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Prevenzione

Hpv, le sette regole d’oro della vaccinazione

21/06/2011

Dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna la guida per richiedere il vaccino anti Papilloma Virus e prevenire il cancro del collo dell’utero.

Si viaggia oltre il 60% di 12enni vaccinate contro l’Hpv in Lombardia per la coorte del 1997 ed oltre il 50% per quella del 1998. Un risultato superiore alla media nazionale, positivo, ma che lascia ancora ampi margini di miglioramento. Segno comunque che il sospetto ingiustificato per questa vaccinazione si va esaurendo, lasciando spazio alla valutazione dei benefici che offre. Tutto questo nonostante vi siano ancora confusione ed incertezza tra gli operatori (medici di famiglia, ginecologi, Asl) e quindi tra le mamme. Questo appare evidente da una ricerca qualitativa svolta dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), in collaborazione con la Regione Lombardia su un campione di mamme di 3 città lombarde: Milano, Brescia e Lodi. Si passa dalla scarsa conoscenza generale della malattia oncologica e del virus (si crede che l’Hpv derivi da un’infiammazione trascurata, da cattive abitudini alimentari, da rapporti promiscui), o che il virus “ce l’abbiano tutti”. Eppure il percorso di avvicinamento alla vaccinazione è avvenuto in modo simile per tutte le donne: dalla lettera dell’Asl, al consulto con il medico di riferimento, soprattutto ginecologo e pediatra. In generale un parere chiaro del medico ha avvicinato alla vaccinazione, uno indeciso o non chiaro ha allontanato le mamme. Le donne favorevoli ai vaccini hanno scelto anche le proposte facoltative. Ed infatti sono positivi i primi dati di vendita e somministrazione del vaccino Hpv al di fuori delle coorti previste dalla sanità pubblica: oltre 3 mila, un altro segnale importante che si somma al precedente. Si è dunque iniziato a premiare un vaccino sicuro che elimina il rischio di contrarre una grave forma di tumore, quello al collo dell’utero, che resta il secondo carcinoma femminile in Italia per dato di mortalità: 3100 casi ogni anno per 1800 decessi. Manca solo lo sprint finale, che può essere garantito solo dalla convinta adesione dei medici e dei ginecologi in questa battaglia.

“Questi dati ci confortano – spiega Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da – ma dimostrano quanto lavoro ci sia ancora da fare per far passare il messaggio che la vaccinazione in generale, e questa in particolare, salva la vita delle persone, con un margine di rischio praticamente pari a zero. Serve davvero un colpo di reni, soprattutto da parte dei medici. Troppo spesso, infatti, risulta che siano loro ad insinuare dubbi tra le donne, con il risultato di spaventarle o confonderle. Senza di loro ogni campagna di sensibilizzazione non otterrà mai un risultato completo”. A questo naturalmente va affiancato il lavoro costante che deve essere svolto dalle Istituzioni.
“L’impegno della Regione – precisa Carlo Lucchina, direttore generale dell’assessorato alla sanità della Lombardia – avviene attraverso varie iniziative, alcune delle quali già in corso, come il sollecito inviato a tutte le Asl affinchè rinforzino in sede locale le azioni per favorire l’adesione alla vaccinazione e per il completamento dei cicli vaccinali, come l’introduzione del prezzo agevolato presso la rete ospedaliera per tutte le donne escluse dalle coorti. Oltre 3 mila vaccinazioni con questa offerta, per la quale non è previsto un flusso informativo dedicato, e che sono sottostimante perché legate ai possibili ritardi nella trasmissione dei dati dalla Struttura sanitaria dove viene effettuata la vaccinazione all’ASL che ne cura la registrazione. Inoltre è stato avviato un progetto quinquennale finalizzato alla conoscenza dei dati sull’infezione da HPV (Studio Valhidate) presso l’Ospedale Sacco di Milano. L’obiettivo primario è la definizione quali-quantitativa della circolazione del papilloma virus in diverse classi di età, in popolazioni a rischio, in donne HIV positive, per programmare strategie di prevenzione primaria e secondaria sia nella popolazione generale che in quella a rischio”.

“Il valore della vaccinazione contro l’HPV è indiscusso – sostiene Paolo Bonanni, componente del core board del gruppo vaccini della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica – sia da un punto di vista scientifico che di esperienza concreta. Si tratta di una scoperta epocale, perché il Vaccino contro l’HPV è il primo espressamente utilizzato per prevenire una malattia oncologica. A maggior ragione se si pensa che vengono vaccinate le ragazzine prima dell’esordio sessuale proprio per proteggerle da adulte da un terribile cancro, che colpisce l’area riproduttiva e che ha quindi ripercussioni non solo sulla possibilità procreativa ma anche nella sfera personale e familiare. Entrambi i vaccini disponibili sono sicurissimi, come confermato dalle milioni di dosi somministrate in Italia e nel mondo. Dunque questi ultimi due anni devono servire per raggiungere l’ambizioso obiettivo del 95% nelle coorti delle dodicenni”.
“Le donne – aggiunge Mario Sideri, direttore dell’Unità di ginecologia preventiva dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano – devono essere messe nelle condizioni di avere tutte le informazione necessarie dal medico, prima di qualsiasi campagna di informazione. L’obiettivo ora è di migliorare le coperture, anche in considerazione dell’evoluzione delle attività di screening che consente oggi di allungare l’intervallo dei controlli nelle donne vaccinate, con notevoli vantaggi anche economici. Il vero problema, che emerge anche dalla ricerca, è che spesso i medici hanno ancora poca formazione sul vaccino, spesso affiancata da pregiudizi antiquati. Ma senza una formazione adeguata dei medici, l’informazione alle mamme si blocca”.
“Infatti – conferma Susanna Danelli, la ricercatrice che ha condotto l’indagine – la qualità delle informazioni ricevute sul vaccino sembra non essere all’altezza del tema in questione. Così come il coinvolgimento emotivo delle mamme su temi come la sessualità e la responsabilità decisionale nei confronti del futuro della figlia, non è stato bilanciato da un adeguato supporto informativo delle Istituzioni. Dalla ricerca non emerge un solo e unico ‘responsabile’, ma differenti fattori che sono intervenuti nel processo decisionale. Appare chiara, per esempio, la necessità di un’informazione adeguata ai medici di riferimento, che permetta la costruzione di un’opinione chiara e che possa servire da supporto alle madri/famiglie; una rassicurazione sulla sicurezza del vaccino, in quanto prodotto testato e non ‘sperimentale’; un’informazione qualitativamente alla pari con il vissuto emotivo dell’argomento, ovvero un’informazione ‘forte’, approfondita e dettagliata veicolata in modo ‘caldo’ ed empatico”.

Le regole per la vaccinazione anti Hpv:

1 – Dove si fa la vaccinazione?
La vaccinazione viene praticata presso i Centri Vaccinali delle Aziende Sanitarie Locali (ASL); si tratta degli stessi Servizi che rutinariamente eseguono le vaccinazioni obbligatorie dell’Infanzia. Il Medico di Medicina Generale o le Aziende Sanitarie stesse sono in grado di fornire ogni riferimento specifico per accedere ai suddetti Servizi Vaccinali di zona.

2 – Cosa bisogna fare se si vuole fare vaccinare la propria figlia?
Tutte le ragazze dodicenni, in tutte le Regioni d’Italia, ricevono dalla Azienda Sanitaria una lettera di invito a presentarsi al Servizio Vaccinale per usufruire gratuitamente della vaccinazione anti-HPV.

3 – Quali sono le regole che bisogna seguire se si è “fuori coorte”?
La legge consente alle ragazze dodicenni di ricevere la Vaccinazione anti-HPV, gratuitamente dopo chiamata attiva dal Servizio Sanitario Regionale.
Possono però essere vaccinate, avendone lo stesso beneficio per la prevenzione del Cancro del collo dell’utero, anche le ragazze più grandi. In molte Regioni d’Italia è possibile usufruire della Vaccinazione anti-HPV gratuita fino a 16 o 18 anni nei Centri Vaccinali di zona, mentre in altre Regioni è possibile riceverla pagando un prezzo agevolato.
Le ragazze, oltre il dodicesimo anno di età, interessate a ricevere la Vaccinazione anti-HPV, potranno chiedere ulteriori dettagli sulla Vaccinazione direttamente alla Azienda Sanitaria o al Centro Vaccinale di zona.

4 – Quanti sono i cosiddetti “richiami”?
La Vaccinazione anti-HPV consiste di tre dosi di vaccino somministrate a intervalli di tempo ben definiti; precisamente viene somministrata una prima dose seguita da altre due dosi rispettivamente dopo 1 o 2 mesi e dopo 6 mesi dalla prima. Fino ad oggi non è stata dimostrata la necessità di ricorrere ad ulteriori dosi di richiamo dopo la terza dose.

5 – È necessaria la prescrizione medica?
NO per la ragazza dodicenne che viene vaccinata gratuitamente contro l’HPV, presso il Servizio Vaccinale dell’Azienda Sanitaria.
SI se si desidera essere vaccinate al di fuori delle coorti previste.

6 – Quali vaccini sono disponibili?
Esistono due vaccini anti-HPV, che si differenziano per la composizione. Ambedue i vaccini sono risultati sicuri ed efficacemente protettivi verso il Cancro del collo dell’utero.

7 – Dove è possibile reperire le informazioni necessarie?
Informazioni chiare, aggiornate e precise sulla Vaccinazione anti-HPV possono essere reperite direttamente presso il Servizio Vaccinale della propria zona di residenza.

A cura della Redazione

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