Farmacoresistenza: i pericoli dei troppi antibiotici

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Troppi antibiotici prescritti sul territorio e a livello ospedaliero: e il rischio della farmacoresistenza è sempre più alto. A parlare dell’aumento dell’utilizzo degli antibiotici registrato negli ultimi anni e delle conseguenze che l’uso indiscriminato di questa tipologia di farmaco può provocare è il dott. Michele Lagioia, Direttore medico sanitario di Humanitas (Rozzano): «Con variazioni in peggio negli ultimi 5 o 6 anni, il consumo di antibatterici e antibiotici è in continuo aumento sia a livello comunitario relativamente ai volumi di prescrizione territoriale, sia a livello ospedaliero. Sempre più spesso in ospedale ci troviamo di fronte a pazienti che arrivano dal territorio – domicilio privato, residenze assistite, case di riposo – con una, se non più, terapie antibiotiche già svolte negli ultimi mesi e sempre più frequentemente, costringendo la struttura ospedaliera a cercare di combattere l’antibioticoresistenza che ne deriva con ulteriori terapie antibiotiche».

Che cosa è esattamente l’antibioticoresistenza?

«L’antibioticoresistenza – spiega il dott. Lagioia – è un meccanismo legato all’attivazione di alcuni geni del batterio grazie alla quale il batterio riesce a inibire l’attività chimica della molecola antibiotica che avrebbe dovuto debellarlo e a sopravvivere. Questo meccanismo porta quindi alla necessità di somministrare un’ulteriore molecola antibiotica per eliminare quello stesso batterio dimostratosi resistente alla prima molecola».

L’utilizzo indiscriminato di antibiotici anche quando non ce ne sarebbe bisogno – perché, ad esempio, si tratta di infezioni virali e non batteriche – e l’utilizzo di molecole antibiotiche complesse quando in realtà sarebbe sufficiente l’impiego di molecole più elementari favoriscono l’incremento dell’antibioticoresistenza e, quindi, di batteri sempre più resistenti alla somministrazione di antibiotici e sempre più difficili da debellare e, di conseguenza, più pericolosi per la salute.

Individuare l’antibiotico più efficace con il test dell’antibiogramma

Quello dell’aumento dell’assunzione di antibiotici sia a livello privato sia ospedaliero, spiega l’esperto, «è un circolo vizioso che si potrebbe rallentare e controllare con un maggiore ricorso all’antibiogramma, il test che consente di determinare con precisione la sensibilità dei batteri agli agenti antimicrobici, il cui obiettivo è individuare l’antibiotico specifico e poter quindi prescrivere la molecola più capace e meno complessa per debellare il batterio rilevato. Allestire un antibiogramma significa fotografare la sensibilità di un certo batterio a un pannello di molecole antibiotiche: le linee guida internazionali indicano di scegliere la molecola meno complessa alla quale il batterio mostri più sensibilità, per ottenere il massimo risultato con il minimo rischio di attivazione di geni che codificano per l’antibioticoresistenza».

 

Dott. Michele Lagioia: