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Gravidanza

Si può avere un parto naturale dopo un cesareo?

18/03/2021

Molte mamme si domandano se, dopo un parto con taglio cesareo, sarà possibile avere un parto naturale successivamente. 

Ne parliamo con il dottor Alessandro Bulfoni, Responsabile dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia di Humanitas San Pio X.

Il parere dello specialista

«Se si ha già avuto un taglio cesareo, in genere i medici raccomandano di ricorrere nuovamente al bisturi, per tutelare la donna dal rischio di una rottura dell’utero, che potrebbe rompersi lungo la linea di sutura dell’intervento. Questa è una complicanza molto seria che può essere rischiosa sia per la madre, sia per il bambino, poiché può portare a una grave emorragia e richiedere un intervento chirurgico d’emergenza.

È importante dunque valutare con il proprio medico la situazione e le cause che hanno portato al cesareo prima di tentare il parto fisiologico».

Attenzione alla storia familiare

Se il taglio cesareo si è reso necessario a causa della posizione podalica del feto (testa in alto e sedere in basso) o di un’alterazione del battito cardiaco, non necessariamente queste condizioni si ripresenteranno nel parto successivo, e quindi sarà possibile provare un parto naturale.

Precedente incisione sull’utero: trasversale o longitudinale

Generalmente i medici utilizzano due tipi di incisioni, quella trasversale (orizzontale sull’utero) oppure quella longitudinale (verticale), anche se più rara. Il tipo di incisione permette di decidere se procedere con un parto naturale, o meno. 

Il rischio che insorgano problemi è maggiore se l’incisione precedente è longitudinale, che tra l’altro è spesso utilizzata in caso di emergenza, o per alcune patologie ostetriche, e risulta una controindicazione al parto naturale. Un’incisione trasversale, invece, è generalmente preferita.

Il travaglio di prova nelle precesarizzate

«I criteri di inclusione per il travaglio di prova nelle precesarizzate sono: un solo taglio cesareo pregresso con incisione trasversale del segmento uterino inferiore; un feto singolo normosviluppato in travaglio spontaneo entro la 41 settimana; l’anamnesi materna negativa per patologie di rilievo; il decorso fisiologico della gravidanza».

«Il taglio cesareo viene eseguito in caso di mancata insorgenza del travaglio spontaneo a 41 settimane per controindicazione all’induzione del travaglio di parto mediante terapia farmacologica con ossitocina o prostaglandine. È eventualmente possibile l’induzione al parto con dispositivi meccanici da applicare nella cervice uterina (palloncino)», continua il dottor Bulfoni. 

Nelle ultime settimane è particolarmente importante mantenere un’attenta sorveglianza della gravidanza. Dalla 38esima settimana, in particolare, la gestante dovrà essere sottoposta a una serie di controlli clinici e strumentali, per monitorare il benessere fetale e la regolarità del segmento uterino inferiore.

«Dalla letteratura emerge che la misura dello spessore del segmento uterino inferiore mediante ecografia è correlata al rischio di rottura d’utero: uno spessore superiore a 3,5 mm, infatti, rende il rischio di rottura inferiore rispetto allo 0,2-0,7% generale», sottolinea il dottor Bulfoni.

I rischi connessi al travaglio di prova nella paziente precesarizzata aumentano rispetto a quelli già contemplati nell’evento del parto. I principali sono: 

  • rottura d’utero (rischio stimato dello 0.2-0.7%)
  • la necessità di taglio cesareo d’urgenza;
  • un taglio cesareo demolitore, ovvero l’asportazione dell’utero a causa di sanguinamento e rottura della parete, con possibili trasfusioni di sangue.

«Dobbiamo infine ricordare che, nel caso sia stato eseguito un taglio cesareo pregresso, l’intervallo inferiore a 24 mesi tra la prima gravidanza e la successiva aumenta il rischio di rottura dell’utero di 2 volte e, un intervallo inferiore ai 18 mesi, lo aumenta di 3 volte».

Altri fattori di rischio

Ci sono anche altri fattori di rischio che abbassano le probabilità di successo di un parto naturale dopo taglio cesareo, come il sovrappeso o l’età avanzata della madre, le grandi dimensioni del bambino, una gravidanza che ha superato le 40 settimane o, ancora, eventuali altre complicanze mediche. 

Parlare di tutte le opzioni con il medico fin dall’inizio è fondamentale, al fine di esprimere i propri desideri sulla futura nascita e raccontare le proprie esperienze precedenti, meglio se supportate da documentazione clinica.

«L’ammissione a un parto naturale dopo aver subito un precedente taglio cesareo o altri interventi sull’utero è possibile, ma va fatta pensando sempre alla sicurezza della mamma e del bambino», conclude il dottor Bulfoni.

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