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Alimentazione

Alcol, un consumo elevato da adolescenti è collegato alla cirrosi epatica

07/05/2018

Un nuovo studio ha scoperto che gli uomini che hanno bevuto alcol nella tarda adolescenza sono più suscettibili allo sviluppo di malattie del fegato. Le attuali linee guida internazionali sul bere in sicurezza sono troppo permissive e ottimistiche? Ne parliamo con il dottor Roberto Ceriani, epatologo di Humanitas.

Le ricerche dell’ospedale universitario Karolinska di Stoccolma

I ricercatori che lavorano presso il centro per le malattie dell’apparato digerente della divisione di epatologia nell’ospedale universitario Karolinska di Stoccolma, in Svezia, hanno condotto uno studio retrospettivo su larga scala per studiare come il consumo di alcol durante l’adolescenza possa influenzare la salute di una persona nella sua vita adulta. Analizzando i dati, i ricercatori hanno notato alcuni preoccupanti collegamenti tra il consumo di alcol negli uomini e l’insorgenza di patologie del fegato dopo la mezza età. Secondo Hannes Hagström, lo studio dimostra che quanto si beve in tarda adolescenza si sviluppa un rischio maggiore di sviluppare la cirrosi epatica.

L’alcol come fattore di rischio importante

Il consumo di alcol in generale è noto per essere un importante fattore di rischio per le malattie del fegato, così come per le patologie cardiache e alcuni tipi di tumore. Attualmente, negli Stati Uniti, il limite raccomandato per l’uso di alcol non è più di due bicchieri al giorno per gli uomini e un “drink” al giorno per le donne (per un “drink” si intende circa 0,6 once o 14 grammi di alcol puro).

Secondo il nuovo studio, pubblicato sul Journal of Hepatology, queste raccomandazioni potrebbero dover essere modificate, poiché l’alcol sembra influenzare la salute degli uomini più fortemente di quanto si credesse in precedenza. Lo studio di Hagström e del gruppo è stato retrospettivo: incentrato principalmente sul legame tra il consumo di alcol in tarda adolescenza e gli esiti di salute nell’età adulta, in particolare il rischio di malattie del fegato, ha analizzato i dati provenienti da uno studio sulla popolazione nazionale condotto tra il 1969 e il 1970, prendendo in considerazione tutti gli uomini svedesi reclutati per il servizio militare. La ricerca ha raccolto i dati di oltre 49 mila uomini di età compresa tra i 18 e i 20 anni. Ciò ha permesso ai ricercatori di rintracciare tutti i partecipanti a cui era stata diagnosticata una grave malattia del fegato entro la fine del 2009. È stato scoperto che i giovani uomini che sembravano aver assecondato il consumo di alcol nella tarda adolescenza avevano un elevato rischio di sviluppare gravi patologie epatiche in età avanzata. Dopo un periodo di follow-up di 39 anni, un totale di 383 uomini aveva sviluppato una delle seguenti condizioni:

cirrosi, che è caratterizzata da un progressivo deterioramento del fegato, che porta a un’alterata circolazione del sangue in questo organo;
malattia epatica scompensata, che può insorgere come complicanza della cirrosi e può includere carcinoma epatocellulare:
ascite (o eccesso di accumulo di liquido nella cavità addominale);
varici esofagee;
sindrome epatorenale (deterioramento della funzionalità renale) ed encefalopatia epatica (il deterioramento di funzione cerebrale associata a grave malattia del fegato);
insufficienza epatica.

 

“Già in passato, agli inizi degli anni ’90, in Italia, alcuni ricercatori presero in esame la prevalenza delle malattie epatiche croniche di fegato in una coorte di 7000 persone arruolate in 2 comuni del nord Italia: Campogagliano (MO) e Cormons (GO) – ha aggiunto Ceriani -. Il progetto che prendeva il nome di Dyonisos, poi Dionysos1,  dimostrò allora che il sovrappeso e l’obesità portavano più facilmente dell’alcool alla steatosi epatica (sovraccarico di sostanze grasse nel fegato) e allora si documentò che il danno epatico si aveva per un consumo superiore di 30 g al giorno corrispondenti alle 3 unità, ovvero 3 bicchieri di vino o 3 lattine di birra o 3 piccoli superalcolici”.

 

Le quantità nel mirino degli scienziati

Secondo i ricercatori, il rischio di sviluppare malattie del fegato dipendeva dalla quantità di alcol che gli uomini avevano consumato. Quindi, due bicchieri al giorno (circa 20 grammi) erano associati a un più alto rischio di malattia epatica. Altre bevande erano legate a un rischio ancora più evidente. Inoltre gli scienziati hanno riscontrato un alto rischio di esiti negativi per la salute anche per un consumo di alcol basso, di circa 6 grammi al giorno.

Alla luce di ciò è importante anche per gli uomini rivedere le proprie abitudini alimentari, riducendo il consumo di alcol al minimo, poiché questa è sempre la migliore politica di prevenzione.

“Lo studio suggerisce come il rischio di sviluppare malattia epatica in età avanzata, dipenda dal consumo di alcol in giovane età e che sia probabile che l’aumentato rischio dipenda da una esposizione più prolungata rispetto a quanto si inizia a bere più tardi nella vita – ha commentato lo specialista -. Pertanto, è possibile che i livelli raccomandati in passato, per un’assunzione sicura di alcol debbano essere rivisti e questo avrà chiare implicazioni per i processi decisionali sulla salute. Vorrei ricordare però, che nonostante questo, ci sono persone che bevono quotidianamente anche discrete quantità di alcolici senza dimostrare segni evidenti di malattia epatica poiché è probabile che esistano fattori genetici ed ambientali che permettano al fegato di non ammalarsi”.

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