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Le patologie dell’età adulta

31/10/2006

Abbiamo visto che in età giovanile la più diffusa patologia della spalla è l’instabilità. Instabilità che può riguardare anche una fascia di età più elevata e riguardare gli ultra-trentenni. Nell’età adulta, però, è facile trovare l’instabilità associata ad altri tipi di danni. Vediamo quali con il dott. Mario Borroni, specialista dell’Unità Operativa di Ortopedia-Chirurgia della Spalla di Humanitas, diretta dal dott. Alessandro Castagna.

I danni della cuffia dei rotatori
“In età adulta – spiega il dott. Borroni – è facile riscontrare danni a livello della cuffia dei rotatori della spalla, che consiste nell’insieme di quattro tendini che si attaccano sulla testa dell’omero, in posizioni diverse, e formano una sorta di calotta. I tendini sono quelle strutture che trasferiscono la forza muscolare all’osso e di conseguenza ne determinano il movimento. Anche i tendini possono subire delle rotture, sia di natura traumatica sia degenerativa, poiché con il passare del tempo queste strutture vanno naturalmente incontro a un’usura, si assottigliano e si possono lesionare. Nelle persone di età superiore ai 45-50 anni è facile riscontrare una danno a livello delle strutture tendinee usurate, anche senza la presenza di un trauma.
Abbiamo visto che un importante meccanismo di stabilizzazione dell’articolazione è dato dalla forza muscolare; un danno a livello dei tendini provoca un danno muscolare e di conseguenza un rischio di instabilità, con possibile lussazione traumatica o atraumatica, anche recidivante. In pazienti di età superiore ai 30 anni ci si aspetta di trovare, in caso ad esempio di lussazione traumatica, non solo una lesione della capsula e dei legamenti, ma anche dei tendini della cuffia dei rotatori. In questo caso si procede in primo luogo con un trattamento conservativo, viste anche le richieste funzionali di questi pazienti, che sono inferiori a quelle del giovane o dello sportivo. In caso di recidiva o di limitata mobilità della spalla, si può ricorrere all’intervento chirurgico per riparare il danno tendineo”.

Se il tendine è danneggiato
“La rottura del tendine, soprattutto in caso di degenerazione, comporta una progressiva sintomatologia dolorosa, in particolare durante l’esecuzione di alcuni gesti, e quindi una limitazione dei movimenti e della funzionalità del braccio. Le possibilità di guarigione spontanea del tendine sono pressoché nulle; anzi, la lesione tende normalmente a ingrandirsi, il muscolo tende ad atrofizzarsi e le sue fibre muscolari vengono progressivamente sostituite da fibre adipose, rendendo il muscolo non più funzionante. Dopo una visita specialistica e indagini diagnostiche (innanzitutto una radiografia ed eventualmente una risonanza magnetica) si procederà con l’intervento chirurgico per riattaccare il tendine all’osso con delle ancorette o delle piccole viti. Anche in questo caso vengono utilizzate tecniche artroscopiche e dopo l’intervento la spalla deve essere immobilizzata con un tutore per 4-5 settimane. Dopo questo periodo di tempo si dovrà ricorrere a un trattamento di fisioterapia per recuperare prima la mobilità passiva, poi quella attiva e infine procedere con il lavoro di rinforzo muscolare.
Se è passato molto tempo dalla rottura del tendine, è probabile che il muscolo abbia già subito un processo di atrofia: questa situazione può rendere difficile la riparazione chirurgica. In questo caso si può procedere a riparazioni parziali del tendine, che però non potranno consentire una restituzione completa della funzionalità della spalla. Si deve inoltre considerare la capacità di guarigione delle strutture tendinee che, se troppo degenerate, anche una volta riportate al loro posto, non sono in grado di cicatrizzare e di rimanere attaccate all’osso. Per questo motivo, spesso le riparazioni dei tendini della cuffia dei rotatori non danno risultati che consentono un recupero completo, ma vale sempre la pena di provare a ripararli, anche per l’effetto positivo sul dolore legato alle riparazioni parziali”.

A cura di Elena Villa.

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