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Prevenzione

Cancro dell’utero: è il momento della prevenzione

23/01/2007

Con circa duemila decessi all’anno il tumore al collo dell’utero rappresenta la seconda causa di morte per tumore tra le donne in Italia. Sono i dati diffusi da ONDA – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna in occasione della Settimana Europea per la Prevenzione del Tumore del collo dell’utero (dal 22 al 28 gennaio). Un dato drammatico che può essere quasi azzerato grazie a un semplice test, il DNApap o HPV test, che permette diagnosi sicure al 95%, ma che è ancora poco noto. Il tumore al collo dell’utero è l’unico tumore di cui si conosce una causa precisa, il virus HPV, semplice da identificare e, quindi, da debellare. Ma perché allora non è così? Perché l’HPV continua a mietere vittime? Sempre secondo i dati diffusi da ONDA, circa il 75% delle donne nell’arco della vita viene a contatto con il virus HPV, la maggior parte delle donne ne guarisce spontaneamente, mentre le altre si ammalano. Solo il 50% delle donne si sottopone a regolari controlli preventivi e ogni anno in Italia 3.500 donne si ammalano di tumore del collo dell’utero e 1.800 ne muoiono tra i 40 e i 60 anni. Testimonial d’eccezione della Settimana Europea per ricordare quanto è importante la prevenzione in questo campo sono state le artiste ‘donne’ di Zelig Geppi Cucciari, Teresa Mannino e Simonetta Guarino.
Approfondiamo l’argomento con il dott. Gianluigi Bresciani, ginecologo di Humanitas.

Dottor Bresciani, il tumore al collo dell’utero si può prevenire?
“Assolutamente sì. La migliore prevenzione consiste nel praticare l’HPV test (che si esegue prelevando un campione di cellule del collo dell’utero con uno spazzolino, esattamente come per il Pap Test tradizionale) associato al Pap Test. Il solo Pap Test, infatti, non è in grado di rilevare sempre la presenza del virus HPV, ma solamente anomalie cellulari ed eventualmente la presenza di cellule cancerose. È possibile abbinare i due test per una migliore precisazione diagnostica. Non a caso, fra l’altro, l’Ente americano FDA-Food and Drug Administration ne ha approvato l’utilizzo nelle donne dai 30 anni in poi. Certamente, inoltre, lo stile di vita aiuta nella prevenzione come, per esempio, avere un solo e ben conosciuto partner sessuale (dato che è una malattia a prevalente trasmissione sessuale). Il preservativo, invece, nonostante sia un’ottima abitudine, non è in grado di impedire completamente il contatto tra le zone genitali prevenendo la trasmissione dell’HPV”.

In Italia l’HPV test (o DNApap) è disponibile?
“L’HPV test è disponibile in Italia come in altre nazioni, anche se non è conosciuto come il Pap Test. L’HPV test cerca la presenza dei tipi di HPV ad alto rischio, rileva, cioè, la presenza dei tipi di HPV con elevata capacità di indire lo sviluppo di una forma tumorale prima ancora che le cellule dell’utero presentino una alterazione. Il Papillomavirus (HPV), infatti, è un virus, anzi, una famiglia di virus, che comprende più di 100 tipi virali che si dividono in cutanei, che infettano la cute, e mucosali, che infettano le mucose (cervice, vagina, vulva, ano, pene, congiuntiva e cavo orale). Tra i 40 tipi mucosali, tredici sono oncogeni per il genere umano, in particolare sono responsabili della totalità dei tumori del collo dell’utero e, nello specifico, i tipi 16 e 18 sono da soli responsabili di più del 70 % dei tumori del collo dell’utero”.

Cosa succede se si scopre di avere l’HPV?
“Non esistono presidi farmacologici in grado di debellare il virus. I trattamenti disponibili consistono nel rimuovere le lesioni provocate dal Papillomavirus con metodiche ambulatoriali (laser, elettrocoagulazione o crioterapia) oppure, in caso di lesioni cutanee come i condilomi (causati da tipi di HPV a basso rischio oncogeno), utilizzando una crema il cui principio attivo (iniquimod) determina un aumento della risposta immunitaria nella zona dove è applicato (solo sulla cute, non è utilizzabile sulla mucosa). Se, però, si è già sviluppato il tumore, in questo caso il percorso terapeutico più appropriato viene deciso dall’oncologo a seconda della fase di sviluppo in cui il tumore si trova”.

E il nuovo vaccino contro l’HPV in arrivo? Risolverà il problema?
“Il vaccino ha come obiettivo quello di fornire la miglior protezione possibile contro il carcinoma della cervice uterina mediante la protezione contro le infezioni e le lesioni precancerose causate dai Papillomavirus umani con alto rischio di produrre questo tipo di cancro. E’ un vaccino profilattico, che serve alle donne non ancora entrate in contatto con il virus. In Europa è in vendita in Svizzera, Austria, Germania, Inghilterra e Francia. Inoltre, è stato presentato all’EMEA (l’Ente europeo per la sicurezza sanitaria) per l’approvazione il dossier di registrazione di un vaccino bivalente contro i ceppi oncogeni 16 e 18, anch’esso profilattico per HPV. Il vaccino non è ancora disponibile in Italia, ma si pensa lo sarà presto. È indicato per le donne tra i 9 e i 25 anni di età, idealmente per le bambine che non hanno ancora iniziato l’attività sessuale. Si somministra con tre iniezioni sottocute: la prima al cosiddetto ‘tempo zero’ e, poi, al secondo e sesto mese dalla prima somministrazione. Il suo costo nei paesi europei è in media 200 euro per dose. Ci si attende, quindi, negli anni successivi all’inizio dell’impiego del vaccino, una drastica diminuzione dell’incidenza sia delle lesioni precancerose, sia dei tumori del collo dell’utero”.

Ogni quanto è consigliabile eseguire l’HPV test?
“È un esame da inserire nell’insieme dei controlli ginecologici consigliati a tutte le donne. Il programma di prevenzione rimane sempre una visita ginecologica una volta all’anno associata, dai 45-50 anni in avanti, all’ecografia transvaginale. Il Pap test va eseguito dall’età di 25 anni oppure tre anni dopo l’inizio dell’attività sessuale e si esegue una volta all’anno fino ai 30 anni. Da questa età, in associazione con l’HPV test, si esegue ogni tre anni”.

A cura di Lucrezia Zaccaria

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