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Prevenzione

Lotta ai tumori, uomini più a rischio

26/07/2011

La disparità tra i sessi nella lotta al cancro e nella sopravvivenza è un interessante risvolto per la ricerca nel settore.

Un importante studio retrospettivo, condotto dai medici del National Cancer Institute di Bethesda, Maryland (USA), ha rilevato significative differenze fra i soggetti maschili e femminili nei tassi di sopravvivenza dopo un tumore. L’analisi ha confrontato i dati relativi alla sopravvivenza suddivisi per età e sesso, riferiti al periodo fra il 1977 ed il 2006 in tutti gli Stati Uniti, per 36 differenti tipologie di cancro. Nella maggior parte dei casi, la mortalità maschile è risultata decisamente maggiore, superando addirittura il rapporto di cinque ad uno nei tumori alle labbra ed alla laringe, le patologie che hanno fatto rilevare le statistiche meno equilibrate; il cancro ai polmoni, la maggiore causa di morte per tumore, ha ucciso ben 2,3 uomini per ogni donna. I dati di sopravvivenza a cinque anni, pur con proporzioni decisamente più bilanciate, hanno tracciato un quadro che è, analogamente, più clemente con il genere femminile. Tassi di mortalità e di sopravvivenza più favorevoli agli uomini sono stati invece individuati per i tumori di peritoneo, mesentere, omento, cistifellea ed ano.
È certo che almeno una parte del problema sia imputabile all’incidenza (gli uomini sono statisticamente più inclini a sviluppare neoplasie), ma quali sono le ragioni di questa disparità? Ne abbiamo parlato con il dottor Raffaele Cavina, Capo Sezione dei tumori di testa e collo nell’ambito dell’Unità Operativa di Oncologia Medica di Humanitas Cancer Center.

Dottor Cavina, quali potrebbero essere i fattori che concorrono a creare queste notevoli differenze?
“Le donne sono da sempre mediamente più propense a prendersi cura della propria salute, a prendere più seriamente segnali e sintomi del malessere ed a farsi controllare con maggiore frequenza. Questo permette spesso di effettuare la diagnosi quando la patologia è in una fase più precoce, il che rende più semplice la cura e limita i danni che la malattia riesce ad infliggere all’organismo. Un secondo elemento importantissimo è rappresentato dall’esposizione ai fattori di rischio: fumo, alcool, alimentazione e stili di vita non corretti sono la causa di moltissimi dei tumori per i quali lo studio ha tracciato una forte prevalenza di mortalità maschile. Che gli uomini spesso facciano meno attenzione a queste cose è risaputo da tempo. Infine, è plausibile che una parte delle differenze sia da addebitare a fattori che ancora non conosciamo, forse anche di matrice genetica”.

Rispetto ai tre decenni abbracciati dallo studio, cosa si può ipotizzare per il futuro?
“Senza dubbio la situazione si sta equilibrando; questo è principalmente dovuto al fatto che le giovani donne di oggi hanno abitudini molto differenti rispetto a venti o trenta anni fa ed adottano comportamenti meno sani e corretti, più simili a quelli che, un tempo, erano considerati retaggio dei soli uomini. L’ambiente esterno può senz’altro incidere in una certa misura ma sono i nostri comportamenti ad essere determinanti: ad esempio, i fumatori stanno lentamente diminuendo ma le statistiche dicono che sono soprattutto gli uomini a smettere, dimostrando una maggiore consapevolezza. Smettere di fumare può portare le persone a ridurre tutti i rischi connessi al tabagismo fino a farli tornare uguali a quelli di chi non abbia mai iniziato e si può dire altrettanto per molte delle abitudini che ci espongono al rischio di sviluppare tumori. Per contenere l’incidenza è necessario diffondere una cultura che spinga il singolo, sia esso uomo o donna, all’emulazione dei comportamenti virtuosi degli altri individui”.

A cura della Redazione

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