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Prevenzione

Obesita’, come non rischiare?

10/10/2012

 

In occasione dell’Obesity Day 2012, in programma il 10 ottobre, l’Adi-Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica ha lanciato l’allarme su dati preoccupanti: 1 uomo su 2 e 1 donna su 3 è sovrappeso, 1 individuo su 10 è obeso e l’Italia ha il triste primato europeo per il maggior numero di bambini obesi di otto anni, il 36 per cento; in pratica, uno su tre: il 23,6% sono in sovrappeso e il 12,3% è obeso.

Di educazione alimentare e obesità abbiamo parlato con Giuseppe Marinari, responsabile di Chirurgia dell’obesità di Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

 

Quest’anno l’Obesity day ha come slogan “Non divieti ma scelte consapevoli”. Quale è il significato di questo messaggio?

Il controllo del peso corporeo è un’attività che deve durare per tutta la vita, e in quanto tale non può essere demandato alle varie diete di moda o meno, che lasciano il tempo che trovano e spesso anche qualche chilo in più. Il compito del medico di famiglia, del dietologo e di chiunque si occupi del problema peso è un compito educativo: dobbiamo trasmettere le informazioni utili (ad esempio il valore calorico degli alimenti, o di quante calorie giornaliere ha bisogno il nostro corpo), ma nel lungo periodo la gestione del rapporto cibo/corpo va affidata al singolo individuo che deve consapevolmente decidere quanto e cosa mangiare per stare bene.    

 

Come si fa a non diventare obesi?

Distinguerei fra chi obeso non è e chi invece è già malato. Questa è una domanda semplice e al tempo stesso molto difficile. Semplice perché è facile dire “mangiare il giusto e fare attività fisica”; tutto sommato, la questione  centrale per non ingrassare è questa, ma vale per chi appunto obeso non è. Altra cosa è invece rivolgersi a persone che sono già malate perché hanno perso (o non hanno mai avuto) la capacità di gestire il loro introito calorico in rapporto alla loro forma corporea. Per queste persone banalizzare il problema con un “mangia di meno” è semplicemente offensivo.

Da un punto di vista generale l’umanità si sta ammalando con percentuali spaventose e uscire da questa epidemia non sarà facile, richiederà generazioni, e oggi una soluzione scientificamente valida per tutti non esiste. Di certo è un problema che va affrontato nei primi anni di vita, è un problema di educazione alla cucina, di attività fisica ma, spesso, è anche un problema di tempo ed economico. Mangiare cose sane richiede denaro per comprare buone materie prime e richiede tempo per cucinarle. Ma cosa facciamo con chi si può permettere solo un panino al fast food o con i figli di persone obese?   

 

Si parla molto in questi mesi di tassare le bevande gasate o altri alimenti ipercalorici come si fa in molti paesi europei. Cosa ne pensa?

Sono contrario ad ogni tipo di proibizionismo e tassare alcuni alimenti più di altri è un proibizionismo ingiusto perché colpisce comunque i più disagiati. Allo stesso tempo va riconosciuto che l’obesità è un problema che in Occidente colpisce maggiormente le fasce deboli della popolazione e che, a livello mondiale, i popoli emergenti stanno conoscendo un’esplosione del problema obesità e diabete: abbandonano il loro vecchio modello di vita e tendono ad adottare il nostro. Credo invece più a campagne educative su grande scala nelle scuole: bisogna avere il coraggio di dire ai bambini che diventare obesi (come forse sono la mamma o il papà) fa vivere male, e ricordare loro che i nostri nonni, che facevano chilometri a piedi o in bici per andare al lavoro e a scuola, erano più magri. 

 

C’è un indice, il BMI – Body Mass Index, che calcola l’obesità. Sopra l’indice 35, l’unica soluzione per tornare ad un buon peso e a un buono stato di salute è il percorso chirurgico. Nonostante ciò c’è ancora molta diffidenza, in Italia e nel mondo e le percentuali di interventi  sono bassissime, dall’1 al 2%. Perché?

Mettendosi dalla parte dei malati, credo che più che di diffidenza si tratti di umana e comprensibile paura. Purtroppo dobbiamo ammettere che ancora oggi l’obesità non è percepita da tutti come una malattia ma solo come un inestetismo. E non tutte le strutture sanitarie possono proporla. La chirurgia dell’obesità è infatti diversa da altre branche della chirurgia generale: richiede un grosso lavoro multidisciplinare sia prima sia dopo l’intervento, ed è una chirurgia complessa, che richiede dotazioni tecnologiche in sala operatoria, chirurghi ed anestesisti esperti nel ramo, e la disponibilità di una terapia intensiva. Non tutti gli ospedali sono attrezzati. 

 

Perché l’obesità è un fattore di rischio per diverse malattie come quelle  cardiovascolari, l’ipertensione arteriosa, il diabete tipo 2 ?

I meccanismi attraverso cui l’obesità provoca malattie nel corpo umano sono molteplici. Per molti anni il tessuto adiposo è stato considerato solo un tessuto “deposito” quasi inerte. Poi però si è visto che alcuni obesi si ammalavano, di più di altri, di alcune malattie che possiamo considerare vicine: diabete tipo 2, ipertensione arteriosa e cardiovascolari. Si tratta di persone obese che hanno una distribuzione del grasso di tipo centrale, cioè accumulano maggiore tessuto adiposo intorno agli organi addominali; per costoro si sente parlare di obesità di tipo androide (perché riguarda più spesso gli uomini), o viscerale, o più semplicemente “a mela”. In queste persone i grassi circolanti nel sangue che provengono dagli organi addominali vanno a competere nel fegato con i recettori epatici per l’insulina, che resta in circolo nel sangue in maggiore quantità nel sangue e fatica a espletare le sue funzioni; si diventa così iperinsulinemici (con livelli di insulina elevati nel sangue) e l’iperinsulinemia è causa di diabete, ipertensione e quindi di malattie cardiovascolari. Livelli elevati di insulina stimolano anche alcuni tessuti (ad esempio la mucosa del colon) a proliferare con maggiore intensità, esponendo quindi ad un maggiore rischio di tumori del colon.

 

Si può parlare anche di malattie provocate da un eccesso di peso?

Certamente, ad esempio le malattie articolari. Non trascurerei il fatto che un eccesso di tessuto adiposo sul torace e nel collo porta malattie di tipo respiratorio molto diffuse nell’obesità e molto dannose: apnee notturne e ipoventilazione che provocano sonnolenza, incapacità alla guida ed alla normale attività lavorativa.  

 

C’è anche una relazione tra obesità e tumori?

Purtroppo sì. Il tessuto adiposo produce molti ormoni, ed alcuni organi umani sono sensibili all’eccesso di questi ormoni: ne deriva una maggiore incidenza di tumori a carico di mammella, endometrio e prostata. Non bisogna dimenticare poi che l’obesità provoca uno stato infiammatorio in tutto il corpo umano e l’infiammazione è anch’essa alla base di malattie cardiovascolari e tumori.

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