La vaccinazione contro l’Hpv è, insieme al Pap Test, un’arma importante per prevenire il cancro del collo dell’utero. La parola al dott. Domenico Vitobello, responsabile di Ginecologia. Inoltre, i dettagli dell’iniziativa di Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna, che promuove a Roma un momento di incontro sul tema.
Il carcinoma della cervice uterina è, per frequenza, il secondo tumore maligno nella popolazione femminile. Uno studio multicentrico dell’International Agency for Research on Cancer ha mostrato che il 93 per cento degli adenocarcinomi e il 96 per cento dei tumori squamo cellulari sono attribuibili ad infezione da HPV. Fondamentali dunque la prevenzione e la vaccinazione.
“Degli oltre 120 genotipi di HPV esistenti, circa 40 possono infettare il tratto genitale degli uomini e delle donne – spiega il dott. Domenico Vitobello, responsabile di Ginecologia in Humanitas -. Nel mondo l’infezione da HPV è la più frequente fra quelle sessualmente trasmesse: si stima che oltre il 75 per cento delle donne sessualmente attive si infetti almeno una volta nel corso della vita. Più raramente può avvenire di riscontrare l’infezione in donne che non hanno avuto rapporti sessuali”.
Il Vaccino quadrivalente e vaccino bivalente
Le campagne di vaccinazione contro il Papilloma virus sono considerate, insieme al Pap test come strumento diagnostico, una delle armi principali per combattere i tumori dell’utero. “È infatti molto difficile prevenire l’infezione da HPV in quanto è molto comune, soprattutto fra le persone giovani, e il preservativo non garantisce una copertura al 100 per cento – continua il dott. Vitobello -. C’è ora però un vaccino contro alcuni tipi di virus responsabili di circa il 70 per cento dei tumori del collo dell’utero. A livello europeo sono stati registrati due vaccini: il vaccino quadrivalente (HPV 6/11/16/18), da somministrare in tre dosi, la seconda due mesi dopo la prima e la terza dopo altri sei mesi, e il vaccino bivalente (HPV 16/18) da somministrare in tre dosi, la seconda a un mese dalla prima e la terza dopo altri sei mesi”.
Molte Regioni e ospedali si sono attivati. “Per definire la popolazione target della vaccinazione un punto cardine da considerare è che l’infezione da HPV è sessualmente trasmessa e di solito viene acquisita entro i primi anni dall’inizio dell’attività sessuale – sottolinea lo specialista -. Quindi in teoria i vaccini contro l’HPV dovrebbero essere somministrati nelle donne prima che abbiano rapporti sessuali, cioè prima che si espongano al rischio di infezione. I vaccini anti HPV sono pensati per essere usati nelle donne tra i 9 e i 26 anni. I vaccini producono un tasso di siero conversione (cioè la produzione di anticorpi contro il virus, ndr) elevato in tutte le fasce d’età, ma studi sull’immunogenicità condotti sui due vaccini hanno dimostrato che una maggiore risposta immunitaria si ha nelle adolescenti rispetto alle donne di età superiore ai 15 anni. Ulteriori studi sono in corso per stabilire l’efficacia dei vaccini in donne di età superiore ai 25 anni o in quelle che hanno o hanno avuto l’infezione da HPV 16/18″.
Gli incontri di informazione e prevenzione contro il tumore all’utero
Presso l’Istituto clinico Humanitas inoltre sarà attivo a partire dal mese di febbraio un ambulatorio dedicato. “In collaborazione con la Regione Lombardia abbiamo predisposto un servizio che fornisce, a un prezzo accessibile, il vaccino di tipo quadrivalente associato all’ecografia e alla visita ginecologia. È infatti essenziale verificare se la donna ha già contratto in passato il Papilloma virus e valutare di conseguenza l’opportunità o meno della profilassi”, conclude il dott. Vitobello. Possono prenotare la prestazione le donne dagli 11 ai 45 anni, che devono portare con sé un Pap test il più possibile recente.