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Prevenzione

“Supervista” messa a nudo

25/11/2003

Fino a poco tempo fa si pensava che ad una “supervista” dovessero corrispondere delle caratteristiche biologiche dell’occhio superiori alla norma. Invece, spiega Paolo Vinciguerra, “andando a analizzare delle casistiche selezionate di sportivi dotati di una vista eccezionale, vale a dire più di 14 decimi, in modo particolare i top gun della base aeronautica americana di San Diego, è emerso che non hanno caratteristiche di trasparenza o di perfezione ottica superiori alla norma e neppure una retina “superqualitativa” da giustificare una visione migliore alla media. Le caratteristiche anatomiche dell’occhio rientrano invece nella norma”.

Nulla, quindi, che possa giustificare una vista superiore. Si è notato però, continua il dottor Vinciguerra, che era diversa la capacità di elaborazione del segnale: “Come nei programmi elettronici di fotoritocco grafico è possibile ripulire un’immagine ad esempio graffiata. Allo stesso modo il cervello di alcuni giocatori di baseball è in grado di elaborare un’informazione di alta qualità da un segnale sensoriale qualitativamente basso o comunque paragonabile a quello di una persona non dotata di supervista”.

Raymond A. Applegate (Houston, USA), ha presentato i risultati del suo studio sulla capacità visiva, durante il Congresso Internazionale di chirurgia refrattiva che si è tenuto a Milano lo scorso settembre. Risultati molto interessanti per lo sport vision, la branca della medicina che ha lo scopo di massimizzare la funzione della visione degli sportivi e, quindi, garantire che eventuali problemi alla vista non li limitino nel raggiungimento dei loro obiettivi agonistici. Comprende l’uso di lenti a contatto, esercizi ortottici e di biofeedback per il miglioramento della capacità visiva , la prevenzione degli infortuni e la diagnosi e la terapia delle malattie dell’occhio.

Come viene valutata la vista dell’atleta
Esistono una serie di esami strumentali per valutare la vista di un atleta. Le funzioni dell’apparato visivo indagate sono: acuità visiva, sensibilità al contrasto, aberrometria, topografia corneale, campo visivo abilità di movimento dell’occhio, dominanza dell’occhio, percezione di profondità, velocità di riconoscimento, consapevolezza periferica, coordinazione mano-occhio, percezione del colore e velocità della mano e velocità del piede direttamente connesse alla capacità visiva.

Acuità visiva
“L’esame dell’acuità visiva serve a definire come un piccolo dettaglio può essere percepito a distanza”, spiega il dottor Fabrizio Camesasca, oculista di Humanitas. Il test è quello tradizionale delle lettere progressivamente più piccole poste su un pannello retroilluminato e serve a capire chi ha bisogno di una correzione visiva.

Sensibilità al contrasto
“E’ la misura ancora più sensibile dell’abilità di vedere a distanza”, continua Camesasca. Il test, distinguere dei cerchi grigi su uno sfondo che da cerchio a cerchio grada verso lo stesso grigio, misura l’abilità di vedere in condizioni non ideali. Questo riflette più da vicino il tipo di visione richiesta, ad esempio, nel baseball: la capacità di individuare una palla bianca in contrasto contro un cielo bianco.

Abilità di movimento dell’occhio
“Per un atleta sono rilevanti tre categorie di movimenti oculari: la fissazione, vale a dire la capacità di mantenere l’occhio puntato su un bersaglio, i movimenti di pursuit (inseguimento), cioè la capacità dell’occhio di seguire un oggetto in movimento, e, infine, i movimenti saccadici, ovvero movimenti volontari dell’occhio per spostare attenzione da punto a punto”. Recenti ricerche hanno rilevato come la capacità di fissazione sia direttamente proporzionale, ad esempio, alla percentuale di realizzazione dei tiri liberi nel basket. Invece i movimenti di pursuit sono importanti nel baseball e nel tennis, mentre quelli saccadici sono indispensabili negli sport nei quali è necessario sondare rapidamente il campo di gioco per passare la palla. Il test viene eseguito per mezzo di un visiografo computerizzato che registra i movimenti dell’occhio.

Dominanza dell’occhio
“Ciascuno di noi, in genere, ha un occhio preferito, detto dominate e noto per essere dotato di una migliore capacità di eseguire movimenti e dall’abilità di rielaborare le informazioni più velocemente rispetto all’altro occhio”. Ci sono delle controversie riguardanti il ruolo dell’occhio dominate nello sport. Tuttavia, in uno studio sui giocatori di baseball, l’essere dominanti incrociati, cioè avere dominanti contemporaneamente l’occhio destro e la mano sinistra, non è un indicatore di successo atletico. Così, “negli sport di allineamento, l’occhio dominante dovrebbe essere usato per vedere il bersaglio”.

Percezione di profondità
“La percezione di profondità è l’abilità del cervello di usare immagini di prospettive differenti da ciascun occhio per giudicare accuratamente la profondità degli oggetti nello spazio”. I due occhi devono quindi lavorare insieme e trasmettere al cervello immagini chiare.

Velocità di riconoscimento
“Si tratta della quantità di informazioni che possono essere registrate con un singolo sguardo dal cervello in assenza di movimento dell’occhio”. Nello sport la velocità di riconoscimento si traduce, ad esempio, nella capacità di valutare la traiettoria di una palla. Lo strumento usato per misurarla è il tachistoscopio di proiezione: una serie di numeri viene illuminata a 0.05 secondi di velocità e l’atleta deve ripetere la sequenza correttamente.

Consapevolezza periferica
“E’ la capacità di usare la visione laterale per determinare dove gli oggetti sono distribuiti nello spazio e reagire velocemente ad essi”.

Coordinazione mano-occhio e velocità della mano e del piede direttamente connesse alla capacità visiva
La coordinazione mano-occhio è l’abilità di usare la vista per guidare in maniera appropriata i movimenti della mano, fondamentale in sport come la pallacanestro o il tennis: esserne privi può significare essere dei giocatori di basket con un’eccessiva tendenza a commettere falli oppure avere scarse propensioni al gioco a rete nel tennis.

A cura di Marco Renato Menga

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