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Prevenzione

Gronda: ecco come il cuore infartuato si protegge da solo

29/05/2006

Una scoperta importante sul fronte cardiologico arriva dall’eritropoietina, proteina prodotta dal rene e utilizzata per aumentare la produzione di globuli rossi in pazienti anemici.
Negli ultimi anni diversi lavori dell’Istituto Mario Negri hanno mostrato che questa sostanza ha proprietà riparatrici e protettive nell’infarto del miocardio e nell’ischemia cerebrale. In particolare, un lavoro coordinato dai ricercatori Manuela Mengozzi e Stefano Chimenti dell’Istituto Mario Negri di Milano (in collaborazione con l’Università di Messina e con altri gruppi internazionali negli Stati Uniti e in Danimarca) e pubblicato sul numero di giugno della rivista inglese Heart, ha dimostrato che l’eritropoietina può anche essere prodotta dalle cellule del cuore, e che aumenta notevolmente in seguito a infarto sperimentalmente indotto. Questo indica che un organo ischemico è in grado di produrre autonomamente una sostanza capace di proteggere sé stesso.
Ma quali nuove prospettive apre questo scoperta? Lo abbiamo chiesto al dott. Edoardo Gronda, cardiologo. “Gli effetti benefici dell’eritropoietina sono noti da tempo. La novità importante è che non si sapeva che il cuore potesse produrre autonomamente questa proteina. Anche se appare tanto logico quanto inatteso che ciò avvenga: poiché l’eritropoietina determina un aumento della produzione di emoglobina che trasporta l’ossigeno nel sangue sino ai tessuti ed il miocardio che non è sufficientemente irrorato, utilizza questo sistema per incrementare la disponibilità di ossigeno.
Da alcuni anni c’è un costante e crescente interesse riguardo all’eritropoietina, deficitaria in molti malati che soffrono di patologie croniche quali lo scompenso cardiaco e le malattie oncologiche. Assodata la sua capacità di aumentare la produzione di emoglobina, rimane da chiarire se a questo si correla poi un miglioramento della prognosi.
Da un anno Humanitas è coinvolta attivamente nello studio internazionale TREAT, mirato a verificare quali vantaggi comporta un derivato dell’eritropoietina sintetizzato in laboratorio (la darbopoetina) nel ripristinare un’adeguata concentrazione di emoglobina in pazienti diabetici con anemia e disfunzione renale. Questo perché lo studio CHOIR recentemente presentato a Chicago, che ha testato l’utilizzo di due dosaggi di un’altra molecola sintetica analoga all’eritropoietina nei pazienti con insufficienza renale, ha dimostrato che nei soggetti in cui ci si prefiggeva di recuperare un livello più alto di emoglobina si è concomitantemente verificato un aumento del rischio di mortalità per infarto miocardico e scompenso.
In conclusione, l’eritropoietina è una molecola di estremo interesse clinico, che sicuramente merita di essere indagata con studi e ricerche appropriate per capire a fondo quali vantaggi possano derivare dal suo impiego. Attualmente non è ancora del tutto chiaro quale sia la sua utilità nell’ambito di patologie croniche in cui vi è un’insufficiente produzione di emoglobina per la presenza di danno renale”.

Di Monica Florianello

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