Fumo: per le donne il danno è maggiore

Un recente studio ha dimostrato che ogni sigaretta fumata da una donna incide mediamente cinque volte di più sul rischio cardiovascolare rispetto alla medesima sigaretta fumata da un uomo, per non parlare del rischio oncologico.

Lo spunto è uno studio italiano recentemente presentato al congresso di Parigi della società europea di cardiologia. La prof. Elena Tremoli dell’Università di Milano ha reso noti i risultati di uno studio sui danni prodotti dal fumo al cuore delle donne rispetto a quello degli uomini, che evidenzia come il peso di questo fattore di rischio non sia il medesimo per entrambi i sessi. Le conclusioni della ricerca indicano che ogni sigaretta fumata da una donna incida mediamente cinque volte di più sul rischio cardiovascolare rispetto alla medesima sigaretta fumata da un uomo; un dato preoccupante, ulteriore campanello di allarme per un’emergenza sanitaria della quale non si dice mai abbastanza. Nonostante la vendita di sigarette in Italia sia diminuita di circa il 2% fra il 2009 ed il 2011, la situazione nel nostro paese resta critica. Abbiamo chiesto un commento alla dott.ssa Licia Siracusano, oncologa e responsabile del Centro antifumo di Humanitas Cancer Center.

Dott.ssa Siracusano, qual è, secondo la sua opinione, il principale motivo di questa disparità?
“Le donne, specialmente le più giovani, da un paio di decenni tendono ad assumere comportamenti e stili di vita rischiosi per la salute, un tempo tipici della sola popolazione maschile. L’alimentazione irregolare o eccessiva, l’abitudine al fumo, la sedentarietà, lo stress derivante dal fatto che molte più donne sono impegnate nel lavoro sono fattori che, più che sommarsi fra di loro, si amplificano a vicenda e questo ha portato la comparsa nelle donne di patologie che fino a venti anni fa erano considerate appannaggio dei soli uomini. Secondo i dati diffusi dall’Istituto superiore di Sanità, pur essendoci stato un lieve calo complessivo nel 2011, il numero di fumatori di sesso femminile ed il numero di fumatori di sesso maschile non sono mai stati così vicini (5,2 milioni contro 5,9) ed è ormai consolidato che le donne abbiano una maggiore difficoltà nello smettere. Un altro fatto preoccupante è l’abbassamento dell’età media alla quale le ragazze iniziano a fumare, che è scesa di quasi un anno negli ultimi otto. Bisogna ricordare che, se la maggior parte delle persone collega il problema del fumo principalmente al cancro ai polmoni, è stato ampiamente dimostrato come la sigaretta sia un fattore di rischio anche per altri tumori che colpiscono le donne, come il carcinoma mammario o i tumori dell’utero. Qualcosa è stato già fatto per arginare questo problema ma tutti i dati suggeriscono che non è stato sufficiente e bisogna adottare misure più drastiche”.

Cosa consiglierebbe a chi volesse smettere di fumare?
I”l primo passo verso il successo è la consapevolezza, il secondo è la volontà. Poche persone chiedono aiuto a medici specializzati per superare questo problema che, sotto molti punti di vista, si può a pieno titolo classificare come una malattia. Gli stessi medici talvolta sono diffidenti o hanno una visione superficiale o scettica nei confronti, ad esempio, dei farmaci che possono essere somministrati come aiuto per chi si vuole davvero liberare da questa dipendenza. Anche lo stato dovrebbe effettuare uno sforzo maggiore nell’intervenire, sia dal punto di vista economico che da quello della comunicazione sociale: il dato più allarmante di tutti è senz’altro il fatto che sempre meno fumatori cerchino di smettere (e si riduca, di conseguenza, il numero di quelli che ci riescono). Anche per questo motivo il Centro Antifumo di Humanitas Cancer Center, in collaborazione con la Società Italiana di Tabaccologia e con i volontari della Fondazione Humanitas, sarà presente con uno stand per informare i cittadini all’interno dell’ospedale. L’appuntamento è per la prima settimana di ottobre, con l’obbiettivo di sensibilizzare quante su un argomento che, fino a quando il numero di fumatori non si sarà drasticamente ridotto, rimarrà un nodo cruciale per la nostra salute”.

A cura della Redazione

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