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Il recupero di Valentino Rossi dopo l’infortunio alla gamba

16/07/2010

In caso di frattura a una gamba i tempi di recupero vanno dai tre ai quattro mesi. I professionisti di Humanitas ci spiegano il recupero di Valentino Rossi.

In caso di frattura a una gamba i tempi di recupero, clinicamente parlando, vanno dai tre ai quattro mesi. Un ruolo importante lo giocano poi la percezione del dolore e l’atteggiamento psicologico del paziente, che può essere di paura o, al contrario, di volontà di tornare alla propria vita normale. Quindi come è possibile che Valentino Rossi, con una frattura a tibia e perone, torni a gareggiare ad appena quaranta giorni dall’incidente? I professionisti di Humanitas spiegano i tempi e modi di ripresa dopo un trauma.

Si tratta di una frattura biossea esposta alla gamba, vale a dire di un trauma molto serio. In questi casi la guarigione fisiologica dell’osso richiede nell’adulto almeno 3-4 mesi, ma le fratture esposte possono impiegare 6-8 mesi e in presenza di complicazioni come contaminazioni e infezioni anche di più. Se tutto procede regolarmente, in base all’evoluzione del cosiddetto ‘callo osseo’, è consigliabile camminare inizialmente con le stampelle e poi, dopo 3-4 mesi appunto, in modo normale e appoggiando il piede a terra.

Valentino Rossi torna alle gare dopo soli 40 giorni. È un recupero eccezionale?

In linea teorica, tutto è possibile. La prudenza è legata alla protezione interna, chiodi o viti, che viene applicata all’osso tramite l’operazione di osteosintesi per dare stabilità e creare la condizione ottimale per la guarigione dell’osso. La variabile principale sono il dolore e la sua percezione da parte del paziente. Ma in questi casi il dolore non è forte e un atleta è di solito abituato a sopportarlo. Inoltre il fattore psicologico è determinante in situazioni simili: naturale che un campione di quei livelli scalpiti per tornare in sella e che ci metta una grande forza di volontà.

Un atleta quindi guarisce prima da una frattura?

Certo che no. I tempi biologici di guarigione sono determinati dalla meccanica dell’osso è sono assolutamente identici per tutti. Il fatto che Rossi non senta dolore e che possa gareggiare non significa che le sue ossa fratturate siano guarite, il callo osseo ancora non c’è. Per camminare infatti avrà ancora bisogno delle stampelle e in moto le sollecitazioni cui è sottoposta la gamba sono tutto sommato sopportabili. In questo senso il recupero dell’atleta non ha niente di straordinario.

Che tabella di marcia deve seguire invece un paziente comune?

Il troppo movimento può rallentare la guarigione. Il mezzo di sintesi impiantato tiene fisso l’osso, ma non ha una resistenza meccanica tale da sostenere il carico normale di una persona. Se sollecitato eccessivamente quindi, può cedere. Con un callo osseo buono, si può riprendere l’attività fisica dopo 3-4 mesi, in sei mesi si arriva alla condizione ottimale. In particolare, la camminata e gli sport ‘in scarico’ (nuoto, bicicletta) possono ricominciare per primi, poi, dopo 5-6 mesi appunto, quelle ‘in carico’ (correre, saltare). Il tutto sotto controllo medico e con la dovuta riabilitazione.

È uno schema uguale per tutti?

Ancora una volta sottolineo che il fattore psicologico è determinante e rende estremamente soggettivi i tempi di recupero. Ogni paziente è un caso a sé e si va dall’eccessiva paura ad appoggiare il piede a terra alla fretta di tornare a fare sport. Questi elementi sono disgiunti dall’aspetto biologico di guarigione dell’osso e dai tempi clinici sopra descritti, che vanno comunque sempre rispettati.

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