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Ma lo sport fa bene al cuore?

08/10/2002

A che tipo di sforzo viene sottoposto l’apparato cardiocircolatorio dalla pratica sportiva? In quali modi differenti a seconda del tipo di attività? Quali sport coinvolgono a tal punto il cuore da poter diventare pericolosi e quali, invece, possono addirittura costituire un aiuto nella riabilitazione dei soggetti cardiopatici? Abbiamo sottoposto il tema ai professionisti di Humanitas. Si apre così un dossier “Cuore & Sport” che tratterà specificatamente il rapporto degli sport più diffusi con l’apparato cardiocircolatorio.

Ci sono regole generali per capire in che modo un’attività sportiva coinvolge l’apparato cardiocircolatorio?
Il tipo di coinvolgimento dell’apparato circolatorio nella pratica sportiva dipende dal meccanismo metabolico che l’organismo innesca per fornire l’energia necessaria ai muscoli. Per questo ogni attività sportiva deve essere analizzata a seconda del tipo di esercizio fisico che comporta: di tipo statico, come nel sollevamento pesi, o di tipo dinamico, come nella corsa. I meccanismi metabolici a disposizione sono tre: metabolismo anaerobico lattacido (in assenza di ossigeno con produzione di acido lattico), metabolismo anaerobico alattacido (in assenza di ossigeno e senza produzione di acido lattico), metabolismo aerobico (con produzione di ossigeno).

E quali sceglie l’organismo, a seconda del tipo di esercizio fisico?
Nell’esercizio assolutamente statico sappiamo che possono essere coinvolti i metabolismi anaerobici, quindi sempre in assenza di ossigeno, con o senza produzione di acido lattico. Sia in quello statico sia nell’esercizio dinamico, il metabolismo anaerobico alattacido è sempre necessario, perché indispensabile ad “innescare il motore”, cioè il muscolo, ma esaurisce le sue scorte di combustibile in pochi secondi. Dopodiché subentrano gli altri meccanismi metabolici: anaerobico lattacido e aerobico.

In che rapporto stanno i diversi meccanismi metabolici con l’apparato cardiovascolare?
L’esercizio anaerobico produce un effetto piuttosto stressante sul cuore e su tutto il sistema circolatorio. Tale esercizio, infatti, in genere si svolge a intensità molto elevate e per pochi minuti al massimo. Come nel lancio del disco o nei 400 metri di corsa. Tanto e vero che nella velocità gli atleti al termine della gara, si buttano spesso a terra e non riescono quasi a respirare avendo corso quasi in apnea per una manciata di secondi. L’esercizio aerobico, tipico degli sport di fondo o resistenza, come nuoto, corsa (oltre i 5000 metri), bicicletta, triathlon, è benefico per il cuore perché “lo allena”: lo sforzo richiesto si protrae nel tempo su livelli sottomassimali e quindi l’apparato cardiovascolare subisce adattamenti soprattutto a livello periferico (cisrolazione e muscolatura scheletrica); tali adattamenti consentono al cuore, nel corso di un progressivo allenamento, di lavorare, a parità di intensità dell’esercizio fisico, sempre di meno. Moltissimi sport, in realtà, implicano un metabolismo misto: per esempio calcio, tennis, pallavolo. L’alternanza di sforzi anaerobici e aerobici dipende dall’alternarsi delle fasi di gioco. In questi casi lo sforzo del cuore e dell’apparato circolatorio dipendono dalla prevalenza dell’esercizio aerobico o anaerobico e dal ritmo con cui si alternano e va, quindi, valutato volta per volta, per tipo di sport e per modalità con cui viene praticato.

A cura di Francesca Blasi

 

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