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Prevenzione

Cuore e polmoni sotto controllo

01/07/2002

Il test cardiopolmonare è un completamento del normale test da sforzo, cioè il cosiddetto elettrocardiogramma da sforzo. Consente di ottenere un quadro complessivo della condizione fisiologica del paziente, sia dal punto di vista cardiologico sia polmonare e metabolico durante un esercizio fisico controllato. Ecco perché supera il tradizionale test da sforzo. Infatti quest’ultimo può verificare solo il comportamento elettrocardiografico sotto sforzo del paziente. I professionisti di Humanitas ci spiegano in cosa consiste e quando viene utilizzato.

Qual è la peculiarità del test cardiopolmonare?
Il tipo di apparecchiatura utilizzata per eseguire il test cardiopolmonare consente di misurare la ventilazione polmonare e il consumo di ossigeno del soggetto testato durante lo svolgimento dell’esercizio. In questo modo si ottengono una quantità di parametri che ci consentono di avere un quadro complessivo dello stato fisiologico del paziente. Il test cardiopolmonare si utilizza da alcuni anni, ma solo recentemente si è diffuso per la valutazione strumentale in ambito cardiologico, pneumologico e medico sportivo. Oggi un buon ospedale dotato di dipartimento cardiologico deve essere dotato anche di questo tipo di diagnostica.

Come si esegue?
L’attrezzatura consiste in un ergometro, un elettrocardiografo dotato delle 12 derivazioni standard, un pneumotacografo (che serve a misurare la ventilazione polmonare) abbinato ad un analizzatore di gas (ossigeno e anidride carbonica) il tutto gestito da un adeguato software. Il paziente viene collegato a questa apparecchiatura per mezzo di un boccaglio dotato di un rilevatore del respiro (flussimetro) ed inizia l’esercizio sull’ergometro (in genere un cicloergometro) secondo un protocollo prestabilito; in questo modo, analizzando respiro per respiro, l’andamento della produzione di anidride carbonica e del consumo di ossigeno del soggetto, l’apparecchiatura consente di costruire delle curve su grafico che illustrano dettagliatamente le caratteristiche metaboliche e respiratorie della persona in corso di esercizio. In particolare si possono misurare: il massimo consumo di ossigeno, il quoziente respiratorio, la soglia anaerobica (limite che è meglio non superare facendo attività fisica per un cardiopatico). Contemporaneamente si monitorizza l’elettrocardiogramma per valutare la risposta cardiovascolare proprio come nel più tradizionale test da sforzo.

A quali persone viene prescritto?
Questo test viene principalmente utilizzato nei cardiopatici e broncopneumopatici. In particolare si indirizza a tre tipologie di pazienti. La prima tipologia riguarda i cardiopatici ischemici per i quali è necessario verificare la riserva coronarica. Per esempio, nel caso di pazienti operati di by-pass coronarico la valutazione serve a controllare l’eventuale presenza di ischemia da sforzo residua. L’altra tipologia riguarda il cardiopatico e/o bronchitico cronico che sta svolgendo un programma riabilitativo . Infine, è rivolto a pazienti con scompenso cardiaco cronico più o meno grave. Anzi è considerato un test fondamentale nella valutazione del paziente cardiopatico da candidare al trapianto cardiaco. Inoltre, alle persone affette da patologie respiratorie, per esempio chi soffre di enfisema e bronchite cronica, questo esame può fornire indicazioni importanti sulla gravità della malattia, sulla sua evoluzione e valutare l’eventuale approccio terapeutico riabilitativo.

Quindi si ottiene una duplice valutazione?
Si può definire un test di valutazione funzionale completo proprio perché riesce a tracciare un profilo fisiologico completo di un soggetto sotto sforzo valutando come già detto, sia l’aspetto cardiaco che respiratorio e metabolico. La verifica della soglia anaerobica è molto importante nell’ambito della valutazione cardiologica. E’ un modo per avere un adeguato controllo sull’attività fisica svolta dal cardiopatico in corso di un programma di riabilitazione. Questo grazie a parametri precisi utilizzati per impostare e monitorare il “training cardiovascolare” in sicurezza e con la certezza di ottenere un buon recupero. Infatti lavorando entro i limiti di questa soglia si ottengono effetti benefici, mentre oltre tale livello di guardia (ossia in condizioni di anaerobiosi) non si ha l’ effetto allenante ricercato e si rischiano complicanze.

Viene anche utilizzato per gli atleti e gli sportivi?
Nell’ambito dello sport questo test serve per valutare prevalentemente persone sane, ma anche atleti o sportivi con precedenti di malattie cardiovascolari di entità molto lieve per un eventuale ritorno all’attività sportiva, cercando di dare al soggetto la possibilità di recuperare le proprie capacità al 100%. Inoltre è particolarmente consigliato a persone di mezza età che vogliono capire qual è il loro limite e quali sono i margini di miglioramento dal punto di vista cardio- respiratorio; in particolare per chi pratica sport aerobici, cioè ciclismo, mezzofondo, maratona, sci di fondo etc…

In questo modo si può valutare la soglia aerobica e anaerobica?
Certo, per mezzo di questo esame si valuta la condizione di partenza e con i vari parametri ottenuti si pongono gli obiettivi che lo sportivo poi svilupperà con il suo allenatore. In particolare è importante per misurare la soglia anaerobica e programmare un allenamento in grado di elevarne il livello in modo da utilizzare il proprio “motore” a un regime di giri più alto senza andare incontro alla formazione di acido lattico in eccesso nei muscoli rispetto alla loro capacità di smaltimento, evitando in tal modo un repentino e indesiderato senso di fatica.

Quindi è utile per migliorare il proprio allenamento?
Si, è particolarmente indicato anche alle persone che da anni si allenano 2/3 volte a settimana a scopo ludico o di benessere fisico. Infatti, se non si hanno a disposizione certi parametri ( come quelli misurati da un test cardiopolmonare) non si può sapere se correndo a una determinata frequenza cardiaca quel tipo di allenamento è utile, oppure se è troppo vicino alla soglia anaerobica o se addirittura l’ha già superata. Così si rischia di sottoporsi a un tipo di esercizio che invece di essere produttivo è controproducente. Con la valutazione cardiopolmonare si può indicare qual è lo stato attuale della condizione fisica della persona in modo da garantirle la possibilità di un allenamento ottimale e produttivo. Per questo è consigliabile a persone dai 35/40 anni in su che eseguono sport con un certo impegno.
In caso di iscrizione in palestra è in genere richiesto un normale certificato medico oppure una certificazione specialistica medico sportiva fondata su una valutazione con elettrocardiogramma registrato dopo uno sforzo, perciò non paragonabile a un test da sforzo massimale.
Nello sport professionistico le società sportive sottopongono i loro atleti ( ad esempio ciclisti, podisti, calciatori …) a valutazioni periodiche obbligatorie tra cui è previsto anche il test da sforzo cardiopolmonare. Ritengo che ciò sarebbe auspicabile e utile anche ai dilettanti e ai cosiddetti amatori che si sottopongono a carichi di allenamento talvolta molto impegnativi.

 

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