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Prevenzione

Tommasini: come proteggersi dall’epatite B

21/10/2008

Era passata per un po’ nel “dimenticatoio”. Ora, però, i dati dell’Istituto Superiore della Sanità parlano di una ripresa della diffusione in Italia dell’epatite B (HBV), che se non curata nel modo giusto può provocare seri danni al fegato, come cirrosi e tumori. Secondo le statistiche, nel nostro paese sarebbero circa un milione le persone infette, ma molte non saprebbero nemmeno di essere venute a contatto con il virus, mettendo quindi a rischio la propria salute e quella degli altri. Vediamo meglio qual è la situazione attuale, come ci si può proteggere dall’epatite B e come è possibile curarla, con l’aiuto del dott. Maurizio Tommasini, responsabile di Medicina generale ed epatologia presso Humanitas.

Innanzitutto perché l’epatite B fa tanta paura?
“Perché il virus che la provoca (l’HBV, che si trasmette attraverso il sangue infetto e i rapporti sessuali non protetti), può rimanere in silenzio per anni, ma provocare pian piano danni al fegato progressivamente sempre più gravi. A volte possono comparire la cirrosi epatica, e nel 20% dei casi circa il tumore del fegato”.

Per quale motivo si torna a parlare di epatite B proprio oggi?
“Perché i numeri di questa malattia ci mettono in allarme. Questa infezione ha avuto il suo picco massimo negli anni ’90. Dopo l’introduzione della vaccinazione obbligatoria per i nuovi nati (avvenuta nel 1991), si è invece avuto un calo delle infezioni nei giovani italiani. Oggi, però, si ha una ripresa della malattia. In parte perché tra le generazioni più “anziane”, che non sono state vaccinate, si contano diverse persone che hanno contratto l’HBV. E poi perché l’immigrazione dall’Europa dell’Est e dall’Africa, dove la malattia è molto diffusa, ha fatto arrivare nel nostro Paese molte persone, spesso giovani, che sono infettate dall’HBV”.

Qual è quindi oggi il quadro dell’epatite B nel nostro Paese?
“L’infezione è estremamente ridotta nei ragazzi più giovani, fino circa ai 30 anni, perché sono stati vaccinati e per tale motivo non possono infettarsi. E’ invece più diffusa nelle persone più grandi, e soprattutto nelle generazioni più anziane che non sono state sensibilizzate al problema e magari non hanno posto molta attenzione ai rischi di trasmissione”.

Questo significa che corriamo tutti dei rischi?
“Assolutamente no. Non è il caso di farsi prendere dal panico. Innanzitutto perché la malattia si trasmette con modalità ben precise. Basta quindi fare attenzione a non scambiarsi oggetti che possono essere venuti a contatto con il sangue (siringhe, forbicine, aghi usati per fare piercing e tatuaggi etc.) e usare il profilattico nei rapporti sessuali, soprattutto occasionali, per limitare notevolmente il pericolo. Non dimentichiamo, poi, che esiste la vaccinazione”.

A chi viene consigliata?
“Le controindicazioni sono veramente molto limitate, quindi in teoria tutti possono farsi vaccinare contro l’HBV. Basta andare alla propria Asl. Il ciclo di vaccinazione comprende 3 dosi che si somministrano con un’iniezione nella spalla. La seconda e la terza vengono fatte rispettivamente ad uno e sei mesi dalla prima. La protezione è garantita praticamente per tutta la vita. Vaccinarsi è consigliabile soprattutto per le persone più a rischio, cioè per gli operatori sanitari, per i parenti delle persone malate, per i tossicodipendenti e per chi viaggia in zone dove la malattia è molto diffusa”.

Come capire se si è stati infettati dall’HBV?
“Se si sono avuti dei comportamenti a rischio e si vuole sapere se si è venuti a contatto con l’HBV bastano dei test del sangue che verificano o escludono tale evento. Il primo è l’HBsAg, se positivo è espressione di probabile infezione ma necessitano ulteriori accertamenti per definirne esattamente il grado. L’HBsAb (anticorpi anti HBV), se positivo c’è stato il contatto con il virus e l’organismo ha sviluppato le difese. Se entrambi sono negativi ci si può vaccinare”.

In tutti i casi di infezione si corrono rischi per il fegato?
“No, perché grazie alla possibilità di una corretta diagnosi e alle cure disponibili, oggi è in molti casi possibile eliminare, o perlomeno tenere sotto controllo il virus, in modo che non provochi danni al fegato”.

È vero che esistono dei portatori sani?
“Non esattamente. Ci sono persone che all’apparenza non mostrano danni al fegato iniziali e stanno bene (portatori asintomatici), anche se sono infettate dall’HBV. La malattia può però manifestarsi da un momento all’altro anche con un quadro avanzato. Proprio in questi casi, quindi, è molto importante stare sotto controllo medico, per intervenire prontamente con le cure se e quando si rivela necessario”.

Oggi ci sono nuove cure disponibili?
“Oggi fortunatamente sono diversi i farmaci che possono aiutare a combattere l’epatite B. Innanzitutto l’interferone pegilato, un potente antivirale che può eliminare completamente il virus, anche se purtroppo in una percentuale limitata di persone. Ci sono poi degli antivirali che si assumono per bocca (lamivudina, adefovir, entecavir, la telbivudina e tra breve il tenofovir) e che, pur non eliminando il virus, aiutano a tenerlo sotto controllo e quindi a bloccarne la crescita, riducendo quasi a zero il rischio di danni per il fegato. La cura ideale deve essere prescritta dal medico a seconda delle caratteristiche del malato e del tipo di HBV che ha provocato l’infezione”.

A cura di Silvia Rosselli

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