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Benessere

Stress da super lavoro, fai attenzione a questi segnali

27/06/2018

 

Nella nostra società frenetica e sempre di corsa è facile pensare allo stress da super lavoro come a un’inevitabile condizione da cui non si può sfuggire. Una dose minima di stress può anche essere salutare e fornire il ​​giusto carburante per renderci ancora più capaci in quello che facciamo. Il cosiddetto “burnout”, un vero e proprio collasso emotivo ed energetico dovuto al troppo impegno lavorativo, uccide la motivazione al lavoro ed è pericoloso per la nostra salute. Ne parliamo con la psicoterapeuta di Humanitas Agnese Rossi.

 

Quando lo stress è prolungato

Ci sono due forme di stress: la prima è l’eustress, che consiste in un’attivazione fisiologica e psichica che mettiamo in atto in situazioni di emergenza e che ci permette di dare il meglio di noi dal punto di vista della concentrazione, dell’attenzione e dell’investimento delle nostre risorse verso il raggiungimento di un obiettivo.

La seconda è il distress, ossia uno stress prolungato, acuto e costante, che comporta una sofferenza psico-fisica la quale si manifesta con ansia, insicurezza, paure, timore di perdere il controllo di noi e di ciò che ci circonda e con sintomi somatici. Può attivarsi quando viviamo eventi traumatici, per esempio quando ci viene comunicata la diagnosi di una malattia importante o un cambiamento radicale e spiacevole, come la perdita del lavoro o la fine di una relazione affettiva, un lutto, la malattia di un familiare.

A volte però, anche i cambiamenti che scegliamo consapevolmente, come la nascita di un figlio, un trasloco, un nuovo lavoro, hanno una potenziale influenza patogena: dipende dal significato che ognuno di noi dà a questi eventi e a quali modalità mettiamo in atto per affrontarli.

 

E il burn-out in cosa consiste?

La sindrome del burnout, che letteralmente significa “bruciato, fuso, esaurito”, deriva da una risposta prolungata e intensa allo stress da lavoro nel momento in cui una persona viene prosciugata dal carico di obblighi e compiti da svolgere.

E’ un particolare tipo di distress che si presenta soprattutto in lavori che implicano un forte coinvolgimento emotivo (professioni sanitarie, lavori nel sociale…). Questa condizione si manifesta con la difficoltà di adattarsi ai cambiamenti e di affrontare le conseguenze che l’evento stressante implica, con sensazioni di maggiore vulnerabilità e peggioramento della qualità della vita, anche dal punto di vista relazionale e sociale.

 

Ecco alcuni segnali da non sottovalutare se ci sentiamo a rischio:

Il burn out si manifesta con sintomi fisici:

  • stanchezza generalizzata
  • tensione muscolare
  • cefalea
  • disturbi della pelle, intestinali, gastrici
  • inappetenza o alimentazione disordinata
  • insonnia

e psichici:

  • Declino delle prestazioni lavorative
  • Riduzione dell’efficienza del proprio lavoro
  • Perdita di fiducia nelle proprie capacità
  • Distacco, disinteresse e insoddisfazione
  • Senso di impotenza, di frustrazione, fallimento
  • Perdita di interesse, isolamento, chiusura
  • Ansia, attacchi di panico, note depressive

 

E’ possibile prevenire questo disturbo?

Per prima cosa è importante essere consapevoli (a volte siamo sommersi e non ce ne rendiamo conto) che stiamo vivendo un momento della nostra vita che richiede particolare sforzi, soprattutto emotivi, e ascoltare come il nostro corpo reagisce a questa richiesta.

Ricordiamoci che il corpo non mente, quindi se percepiamo anche solo alcuni dei sintomi sopra elencati, fermiamoci e chiediamoci se stiamo investendo in modo creativo e costruttivo le nostre risorse e se riusciamo a dare senso a ciò che ci sta succedendo, integrandolo gradualmente nella nostra quotidianità.

E’ importante riconoscere le emozioni che ci ostacolano nelle relazioni o creano conflitti che accentuano lo stress (rabbia, rancore, apatia…) e comunicare e condividere questi vissuti emotivi con le persone che ci sanno ascoltare in profondità.

Se tutto questo diventa difficile da gestire, è importante richiedere un supporto psicologico, con l’obiettivo di rinforzare le nostre risorse adattive.

 

Un buon allenamento

Dobbiamo allenarci (ed educare i figli fin da piccoli a farlo) a rinforzare le nostre capacità creative nella gestione dei cambiamenti, a tollerare le frustrazioni, ad elaborare meccanismi di difesa costruttivi, ad integrare la vita emotiva con quella cognitiva (non solo razionalizzare) e trovare tra di loro un equilibrio, imparando ad ascoltare il nostro mondo interiore.

Se il lavoro invade con irruenza la nostra vita privata, è necessario tracciare una linea netta di confine e ridare spazio alle relazioni, a ciò che ci rilassa e ci soddisfa e scollegarci dai dispositivi elettronici che rischiano di tenerci ininterrotamente in contatto col lavoro, senza pause sane e ricaricanti.

 

Cambiare la prospettiva

Infine per prevenire e combattere il burnout è necessario prendersi cura di sé. Mantenere sane abitudini come esercizio fisico, alimentazione corretta, legami interpersonali gratificanti e limitare l’uso di soluzioni “rapide” allo stress come l’alcol, la nicotina o l’uso di droghe o ogni forma di abuso, che rischia di diventare dipendenza.

 

Talvolta è necessario rivedere il nostro modo di rapportarci al lavoro: chiediamoci che cosa di esso ci soddisfa e ci gratifica, cosa ci motiva e ci arricchisce e cerchiamo di investire le nostre energie in questa direzione. Infine rivediamo quante ore al giorno dedichiamo al lavoro, ricordandoci che a volte, anche se fuori dall’ufficio, la nostra mente può continuare a lavorare, a volte anche di notte, ostacolando un buon equilibrio tra qualità del sonno e della veglia.

 

Se la mole di lavoro che affrontiamo quotidianamente è sfuggita di mano potrebbe essere il momento di prendere in considerazione un cambiamento positivo, un nuovo modo di collaborare con i colleghi o parlare con un superiore di carichi di lavoro, ruoli e mansioni.

 

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