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Come stare in forma?

Non più solo contapassi: ora il cuore lo misura un coach virtuale

31/01/2019

Il contapassi è acqua passata: il futuro è un coach virtuale creato su misura sulle caratteristiche fisiche e cliniche del paziente in grado di misurare il cuore. Efficace per prevenire gli eventi cardiovascolari e per migliorare salute e qualità della vita, il nuovo dispositivo è collegato ad un’app gratuita. A presentarlo è stata la Campagna PERCORSO (PERché Camminare favOrisce la Riduzione del riSchio cardiOvascolare), promossa dalla Società Italiana di Cardiologia (SIC), con il patrocinio della Società italiana di medicina generale (Simg) e il contributo di Menarini. Ne abbiamo parlato con gli specialisti di Humanitas.

L’app presentata al congresso nazionale dei cardiologi italiani

Scaricabile su smartphone, la nuova app è stata presentata al congresso nazionale SIC che si è tenuto a Roma proprio lo scorso gennaio. Facile e intuitiva, indica qual è il tipo di esercizio fisico più adatto a ciascuno soggetto ma anche i giusti tempi di recupero fra una sessione e l’altra. Dal numero di passi alle vasche in piscina, questo dispositivo tara l’attività fisica sulle reali potenzialità del paziente. Inoltre, consente di monitorare i propri progressi e ricevere anche consigli pratici per ottimizzare l’attività fisica.

“Sappiamo che la sedentarietà fa male, eppure oltre la metà degli italiani non si muove abbastanza – ha osservato Giuseppe Mercuro, presidente SIC -. Sappiamo anche che le malattie cardiovascolari sono al primo posto fra le cause di morte e che l’esercizio fisico può ridurne il rischio come un farmaco, ma il consiglio generico di camminare tre volte a settimana per almeno 20 minuti non basta per ridurre il rischio vascolare. Per invertire la rotta è necessario considerare realmente l’attività fisica una medicina e prescriverla come tale, personalizzando il trattamento e fornendo ai pazienti un vademecum che li guidi e li informi su indicazioni, tempi, dosi del movimento”.

 

Freddo nemico del cuore: d’inverno è importante scegliere l’attività fisica giusta

D’inverno il pericolo di infarto cresce fino al 34% in chi è a rischio cardiovascolare e fa grossi sforzi fisici al gelo, specialmente al mattino presto. La combinazione di freddo e fatica infatti aumenta la pressione arteriosa e il battito cardiaco aggravando ulteriormente il rischio di un attacco cardiaco. A mettere in guardia sulla relazione ‘pericolosa’ tra bassa temperatura e rischio di infarto sono stati proprio i cardiologi, in occasione del 79esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC). Nelle giornate invernali particolarmente rigide cresce infatti il pericolo, con il freddo intenso che può mandare in tilt il cuore nei soggetti ad alto rischio cardiovascolare, perché la vasocostrizione da temperature polari può provocare la rottura delle placche arteriosclerotiche. E il pericolo di infarto aumenta di 6 volte anche nei giorni successivi a infezioni respiratorie come raffreddore, tosse o influenza, molto comuni in inverno. Il meccanismo responsabile dell’aumento del rischio di attacco cardiaco dopo un’esposizione al freddo intenso è legato a molti fattori, tra cui il più importante è l’effetto di vasocostrizione indotto dalle basse temperature. Tutto questo è vero soprattutto in pazienti che non sono in perfette condizioni di salute o hanno numerosi fattori di rischio cardiovascolare, per esempio colesterolo alto, ipertensione, pregressi infarti. L’eventualità di un infarto inoltre è consistente specialmente se si sceglie di fare attività fisica al mattino, fra le 6 e le 10, quando la probabilità di eventi cardiovascolari è massima nell’arco delle 24 ore.

 

Fare movimento senza rischi

L’inattività fisica è uno dei fattori di rischio coronarico più rilevanti: si stima, infatti, che proprio ad essa siano imputabili il 5% delle malattie cardiache, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon, mentre il movimento è il caposaldo del benessere cardiovascolare. Ecco perché la Società italiana di cardiologia (Sic) ha pensato di avviare la campagna ‘Percorso’ con i medici di famiglia e l’app gratuita per delineare un programma personalizzato di attività. La nuova risorsa si comporta come un modernissimo e personalizzato contapassi, dal momento che camminare è considerata la modalità di esercizio che chiunque può compiere, adattandola alle proprie condizioni fisiche. Il dispositivo permette di inserire pochi ma essenziali parametri: il peso, l’altezza, la frequenza cardiaca e le patologie in atto. Dall’elaborazione dei dati il paziente può quindi sapere il numero di passi giornalieri da fare 5 giorni alla settimana con una cadenza di almeno 100 passi al minuto e per non meno di 10 minuti continuativi mantenendosi a un livello di attività moderato-intenso, pari al 40-60% della frequenza cardiaca di riserva. Per fare movimento senza rischi è inoltre necessario evitare il fumo, in particolare nelle 2 ore precedenti la seduta di training, non svolgere attività fisica se si rileva pressione elevata, superiore ai 200 su 110 mmHg. Evitare di muoversi in presenza di febbre, infezioni virali o debolezza, adattare abbigliamento, tipo e intensità d’esercizio alle condizioni ambientali, prevedere sempre una fase di riscaldamento e di defaticamento, osservare un’adeguata idratazione, evitare di eccedere nello sforzo fisico, evitare l’assunzione di integratori il cui contenuto non sia noto, interrompere l’attività fisica e consultare il medico in caso di dolore toracico ed evitare la doccia calda nei 15 minuti successivi all’interruzione dell’esercizio.

 

Il parere di Humanitas

I due fattori da tenere in considerazione per capire qual è il giusto sforzo cardiaco a cui sottoporsi sono la misurazione della frequenza cardiaca di base a riposo e quella massimale che si calcola con un Ecg sotto sforzo. Messi in relazione, insieme ad età, stato di salute e patologie presenti, questi due dati sono fondamentali per dare al paziente un’indicazione precisa. Personalmente non conosco ancora questo nuovo strumento ma mi sento di dire che il rapporto con lo specialista deve rimanere in primo piano se vogliamo svolgere attività fisica in sicurezza.

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