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Prevenzione

Autopalpazione addio?

02/08/2001

Secondo un recente studio canadese l’autopalpazione per la diagnosi del tumore alla mammella può essere dannosa. Ma molti medici non sono d’accordo.
“La cosa più importante è una corretta educazione sanitaria” spiega il professor Leandro Gennari, responsabile del Dipartimento di Chirurgia di Humanitas.

Autopalpazione sotto accusa
“Non esistono prove che l’autopalpazione sia d’aiuto nella diagnosi precoce del tumore alla mammella, al contrario, spesso risulta dannosa in quanto suscita forte stress emotivo nella donna e porta a eseguire biopsie inutili”. È questa la denuncia della dott.ssa Nancy Baxter, chirurgo canadese.
Secondo uno studio condotto dalla Canadian Task Force sulla medicina preventiva, basandosi su pubblicazioni mediche degli ultimi trent’anni, la maggior parte delle donne non è in grado di eseguire correttamente l’autopalpazione. Come conseguenza quella che dovrebbe essere una forma di diagnosi finisce col diventare fonte di ansia e condurre a esami clinici non necessari.

Questo annuncio ha creato confusione e preoccupazione tra le donne canadesi, molti dissensi nella comunità medica e ha attraversato rapidamente l’Oceano, approdando sulle pagine di alcuni settimanali italiani.
Abbiamo chiesto l’opinione del professor Gennari.

Una corretta educazione sanitaria
“L’autopalpazione non può essere dannosa, ma da sola non permette certo di diagnosticare precocemente un tumore alla mammella”. L’autopalpazione non rappresenta un metodo di diagnosi precoce, in quanto il nodulo deve aver già raggiunto una certa dimensione prima di essere percepibile al tatto: “La vera diagnosi precoce si fa sui noduli non palpabili, attraverso mammografia ed ecografia”.

Mammografia ed ecografia
“Senza la mammografia e l’eventuale ecografia di conferma l’autopalpazione perde di valore e rischia di arrecare i danni denunciati dai colleghi canadesi” spiega Gennari. “E’ necessario che dopo una certa età le donne si sottopongano a visite periodiche, ed è compito del medico condurre una corretta educazione sanitaria”.
Molte fanno la mammografia solo dopo aver riscontrato la presenza di un nodulo, ma è un approccio sbagliato. La mammografia, infatti, è in grado di rilevare la presenza di masse tumorali di piccolissime dimensioni, non rilevabili al tatto.

Conoscere il proprio seno
“Ogni donna ha un seno diverso- precisa la dott.ssa Arianna Rubino, senologa dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale in Humanitas- Ed è importante che impari a conoscerlo, sotto la guida del medico, per poter eseguire adeguatamente l’autopalpazione, senza spaventarsi per dei noduli che possono far parte della struttura stessa della mammella”.

Donne più consapevoli
Ogni anno in Italia si registrano 30 mila nuovi casi di tumore alla mammella, con un’incidenza variabile tra il nord e il sud del paese. Si passa infatti dal 5 per cento nelle regioni meridionali al 7 per cento in quelle settentrionali. Per quanto riguarda l’età della prima diagnosi negli ultimi anni è scesa in media dai 63 ai 57 anni.
“Rispetto al passato la situazione è molto migliorata” spiega Gennari. “negli anni Sessanta le donne arrivavano in ospedale con tumori ad uno stadio molto avanzato, spesso in condizioni disastrose. Oggi questi episodi sono molto rari, grazie alla maggior attenzione di molte donne che seguono un corretto iter diagnostico: mammografia, ecografia, autopalpazione, controlli clinici e, solo quando veramente necessario, biopsia.

Silvia Di Marco

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