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Alimentazione

Negli USA via libera alla carne sintetica: sarà accessibile nel 2020

19/02/2019

Sembra il prodotto di un film di fantascienza, invece la carne sintetica potrebbe diventare presto realtà. Negli Stati Uniti la produzione è già prevista per il 2020 e le varie società che lavorano per garantire la sicurezza di questo prodotto sono già all’opera. Di questa novità e delle possibili ripercussioni sulla salute ne abbiamo parlato con la dottoressa Elena Maria Abati, specialista di riabilitazione di Humanitas.

 

L’obiettivo della carne sintetica

Manca ancora un nome che sia un po’ più appetibile per descriverla e un iter che permetta di abbassare i costi di produzione al punto da farla sbarcare sul mercato dell’industria alimentare. La carne sintetica però è già sulla rampa di lancio negli Stati Uniti e nel giro di qualche anno sarà un’opzione sulle tavole e nei supermercati americani dove, come è noto, il consumo di carne è decisamente elevato.

Ma cos’è esattamente la carne sintetica? Si tratta di colture unicellulari che hanno già ricevuto il nulla osta dalle autorità regolatorie statunitensi, paese non nuovo a trovate alimentari innovative e a volte discutibili, secondo alcuni ben lontane da un’ottica di genuinità e di cibo come lo intendeva Ippocrate.

Cosa ne pensano gli specialisti?

“Il nostro cibo dovrebbe essere la nostra medicina: la nostra medicina dovrebbe essere il nostro cibo – ha affermato la dottoressa Abati -. L’intensività nell’allevamento che, in questi anni, si è tradotta nella perdita completa del rispetto verso altri esseri viventi, nonché nello spreco alimentare, non si combatte con queste discutibili “trovate” bensì recuperando una “competenza alimentare “ già presente da secoli in molte culture”.

“Oltre alla cultura mediterranea e italiana in particolare, di cui abbiamo già detto molto, ci sono in Oriente culture ancora più antiche che hanno una visione salutare ma anche “spirituale” del cibo nella logica del ‘noi siamo quello che mangiamo’, sia come corpo che come mente ed emozioni”, ha proseguito la specialista.

Come sottolineato dalla dottoressa Abati, in molte culture antiche l’atteggiamento e il rapporto con il cibo sono ritenuti fondamentali non a torto, essendo la causa di una buona parte dei disturbi attribuibili all’alimentazione stessa.

Anche l’atmosfera in cui si prepara il cibo nonché il modo per consumarlo possono modificarne gli effetti su di noi: per questo si parla di cibo preparato con serenità piuttosto che cibo preparato con nervosismo; si pone l’attenzione alla proporzione fra gli ingredienti, alla cottura, agli stimoli sensoriali positivi che ne derivano sia durante la preparazione, sia con la presentazione a tavola (gioco di colori) sia con la fase del consumo a tavola.

“Da queste antiche culture di paesi lontani deriva anche la proposta di un cibo che sia in armonia con la natura e con le sue creature – ha proseguito e concluso la dottoressa -: il consumo di vegetali, un’adeguata risposta alle problematiche di salute e di economia derivanti dal consumo eccessivo di carne”.

Secondo Abati non è necessario essere assolutisti, ma incominciare a prendere in considerazione l’opportunità, sia in termini dietetici che di economia mondiale, nonché di rispetto verso altre creature, di modificare alcune abitudini alimentari. Le alternative alla carne ci sono, e non sono le colture cellulari bensì alcune “culture” alimentari, una delle quali è rappresentata dalla gastronomia (diciamo pure enogastronomia) italiana, trionfo di frutta, verdura, legumi, farine, cucinati in modo eccelso e salutare.

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