Rugby, scatta la mania mondiale

Via alla competizione neo-zelandese. La filosofia di questo sport, i favoriti e la passione per i medici-rugbysti di Humanitas

Sono iniziati da poco in Nuova Zelanda i mondiali di Rugby. Sport nobile che sta prendendo sempre più piede anche in Italia. C’è chi lo definisce vero e unico sport di squadra, chi ne esalta la disciplina, il coraggio e l’altruismo e chi sottolinea la voglia di aggregazione che contraddistingue questo sport.

Come si comporterà l’Italia ai mondiali appena iniziati? L’opinione e il commento “tecnico” di due medici-rugbysti di Humanitas: il dott. Vittorio Quagliuolo e il dott. Uberto Fumagalli.

Dott. Fumagalli, cosa l’ha spinta in passato ad intraprendere questo sport?
“Mi è capitato di vedere in televisione una partita dei Barbarians contro gli All Blacks, che al tempo erano le squadre più autorevoli nel panorama mondiale del rugby. Mi ha così entusiasmato questo match che ho deciso di intraprendere questo sport. Ciò che mi piace così tanto del rugby è l’idea che è la squadra a vincere e non il singolo giocatore. La disciplina, il coraggio e l’altruismo sono altri aspetti positivi ed educativi del gioco.”

Dott. Quagliuolo, quando ha iniziato a giocare a rugby? E’ uno sport che consiglia?
“A 16 anni, un amico di mia sorella cercava giocatori per la sua squadra. Lì è scoppiato l’amore per il rugby. L’unione creatasi con i miei compagni è continuata per tutti questi anni.
Allora le squadre non erano molto organizzate, ed era più facile farsi male. Oggi è tutto più sicuro e protetto. Al di là della durezza, consiglio il rugby perché è l’unico vero sport di squadra. Se non si è uniti non si vince, è fondamentale aiutare chi porta palla. Inoltre, c’è rispetto per l’avversario: in campo resta tale, non è un nemico”.

Sono iniziati i mondiali di rugby, come vedete la squadra italiana?
“La squadra è sicuramente migliorata molto”, dice il dott. Fumagalli, che prosegue: “Se l’Italia conduce un buon gioco contro Russia e USA, ci sono buone possibilità che riesca a gareggiare con l’Irlanda per qualificarsi. Questa sfida è alla portata dell’Italia se le prestazioni sono buone”. Il dott. Quagliuolo è più cauto: “L’Italia può fare la sua figura. Ha il pacchetto di mischia più forte, ma non può pensare di difendere per tutto il tempo”.

Pronostici?
“Che la finale sia uno spettacolo, come sempre! – si augura il dott. Fumagalli – Nel calcio c’è più tatticismo, motivo per cui anche le finali possono essere poco belle, nel rugby invece questo non accade. In genere vedere una finale di rugby è sempre entusiasmante!”. “Se la giocano Nuova Zelanda, Francia, Inghilterra e Sud Africa”, dice il dott. Quagliuolo.

A cura di Irene Zucchetti e Alessio Pecollo

Redazione Humanitas Salute: