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Mondiali di calcio, ecco il check-up degli Azzurri

08/06/2010

I pronostici, le previsioni, le sensazioni, insomma: la vigilia del prof. Piero Volpi e di Beppe Bergomi.

Manca poco al via dei Mondiali in Sudafrica. Riuscirà la Nazionale a difendere il titolo del 2006? Clima e condizione dei campi influenzeranno le performance dei calciatori? Quanto inciderà l’età degli Azzurri? Ecco come vivono la vigilia il prof. Piero Volpi – ex medico responsabile dell’Inter, istruttore Fifa e membro della Commissione antidoping e Sla in Figc – e Beppe Bergomi, campione del mondo nel 1982 e oggi commentatore a Sky.

Prof. Volpi, come giudica le convocazioni di Marcello Lippi per il Sudafrica?
“La rosa dei giocatori è l’espressione del nostro campionato, che vede molti stranieri in ruoli importanti e lascia al selezionatore poche possibilità di scelta in alcuni casi. Si può discutere su questo o quell’elemento in più o in meno, ma la decisione tecnica spetta a chi segue i giocatori tutto l’anno. Ciò che conta è invece che la media d’età della nazionale azzurra è elevata, superiore ai 28 anni. Questo potrebbe essere un problema, perché le partite saranno ravvicinate, le condizioni climatiche e ambientali non ottimali e gli atleti più giovani saranno agevolati”.

Quali saranno le condizioni ambientali?
“L’ambiente sudafricano metterà alla prova i giocatori dal punto di vista fisico. Per fortuna la stagione non è la più calda, ma c’è una forte escursione termica tra notte e giorno, da 0 a 18-20 gradi, e alcuni match si giocheranno ad alta quota, intorno ai 2 mila metri. Il recupero tra una partita e l’altra non sarà facile, i medici delle squadre dovranno curare molto i dettagli dell’alimentazione e del riposo degli atleti. Aggiungo che la difficoltà nello smaltimento della fatica sarà in questa situazione più penalizzante di eventuali infortuni o carenze tecniche. Le squadre che andranno in finale giocheranno sette partite in un mese, è quindi fondamentale che i giocatori siano in forma fisica ottimale”.

La preparazione fatta fin qui è dunque importante.
“Sì. Le squadre che hanno potuto prepararsi a lungo saranno agevolate. Dieci giorni non bastano per raggiungere la forma migliore, ci sono nazionali che sono in ritiro da un mese. Le squadre come l’Italia, i cui giocatori hanno appena finito una stagione molto impegnativa tra campionato e coppe, hanno avuto meno tempo. Inoltre le formazioni africane si adatteranno naturalmente meglio alle condizioni climatiche, avranno un’invidiabile condizione fisica, senza contare che alcune come Camerun e Costa d’Avorio hanno anche giocatori bravi tecnicamente. Dall’Africa arriveranno delle sorprese”.

È pessimista per quanto riguarda l’Italia?
“Non direi. Ho solo il timore che i nostri giocatori facciano un po’ di fatica nella fase iniziale, devono ancora terminare la preparazione fisica. Ma spesso l’Italia parte lenta e poi si riprende al meglio. È successo anche quattro anni fa ed è finita come sappiamo”.

Il suo pronostico?
“Tra le prime quattro formazioni vedo Brasile, Inghilterra, Spagna e Italia”.

Sono più o meno le stesse previsioni di Bergomi: “Naturalmente tifo Italia – sottolinea il campione del mondo di Spagna ’82, in partenza per il Sudafrica -, ma mi piacciono molto anche l’Inghilterra di Capello, l’Olanda e la Spagna. Ci sarà poi qualche sorpresa tra le squadre sudamericane o africane. Magari lo stesso Sudafrica”.

Beppe Bergomi, lei come vede la squadra di Lippi?
“Le convocazioni sono coerenti con il ‘personaggio Lippi’. L’allenatore ha ottenuto un grande risultato nel 2006 affidandosi a un gruppo che gli ha dato molto. È ovvio che sul gruppo punti ancora una volta. Al di là di alcune individualità di talento che potevano essere adatte, penso a Balotelli o a Cassano, Lippi ha messo la squadra al centro. E ha preferito giocatori funzionali al gioco collettivo, capaci di amalgamare e valorizzare la formazione”.

Nelle amichevoli pre Mondiale gli Azzurri non sono apparsi brillanti…
“La condizione fisica che abbiamo visto nei giorni scorsi non può essere quella di un’Italia da Mondiale. La forma atletica farà la differenza e la nostra nazionale ha il tempo di recuperare fiato e rapidità. Sono sicuro che sarà così”.

Come crede che sarà il suo Mondiale sudafricano?
“Molto impegnativo. Passeremo 40 giorni lontano da casa, in condizioni climatiche e logistiche non facili e le strette misure di sicurezza non ci lasceranno la possibilità di uscire liberamente, se non in gruppo ed entro certi limiti, per recuperare le energie mentali. Però credo che l’organizzazione sarà all’altezza e che il calore e la partecipazione della gente che un Mondiale porta sempre con sé saranno un forte stimolo”.

Di Cristina Bassi

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