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Prevenzione

L’artrosi non è sempre una malattia

18/05/2004

Un fisiologico processo di invecchiamento delle ossa e delle cartilagini che interessa tutte le articolazioni. Può restare silente anche per lunghi periodi di tempo, ma spesso viene evidenziato dalla comparsa di dolore. Parliamo di artrosi, che non sempre, quindi, può essere definita una vera e propria malattia. Per saperne qualcosa di più e per capire come si può contrastarla abbiamo intervistato il dottor Lorenzo Panella, specialista in Recupero e Rieducazione Funzionale.

L’artrosi è una malattia?
“Innanzitutto è necessario spiegare che l’artrosi è un processo di invecchiamento che può essere fisiologico e che interessa la cartilagine dell’osso. Ogni articolazione è costituita dall’incontro di due ossa, separate tra loro da una serie di strutture anatomiche, tra cui la cartilagine sinoviale, cioè quella parte di cartilagine che riveste l’osso. Si è in presenza di artrosi quando questa cartilagine sinoviale si usura, in seguito a un inevitabile processo di invecchiamento. Quindi l’artrosi in un certo senso non è altro che un processo di invecchiamento fisiologico delle ossa, non evidente quando ci guardiamo allo specchio, ma altrettanto vero, anche se meno percepibile. Il processo di invecchiamento delle ossa, che viene quindi definito artrosi, può essere silente anche per tempi lunghi, oppure può diventare clinicamente evidente. Il dolore diventa allora l’espressione sintomatica di un processo di invecchiamento che di per sé è fisiologico. Essendo un processo di invecchiamento, l’artrosi interessa tutte le articolazioni, in particolare quelle sottoposte a carico diretto (anca, ginocchio e caviglia), che sono quindi soggette a usura maggiore”.

Quando l’artrosi viene considerata una malattia?
“L’artrosi di cui abbiamo appena parlato viene chiamata primaria. C’è poi un’artrosi secondaria, che non è più un processo di invecchiamento fisiologico, ma può essere espressione di un sovraccarico anomalo di un’articolazione. Questo può avvenire, ad esempio, qualora vi sia un carico difettoso, a destra o a sinistra; nella parte sottoposta a carico maggiore ci sarà un’usura maggiore dell’articolazione, che interesserà l’anca, il ginocchio e la caviglia. Ecco che allora l’articolazione andrà incontro precocemente a usura della cartilagine sinoviale, che non sarà più un processo fisiologico di invecchiamento. Questo può avvenire a causa di un’inclinazione anomala del bacino, in seguito a particolari attività ripetitive protratte nel tempo che usurano le articolazioni (ad esempio l’attività del fabbro, quella di chi utilizza il martello pneumatico o un’attività di tipo sedentario svolta in una posizione scorretta). Ci possono poi essere delle situazioni patologiche che portano col tempo a un’artrosi secondaria, come la scoliosi. L’artrosi, in questo caso, è quindi una malattia”.

Quali sono le terapie più indicate?
“Il paziente decide di rivolgersi al medico perché sente dolore. La cura del dolore non deve però prescindere da indagini più approfondite, volte a scoprire la causa del dolore stesso. I farmaci più indicati per la cura del dolore artrosico sono gli antinfiammatori, sia quelli non steroidei, sia gli anticox due, di nuova generazione. Esiste anche un’altra categoria di farmaci, i cosiddetti condroprotettori, che pare svolgano un’azione protettiva nei confronti della cartilagine e vanno assunti per tempi molto lunghi. Ci sono poi tutta una serie di terapie fisiche, quali trattamenti che veicolano il calore (trattamenti termali, sabbiature e fanghi), benefici per trattare il dolore causato dall’artrosi. Quando il dolore diventa importante e quando la limitazione della funzione diventa invalidante è necessario ricorrere alla chirurgia. In questo caso l’ortopedico diventa lo specialista di elezione in grado di offrire le soluzioni più adatte, come ad esempio in caso di artrosi dell’anca”.

Qual è il ruolo della prevenzione?
“Sicuramente l’arma efficace in nostro possesso, che affianca tutte le altre terapie, è la prevenzione, che si fa solo ed esclusivamente con l’esercizio fisico, che per gli effetti indotti sul nostro organismo è sotto tutti gli aspetti assimilabile a un farmaco. Le articolazioni vanno sempre tenute in esercizio, per evitare che vadano in anchilosi, cioè ci sia una limitazione tale del movimento che “blocca” l’articolazione. La funzione dell’esercizio fisico è proprio quella di mantenere articolata la nostra articolazione: attraverso il movimento si attiva il microcircolo locale sull’articolazione, apportando così sangue e ossigeno e quindi “nutrimento” all’articolazione stessa, così che dal punto di vista biomeccanico e funzionale possa rimanere utile alle attività della vita quotidiana. Quello su cui ancora si sta discutendo è la tipologia dell’esercizio e quanto esercizio fisico somministrare: su questo ancora non esistono accordi. E’ il fisiatra, lo specialista di settore che si occupa di questi aspetti, che deve dare le indicazioni opportune sia sui farmaci da assumere, sia sul tipo e sulla quantità di esercizio fisico da svolgere. Se l’esercizio è come un farmaco, particolare attenzione va posta alla prescrizione, perché possono essere dannosi sia un eccesso esercizio che l’esecuzione scorretta di un gesto. Ogni paziente deve essere attentamente valutato, perché la prescrizione di esercizio deve essere in funzione della tipologia di paziente e della patologia che il paziente presenta”.

A cura di Elena Villa

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