Alcune persone in cura con farmaci, per esempio, contro ipertensione, per disturbi cardiaci, diabete o Alzheimer potrebbero avere difficoltà a dormire di notte e quindi un’aumentata sonnolenza di giorno – spiega la dottoressa Lara Fratticci, neurologa in Humanitas – Tra i vari farmaci che possono creare disturbi del sonno, gli ipoglicemizzanti usati nel diabete, gli alfa bloccanti, cioè i farmaci utilizzati contro l’ipertensione, e l’ipertrofia prostatica benigna, i beta bloccanti usati per ipertensione e aritmie cardiache, i cortisonici, alcuni farmaci usati nella malattia di Alzheimer e, indirettamente, anche i farmaci usati nelle patologie coronariche e nello scompenso cardiaco, e le statine usate per ridurre il colesterolo. Di questi, i farmaci alfa bloccanti alterano il sonno riducendo la fase REM e i sogni, aumentano la sonnolenza diurna e, in alcuni casi, alterano le capacità mnemoniche, dal momento che il sonno REM serve per fissare e rigenerare la memoria; i beta-bloccanti invece possono causare risvegli notturni e incubi attraverso una verosimile riduzione della produzione di Melatonina, un ormone responsabile della regolazione del ritmo sonno-veglia che diminuisce fisiologicamente con l’età; i corticosteroidi che producono effetti quali insonnia e frenesia mentale con impossibilità al rilassamento e quindi anche al sonno; alcuni farmaci usati nella malattia di Alzheimer che, alzando i livelli di una molecola, l’acetilcolina, fondamentale per l’attenzione, la vigilanza, e la memoria, possono portare a insonnia e incubi. Infine, hanno un effetto indiretto sull’alterazione del sonno, gli ACE-inibitori e i Bloccanti Recettore-Angiotensina II, usati nelle patologie coronariche, perché possono aumentare i crampi notturni e i dolori articolari, e le statine, che rendono difficile rimanere a letto a causa dei dolori e spasmi muscolari soprattutto notturni. Se dormire poco e male ha effetti negativi sulla salute perché riduce concentrazione e memoria soprattutto sul lavoro, induce sonnolenza e astenia, ossia una grande stanchezza, e può provocare disturbi dell’umore con ansia e irritabilità, tuttavia, quando prescritti, questi farmaci non si può evitare di assumerli. Per migliorare la qualità del sonno durante la terapia farmacologica, però, può aiutare seguire alcune accortezze: per esempio, inizialmente può aiutare l’uso non continuativo di melatonina, una sostanza naturale che fa parte del nostro sistema nervoso, da assumere trenta minuti prima di andare a dormire, per cicli di due mesi, interrompendone l’assunzione gradualmente e valutandone gli effetti; oppure assumere farmaci ipnoinducenti, cioè che inducono il sonno, come le benzodiazepine, se da una parte migliorano la qualità e quantità del sonno, dall’altra devono essere assunti in modo non continuativo per evitare l’assuefazione e la dipendenza.
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Dott.ssa Lara Fratticci in Lo sai che...
Lo sai che alcuni farmaci causano difficoltà a dormire?
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