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Artrosi della caviglia, la soluzione protesi

22/05/2015

Chi non ha mai preso una storta alla caviglia alzi la mano! L’articolazione che unisce il piede alla gamba è una delle parti del nostro corpo maggiormente esposta al rischio di fratture o lesioni. A volte è sufficiente appoggiare il piede in modo maldestro per subire danni capaci di provocare danni che causano dolori e impossibilità a camminare.

Ma non solo questo, come ci spiega il dottor Flavio Cividini, responsabile dell’Unità Operativa Traumatologia e Ortopedia di Humanitas Gavazzeni.

Traumi e rotture quali danni possono provocare alle nostre caviglie?

«Gli eventi traumatici o le fratture della caviglia possono provocare processi degenerativi fino a forme di artrosi capaci di limitare il movimento dell’articolazione e, quindi, la capacità di deambulare. In pratica la caviglia si irrigidisce, si gonfia e la persona non riesce più ad appoggiare bene il piede e così è portata a zoppicare. Per questo anche la più banale distorsione alla caviglia non deve essere trascurata».

Nel caso in cui si sviluppi un’artrosi alla caviglia, come si può intervenire?

«In caso di artrosi, le soluzioni possibili sono due: un intervento chirurgico di artrodesi o una protesi alla caviglia. La scelta su una o sull’altra dipende dalla condizione di salute del paziente. Con l’artrodesi viene utilizzata una moderna tecnica percutanea per bloccare definitivamente l’articolazione della caviglia. Un intervento che rende più difficoltosa la camminata ma che elimina per sempre il forte dolore che si prova appoggiando il piede colpito da artrosi».

Quali sono, invece, i vantaggi della protesi della caviglia?

«Con l’applicazione della protesi vengono sostituite le superfici articolari e viene restituita all’articolazione la capacità di muoversi in modo normale e senza dolore. È importante, perché questo accada, rispettare i tempi e le modalità della riabilitazione post intervento. La riabilitazione, per entrare nel dettaglio, viene effettuata solo quando la ferita è guarita del tutto, non prima quindi che siano trascorsi 15-20 giorni dall’intervento, per mantenere il movimento ed evitare rigidità che possano compromettere il movimento stesso».

 

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