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Discopatie, ecco le più comuni

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La discopatia è un’alterazione dello spessore o della posizione dei dischi intervertebrali, piccole strutture circolari poste tra una vertebra e l’altra deputate ad ammortizzare e distribuire la sollecitazione derivante dai movimenti del corpo. Le alterazioni a carico dei dischi possono essere dovute a diverse cause: traumi come incidenti o piccoli traumi ripetuti legati alla pratica intensiva di attività sportive come corsa, pallacanestro e pallavolo; sedentarietà e invecchiamento.  Ci sono due diversi tipi di discopatie: la protrusione discale e l’ernia del disco.

 

Ernia del disco, come trattarla?

Se il disco si rompe si ha la fuoriuscita del nucleo polposo che va a invadere lo spazio circostante con conseguente compressione delle radici nervose che determina infiammazione e dolore. Questo problema è chiamato ernia del disco e il suo trattamento dipende dalla situazione: in alcuni casi non occorre operare, ma è sufficiente procedere come con una protrusione: terapia farmacologica, trattamenti manipolativi e ginnastica. Se l’ernia è di media entità, si sceglie dapprima un approccio conservativo, i cui risultati sono però tenuti sotto stretto controllo. Se trascorsi 6-7 mesi, non si sono ottenuti i miglioramenti sperati e l’ernia non si è risolta, il neurochirurgo può optare per l’asportazione della stessa. In altri casi, più rari, invece l’operazione è necessaria. Sono i casi in cui si ha un interessamento del nervo motorio, che porta a disturbi della sensibilità e della forza dei piedi. L’intervento si effettua in anestesia generale e richiede una breve degenza, in genere una notte di ricovero. Dopo circa un mese dall’intervento, il paziente deve dedicarsi alla ginnastica per rafforzare i muscoli della parte centrale del corpo che conferiscono stabilità alla colonna.

 

Protrusione discale, così e come trattarla

Si tratta della discopatia più comune: si caratterizza per una fuoriuscita del disco dal suo spazio naturale e l’invasione di quello circostante, fino al contatto con le vicine radici nervose. Un fenomeno può verificarsi quando il disco perde spessore o va incontro a disidratazione. La protrusione provoca un dolore che può irradiarsi lungo il nervo sciatico oppure lungo il nervo crurale, coinvolgendo la coscia nella parte anteriore e l’inguine. La diagnosi si effettua nel corso di una visita specialista e può avvalersi anche di una risonanza magnetica. La terapia è inizialmente conservativa mediante prescrizione farmacologica. Durante la fase acuta infatti occorre eliminare il dolore e l’infiammazione con l’assunzione di farmaci analgesici (come il paracetamolo), antinfiammatori oppure cortisone. In genere, il medico prescrive anche un farmaco miorilassante, per rilassare la muscolatura. In fase acuta può inoltre essere di aiuto, per alleviare i sintomi e accelerare il recupero, affidarsi all’osteopatia o alla chiropratica, pratiche che da sole non sostituiscono però la ginnastica posturale necessaria in una seconda fase e fondamentale per evitare ricadute. Per contrastare il dolore, si usa anche l’ozonoterapia: si tratta di un’infiltrazione di una miscela di ossigeno e ozono che viene iniettata nei piani muscolari o nei pressi del forame vertebrale, il canale contenente il midollo spinale. L’ozonoterapia disinfiamma e riduce il volume del disco, consentendone il rientro dalla protrusione. È un trattamento efficace, ma così come le altre tecniche infiltrative percutanee non risolve definitivamente il problema al disco e al momento non vi sono studi che ne provino la maggior efficacia rispetto ad altri trattamenti.