulla persona, fermo restando che dai 45 anni dovrebbe essere attivo su tutto il territorio nazionale un corretto programma di screening mammografico. Da alcuni anni in Europa ed anche in Italia si sta diffondendo la rete dei Centri di Senologia, vale a dire un modello assistenziale che si prende carico delle donne dalla fase di prevenzione sino alla malattia metastatica, è proprio di questi mesi la citazione di queste Unità Mammarie multidisciplinari nel Regolamento del Patto della Salute da implementare su tutto il territorio nazionale; esiste ormai l’evidenza scientifica che curarsi in centri dedicati rispetto ad ospedali generalisti aumenti la probabilità di guarire di quasi il 20 % e voi capite quanto sia importante accelerarne la costituzione».

Che relazione c’è tra tumore al seno e alimentazione?

«Studi recenti molto importanti, tra cui uno italiano, hanno correlato il rischio di sviluppare il tumore al seno con una dieta ricca di grassi saturi da fonti animali, in particolare carni e latticini, mentre sembrano protettivi oli vegetali e sostanze antiossidanti contenuti nei carotenoidi degli ortaggi e della frutta. Il pesce azzurro, inoltre, che è ricco di omega 3 è protettivo nei confronti di questa malattia».

 

Risposte a cura del dottor Corrado Tinterri

responsabile UO Senologia e direttore Breast Units di Humanitas 

dottor Corrado Tinterri Humanitas Milano

 A cura di Danila Tarantino

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