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Corsa e Jogging, come non farsi male

05/11/2012

Uno studio americano dimostra che non esiste un metodo ideale per correre, poiché ognuno segue la propria biomeccanica. Ma per non provocare danni alle giunture occorre controllare il proprio peso, indossare scarpe adatte e consultare sempre un medico dello sport prima di iniziare gli allenamenti. Ecco i consigli per fare jogging in sicurezza del dottor Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del ginocchio e Traumatologia dello Sport di Humanitas.

Un recente studio condotto dai ricercatori della Brigham Young University nello Utah ha permesso di dimostrare che non esiste un modo migliore di correre, non c’è, in poche parole, un metodo che ci consenta di modificare il nostro modo di correre al fine di ottenere eccellenti performance, senza perdere energia.

Non bisogna forzare la propria andatura

La ricerca, nata in collaborazione con la USA Track & Field, l’associazione non profit di atletica leggera che opera negli Stati Uniti, ha consentito di rilevare infatti che ogni atleta corre in modo differente: chi poggiando a terra prima l’avampiede, chi la pianta del piede e chi il tallone, senza che questo abbia tuttavia alcuna influenza sull’andamento della gara. Confrontando le immagini filmate durante la competizione dei 10mila metri delle Olimpiadi di Londra 2012, gli studiosi di biomeccanica dell’Università dello Utah sono giunti alla conclusione che chi cerca di adattare la propria andatura al fine di avere un miglior risultato sbaglia e ottiene addirittura risultati peggiori, poiché costretto a effettuare una forzatura dei movimenti.

«Quanto emerso da questa indagine – afferma il dottor Piero Volpi, responsabile di Ortopedia del ginocchio e Traumatologia dello Sport di Humanitas – è significativo, poiché è la dimostrazione che ogni atleta poggia a terra il piede nel modo che è più conforme alla propria biomeccanica. Sebbene l’ideale sarebbe poggiare il piede con tutta la pianta, ogni persona, non solo gli atleti, quando cammina o corre, adegua la propria andatura a ciò che è più consono alla sua natura. Quindi è assolutamente sconsigliabile cercare di correggere la dinamica di movimento di una persona adulta in presenza di difetti minimi, poiché si rischia solo di avere risultati peggiori e di andare a forzare in modo innaturale il movimento».

Quando si pratica jogging, anche a livello amatoriale, quali regole occorre seguire per non farsi del male?

«L’allenamento deve essere graduale. Quando si comincia a praticare uno sport in genere, che si tratti di jogging piuttosto che di tennis o nuoto, è bene non farsi prendere la mano, ma iniziare per gradi, aumentando progressivamente i tempi e i ritmi di esecuzione».

E’ importante controllare il proprio peso e le patologie esistenti

«Il peso è un elemento chiave per chi pratica corsa sia a livello amatoriale che agonistico, soprattutto sulle grandi distanze. Gli atleti che gareggiano alle maratone infatti sono in genere molto longilinei. Il peso, se in eccesso, può incidere in modo negativo poiché si va a sovraccaricare l’apparato muscolare ed articolare, col rischio di causare danni a muscoli ed articolazioni, ma anche alla schiena. È importante, inoltre, accertarsi di non avere altre patologie prima di mettersi a correre, quali per esempio un disallineamento del ginocchio o articolazioni poco stabili, poiché anche questi disturbi possono influire negativamente sulla salute della nostra schiena, dei nostri muscoli e dei legamenti».

Utilizzare solo scarpette adatte

«Questo è un errore molto comune tra quelli commessi da chi si approccia al footing senza informarsi adeguatamente. Come ogni sport, anche la corsa prevede l’utilizzo di un’attrezzatura adeguata. Non si possono usare scarpe da tennis o da ginnastica per andare a correre, occorrono scarpe appositamente brevettate, che si possono trovare, senza spendere eccessivamente, nei negozi sportivi. Questo è un aspetto da non sottovalutare per evitare di incorrere in inconvenienti spiacevoli, quali tendiniti, infiammazioni al polpaccio, alle gambe e ai piedi o alterazioni del circolo, che possono costringerci a sospendere la corsa per qualche tempo e a dover ricorrere alle cure di uno specialista nei casi più seri. Se ci sono piccoli dismorfismi, inoltre, è buona norma fare uso dei plantari. In presenza per esempio di un piede piatto cavo o di un retropiede valgo, l’uso di alcuni plantari appositamente sagomati può essere fondamentale per favorire un appoggio adeguato del piede a terra. Questo risparmierà spiacevoli inconvenienti».

Scegliere con cura il terreno su cui correre

«Per iniziare a fare footing è consigliabile partire con un terreno soffice, che consente al piede di adattarsi alla corsa. Un parco o un percorso all’aperto (un argine o un sentiero di campagna) rappresentano il luogo ideale. Successivamente, quando ci si sarà abituati alla corsa e si conoscerà meglio la risposta dei piedi al movimento, sarà allora possibile passare a superfici più dure, compreso l’asfalto».

Il confronto con lo specialista

È fondamentale, quando ci si approccia per la prima volta a uno sport, avere un confronto con uno specialista. Situazione che diventa poi indispensabile nel caso in cui si desideri affrontare qualche competizione, come una mezza maratona o una maratona, per le quali occorre prolungare gradualmente i tempi di corsa e sottoporsi a uno sforzo maggiore. Tutto ciò richiede un training di allenamento studiato a tavolino, un programma alimentare ben equilibrato, una valutazione dell’aspetto fisiologico della resistenza e della fatica che non può essere fatto in autonomia, senza l’apporto di un medico competente.

«Lo sport – conclude il dottor Volpi – va praticato sempre con la massima serietà, prendendo in considerazione tutti i possibili rischi e informandosi sulle misure precauzionali da adottare per evitare spiacevoli traumi e infortuni. Troppo spesso questo non accade, con inevitabili conseguenze per la salute. Il consiglio è, quindi quello di provare a correre per capire se questo è lo sport che si vuole davvero praticare. E poi, se si desidera continuare e intensificare l’attività, rivolgersi a uno specialista con il quale programmare gli allenamenti».

A cura di Irene Zucchetti

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