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Giovani e sport, un binomio formidabile e vincente

06/02/2004

Ma come si devono avvicinare i giovani all’allenamento sportivo? Ci sono regole da seguire perché lo sport diventi parte integrante della vita quotidiana degli adolescenti e li aiuti a cresce meglio?
Abbiamo intervistato il dottor Lorenzo Panella, che su questo argomento ha scritto il libro “La preparazione fisica nella pallacanestro giovanile” (Edizioni Libreria dello Sport).

Perché è importante parlare di allenamento giovanile?
“Innanzitutto – avverte il dottor Panella – è necessario fare una premessa. Intorno ai 25 anni inizia a comparire il processo di invecchiamento, che si manifesta poi apertamente verso i 60; i 40 anni sono considerati l’età borderline, in cui si hanno modificazioni evidenti, ad esempio una diminuzione delle fibre muscolari e della massa magra e un aumento del tessuto adiposo. Poiché questo processo di invecchiamento può essere ritardato attraverso una sistematica e costante attività fisica, è importante che fin da giovani si impari a comprendere l’importanza dello sport e la necessità di seguire un allenamento adeguato, che prenda in considerazione le condizioni generali della persona e l’età. Se è vero che molti ragazzi si avvicinano allo sport con l’idea di diventare dei campioni, è altrettanto vero che solo pochi di loro riusciranno a diventarlo: il punto cruciale quindi non è tanto quello di creare dei campioni, quanto quello di educare i giovani a fare dell’attività sportiva che diventi parte integrante della propria vita, così che negli anni l’attività fisica si trasformi in abitudine”.

Perché scrivere un libro sulla preparazione fisica giovanile?
“Perché quando si tratta di preparazione fisica negli adolescenti – risponde il dottor Panella – è importante non commettere l’errore di pensare solo al risultato agonistico e di prediligere quindi l’allenamento tecnico, trascurando la preparazione atletica. E’ la preparazione atletica che consente di evitare i danni nella pratica sportiva. Troppo spesso i bambini si avvicinano allo sport nel modo sbagliato o all’età sbagliata. A volte genitori e allenatori non tengono nella giusta considerazione le esigenze del giovane o il suo desiderio di cambiare sport, con il rischio di trasformare lo sport in un dovere o in una pratica diseducativa. Dino Meneghin, nella presentazione del libro, sostiene che “Ora finalmente si è capito che a poco o a nulla serve accelerare i tempi della formazione tecnico-tattica dei piccoli. La pallacanestro deve esser vissuta come un gioco tra i giochi. La scelta di diventare cestista sarà successiva. Lo sport, nella fanciullezza, è un modo per aumentare la capacità di concentrazione, per favorire la socializzazione, per cominciare a conoscere tutte le capacità motorie del proprio corpo in rapporto allo spazio, al tempo, alle regole di gioco, agli avversari . Naturalmente è il passo fondamentale per il prosieguo dell’attività sportiva dell’individuo. Ed oggi più che mai, a causa della vita per lo più sedentaria che conduciamo, diviene indispensabile abituare il giovane all’attività fisica costante nel tempo”. E per farlo è bene che il bambino si avvicini a tanti sport, a seconda dei suoi interessi, che possono cambiare nel tempo, per imparare ad amare lo sport, fattore che permette di invecchiare in maniera sana”.

Cosa si deve tenere presente quando un giovane si avvicina allo sport?
“Innanzitutto – sostiene il dottor Panella – vorrei spiegare che ci sono delle età di inizio della pratica sportiva, di specializzazione e di elevata prestazione. Queste età variano in funzione dei diversi sport e andrebbero sempre rispettate, per non sottoporre il giovane a prestazioni eccessive o sbagliate. Ad esempio, per l’atletica leggera l’inizio della pratica sportiva è 10-12 anni, l’età della specializzazione 15-16 anni e quella dell’alta prestazione 20-35 anni. Per la pallacanestro queste fasce di età sono 7-8 anni, 12-14 anni, 20-35 anni. Per il tennis sono 4-6 anni, 12-14 anni, 17-26 anni. Per la ginnastica invece sono 6-7 anni, 10-11 anni, 14-28 anni. In funzione delle diverse fasce di età, che sono ovviamente indicative, devono essere diverse le metodologie di allenamento. Anticipare i tempi comporta sottoporre i giovani a degli stress di tipo fisico ed emozionale che non sono in grado di sopportare. In questo caso gli adolescenti non vengono educati allo sport, ma possono essere rovinati da un allenamento sbagliato, facendoli incorrere in incidenti di origine sportiva”.

Quali sono i danni conseguenti a un allenamento sbagliato?
“I danni e gli effetti collaterali dovuti a un allenamento troppo intenso – risponde il dottor Panella – sono molto noti in campo medico. In Italia non disponiamo però di dati certi, per cui mi riferisco a statistiche americane, che hanno evidenziato che negli Stati Uniti si registrano ogni anno più di tre milioni e mezzo di interventi dovuti a traumi di origine sportiva nei ragazzi tra i 6 e i 15 anni.
Vorrei sottoporre all’attenzione dei lettori una lista di raccomandazioni stilata da associazioni americane e canadesi per aiutare a prevenire i danni causati dallo sport. Possono sembrare raccomandazioni banali, ma in realtà sono importanti e spesso vengono trascurate:
1. raggiungere una condizione fisica adeguata per praticare uno sport;
2. conoscere e conformarsi alle regole di uno sport;
3. indossare indumenti appropriati alla pratica sportiva prescelta;
4. utilizzare appropriatamente l’equipaggiamento in dotazione;
5. praticare un buon riscaldamento e un buon defaticamento prima e dopo le fasi di gioco;
6. evitare di giocare se si è stanchi o se si accusano dolori di qualsiasi tipo.
Molti dei traumi sportivi possono essere evitati se i giovani seguono un programma di allenamento regolare che incorpori esercizi specifici per lo sport prescelto: come dicevamo all’inizio – e questo vuole essere il messaggio del libro – l’allenamento tecnico, pur indispensabile, non può sostituire la preparazione atletica”.

A cura di Elena Villa

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