Vizi e virtù dell’acqua minerale

Bere tanta acqua e senza aspettare di avere sete: questo è quanto consigliano gli esperti. Ma le acque minerali non sono tutte uguali. Ci sono quelle frizzanti, quelle naturali, quelle ricche di sali, quelle leggere e quant’altro. Da poco, inoltre, è stata diffusa anche una ‘carta delle acque’ che, sulla falsariga di quella dei vini, consiglia l’acqua migliore per certe pietanze per ribadire che un’acqua non vale l’altra anche per quanto riguarda il gusto. Dal punto di vista medico, quindi, come scegliere quella più adatta al proprio organismo? E come capirne la composizione? Chiediamo qualche consiglio al prof. Giorgio Graziani, responsabile del reparto di Nefrologia di Humanitas.

Innanzitutto, perché l’acqua è così importante?
“Il nostro corpo è formato per il 60% del peso da acqua (alla nascita addirittura il 75%). Questo ne fa una componente essenziale del nostro organismo, fondamentale per le funzioni considerando che è presente in tutte le cellule e in tutti i tessuti, scheletro compreso, e che costituisce circa il 55% del sangue circolante. Per questo, perderne anche solo il 10 per cento porta all’incapacità di qualsiasi attività fisica. La quantità di acqua che deve essere assunta quotidianamente varia molto a seconda delle condizioni costituzionali, del clima e dello stato di salute o malattia.
Per esempio, l’assunzione di un’elevata quantità di acqua da parte di un cardiopatico o di un anziano con un rene senile dotato di scarsa riserva funzionale rischia di provocare un’inflazione idrica dell’organismo con elevato rischio di scompenso cardiaco. D’altra parte, però, ci sono anziani che non avvertono il senso di sete e non bevono neanche nella stagione estiva, rischiando di morire, specie se vivono soli.
Un’aumentata assunzione di acqua e sali, invece, è raccomandata agli sportivi nel corso della performance, soprattutto nella stagione estiva. Insomma, l’apporto idrico giornaliero è una variabile da valutare caso per caso”.

Quali consigli può dare nella scelta dell’acqua?
“Le acque minerali possono essere suddivise in oligominerali, che contengono pochi sali, soprattutto sono povere di sali minerali e sono indicate per le persone abituali portatrici di calcoli che devono ottenere la massima diluizione di sali (calcio, ossalato, fosfato, acido urico), che favoriscono la precipitazione dei cristalli e la formazione dei calcoli. Le acque minerali ricche di sali, invece, sono adatte per tutta la restante popolazione.
Un consumo di acqua superiore alla norma è indicato soprattutto per le persone (in particolare di sesso femminile) che presentano frequenti infezioni urinarie. Oltretutto l’acqua combatte efficacemente la stitichezza in modo naturale. Per contrastare l’acidità e migliorare la digestione, poi, sono da preferire le acque alcaline che, inoltre, sono indicate se si soffre di gotta o di litiasi da acido urico. Un discorso a parte meritano le acque calciche, ricchissime di calcio, un elemento necessario per la formazione del tessuto osseo. Per questo sono consigliate sia durante la gravidanza sia in età avanzata per combattere l’osteoporosi e possono essere utili per l’alimentazione del neonato”.

Acqua gassata o naturale: quale preferire?
“La scelta tra l’una e l’altra è pressoché indifferente. L’acqua gassata contiene in più solo dell’anidride carbonica che viene facilmente digerita dal nostro stomaco. Bere, però, molta acqua gassata provoca dilatazione gastrica e può dare fastidio e far sentire appesantiti soprattutto se si svolge attività fisica”.

E’ vero che bere tanto è utile per ‘lavare i reni’?
“Quest’affermazione non ha alcun fondamento: i reni sono organi perfettamente in grado di concentrare o diluire le urine a seconda della situazione ambientale di deprivazione idrica o di inflazione idrosalina”.

LA CLASSIFICAZIONE DELL’ACQUA
Le acque sono classificate per legge in base al residuo fisso a 180°, ossia il contenuto totale di minerali ottenuto dall’evaporazione di un litro di acqua. Questo valore è espresso il milligrammi per litro (mg/l) e deve essere riportato sull’etichetta. Quindi, a seconda della quantità di sali disciolti in essa, l’acqua si distingue in:
minimamente mineralizzata: quando ha un ‘residuo fisso a 180°’ inferiore a 50 milligrammi per litro
oligominerale o leggermente mineralizzata: quando ha un ‘residuo fisso a 180°’ compreso tra 50 e 500 milligrammi per litro. Rappresenta il 56 per cento delle acque presenti sul mercato italiano (le cosiddette acque ‘leggere’), ha l’effetto di stimolare la diuresi, eliminando le tossine e depurando l’organismo
ricca in sali: quando ha un ‘residuo fisso a 180°’ superiore a 1.500 milligrammi per litro.
mediominerale: quando ha un ‘residuo fisso a 180°’ compreso tra 500 e 1.500 milligrammi per litro. Quest’acqua ha caratteristiche simili alla oligominerale, ma non è compresa nella normativa.

Le acque si classificano anche in base agli ioni (i sali) di minerali predominanti. L’etichetta riporta il nome e la quantità di quelli presenti:
bicarbonate: gli ioni di bicarbonato (HCO3) superano i 600 mg/l
solfate: gli ioni di solfato (SO4) superano i 200mg/l
calciche: gli ioni di calcio (Ca) superano i 150 mg/l
magnesiache: gli ioni di magnesio (Mg) superano i 50 mg/l
fluorate: gli ioni di fluoro (F) superano l’1 mg/l
ferruginose: gli ioni di ferro (Fe) superano l’1 mg/l
sodiche: gli ioni di sodio (Na) superano i 200 mg/l
iposodiche: gli ioni di sodio (Na) non superano i 20 mg/l.

A cura di Lucrezia Zaccaria

Redazione Humanitas Salute: