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Granbassi: la scherma, forma fisica e concentrazione

14/11/2006

Neocampionessa mondiale, Margherita Granbassi, 27 anni, triestina, è la nuova regina del fioretto. Una vittoria, quella dei Mondiali di Torino, conquistata in una finale tutta italiana e all’ultimo respiro: 7 a 6 contro Valentina Vezzali. Non si dubitava da tempo delle sue capacità e finalmente è arrivato anche il grande risultato. Carattere, costanza, preparazione atletica, per uno sport che sviluppa la forma fisica ma anche i riflessi, la concentrazione. E, assicura Margherita, “coinvolgente e molto divertente per tutti”.

Che cosa ha provato all’ultima stoccata contro la Vezzali in finale?
“Ho sentito un brivido che mi ha attraversato il corpo dandomi una grande sensazione di liberazione”.

Che tipo di sacrifici e impegno comporta la scherma per arrivare a risultati simili? Come si svolge un allenamento tipo?
“Quando ho iniziato la pratica agonistica, a circa nove anni, facevo ogni giorno il percorso Trieste-Udine per allenarmi. Crescendo, gli allenamenti si sono intensificati. Attualmente mi alleno circa sei ore al giorno, equamente divise tra preparazione atletica e preparazione tecnico-schermistica. Quindi, mattina sul campo e pomeriggio in palestra con il maestro e con i compagni di allenamento per gli assalti di scherma”.

Conta solo l’allenamento o anche un certo stile di vita? E l’alimentazione? Ha una dieta pre-gara?
“Lo stile di vita conta, ma direi che quelle che affrontiamo non sono costrizioni pazzesche. L’alimentazione deve essere equilibrata, ma non ho una dieta specifica. Mangio un po’ di tutto senza esagerare particolarmente con le dosi. Sono comunque quel che si dice una ‘buona forchetta’”.

Nel 2001 riportò un infortunio ai crociati. Come ha fatto a reagire pertornare competitiva? Che cosa è importante per un buon recupero fisico di un atleta infortunato?
“Premetto che il mio ginocchio non è più tornato quello di prima; non ho recuperato del tutto la potenza muscolare e mi trascino ancora dietro parecchi dolori. Comunque il periodo post-infortunio è stato molto intenso per cercare di recuperare la funzionalità e la forza dell’arto. Molta fisioterapia e molta ginnastica sono state il mio pane quotidiano per anni. Ancora oggi devo affrontare sedute di fisioterapia per contrastare i problemi che mi derivano dal ginocchio”.

Nella sua vita di atleta e donna, quanta importanza dà alla cura della salute e in che modo? È attenta alla prevenzione?
“La salute è in primo piano. Come squadra nazionale siamo seguite da uno staff medico, al quale ci rivolgiamo per qualsiasi cosa. Dobbiamo essere anche molto attente ai medicinali che prendiamo, perché molti di quelli in vendita sono dopanti”.

La scherma che vantaggi può portare a chi la partica, anche amatorialmente?
“Oltre alla forma fisica che migliora, attraverso la scherma c’è un confronto continuo e leale con l’avversario. Direi che può aiutare a sfogare le tensioni in maniera positiva”.

Ci sono controindicazioni?
“Solo un’avvertenza per chi la pratica in maniera intensa: essendo uno sport asimmetrico è consigliabile effettuare della ginnastica compensativa”.

Può aver senso iniziarla in età adulta? A chi in particolare la consiglierebbe?
“Conosco parecchie persone che hanno iniziato da adulte. Tutti vengono coinvolti moltissimo dalla pratica divertendosi tantissimo. La consiglio a tutti”.

Parliamo invece dei più piccoli. A che età si può/sarebbe meglio cominciare? Che doti richiede e/o sviluppa?
“Per iniziare consiglierei un’età compresa tra i sette e dieci anni, tenendo conto che esistono gare per bambini già dai nove anni. La scherma sviluppa moltissimo i riflessi e richiede doti di concentrazione”.

Perché di solito non è tra le attività sportive che si propongono ai bambini a scuola (tipo nuoto, judo, tennis e sport di squadra)?
“Questa è una situazione italiana; in Francia viene proposta nelle scuole e infatti il numero di praticanti in Francia è dieci volte superiore che da noi. In Italia credo ci sia più di un motivo. Innanzitutto è difficile da insegnare, poi c’è il discorso dell’attrezzatura, anche se molte società la mettono a disposizione gratuitamente ai principianti”.

Lei, come ha cominciato?
“Seguendo le orme dei miei fratelli più grandi. Avevo circa otto anni. Mi sono appassionata subito”.

L’Italia è da sempre fortissima, ma la scherma resta uno sport poco diffuso, concentrato in determinate città, insomma, quasi d’élite: secondo lei qual è il motivo? Sarebbe auspicabile una maggiore diffusione?
“Sicuramente una maggior diffusione è auspicabile. A livello mondiale abbiamo assistito negli ultimi quindici anni a una diffusione inarrestabile. La Federazione internazionale di scherma è tra quelle con il maggior numero di paesi aderenti a livello mondiale. In Italia la grandissima tradizione non va a pari passo con la diffusione, anche se negli ultimi anni c’è stato un incremento del 50% nel numero di tesserati. Probabilmente uno dei problemi principali è che lo sport nazionale viene cannibalizzato dal calcio e quindi la scherma in televisione non si vede moltissimo. La presenza televisiva di uno sport è direttamente proporzionale alla sua futura diffusione”.

Torniamo alla regina degli ultimi mondiali: prossimo obiettivo?
“A febbraio inizia la nuova stagione con la qualificazione olimpica. Il prossimo obiettivo non può che essere la qualificazione per Pechino”.

Di Francesca Blasi

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