La salute dei tendini è strettamente correlata alla salute generale dell’organismo. Per questo motivo, sottoporsi tempestivamente a una visita medica in caso di dolore o infiammazione persistente a livello dei tendini, potrebbe condurre a scoprire patologie che il paziente ignora.
«Oggigiorno numerosi studi scientifici stanno facendo luce sull’importanza dell’aspetto “biologico” dei tendini oltre a quello puramente “meccanico”, sulle loro potenzialità di autoriparazione-rigenerazione, così come sulle connessioni delicate che essi hanno con il resto del corpo», spiega la dottoressa Maria Cristina D’Agostino, Responsabile del Centro Onde d’Urto di Humanitas.
Tendini, non più “Cenerentole” del corpo umano
Sottovalutati, fin quando non arriva il “crac” che impone lo stop, i tendini rivestono un ruolo fondamentale, non solo dal punto di vista anatomico, ma anche biologico e funzionale.
«Essi si trovano in una posizione anatomica critica dal punto di vista biomeccanico, posti tra il muscolo che si contrae attivamente e le ossa (“leve” nel movimento) – dice ancora la specialista –. Sappiamo anche che il tendine è una struttura “viva”, formata non solo da collagene e grandi molecole (che costituiscono la matrice extracellulare), ma anche da cellule altamente specializzate (i tenociti), responsabili, in ultima istanza, del mantenimento dello stato di buona salute dei tendini stessi, attraverso un continuo rinnovamento della matrice, che è controllato sia da fattori di ordine biomeccanico (per esempio il loro utilizzo in corso di esercizio fisico), sia da influenze di tipo ormonale e metabolico. In condizioni fisiologiche, il buono stato di salute dei tendini può essere considerato come un delicato “equilibrio”, che va quindi ripristinato – continua la dottoressa D’Agostino – ogni qualvolta vi sia un insulto di tipo traumatico o una patologia di altra natura. Fortunatamente, qualche anno fa, sono state individuate anche a livello dei tendini le cellule staminali, che sono in grado di rimpiazzare le cellule danneggiate, al fine di ripristinare il fisiologico e corretto funzionamento dei tendini a livello metabolico e strutturale».
Tendini, la connessione con le altre patologie
Queste ricerche stanno facendo emergere quanto sia importante un approccio terapeutico a “360 gradi”, per la cura delle malattie dei tendini. In altri termini: si deve pensare al paziente come individuo nel suo insieme, e non solo al suo tendine.
«I dati confermano che i tendini si ammalano se il corpo si ammala – continua l’esperta – e alcune patologie, che all’apparenza non hanno una relazione diretta con la salute dei tendini stessi, ne influenzano l’equilibrio». Tendinopatie e le stesse rotture spontanee dei tendini, come quella così frequente del tendine d’Achille, potrebbero avere come concausa una patologia dismetabolica.
«La cura delle patologie tendinee non può essere scollegata pertanto da una valutazione globale del paziente – spiega ancora la specialista – perché concentrandosi soltanto sulla terapia del tendine si rischia di non raggiungere in tempi rapidi gli obiettivi di guarigione. Grazie agli studi più recenti in questo campo, il nostro sguardo clinico è oggi capace di allargarsi anche alla diagnosi di altre patologie: non è infrequente, infatti, che il paziente affetto da tendinopatia possa soffrire di disfunzioni della tiroide, di diabete, di ipercolesterolemia (ovvero di “colesterolo alto”), di gotta e, naturalmente di patologie su base autoimmune. Alla luce di tutto ciò, prevenzione e diagnosi precoce, così come un corretto e completo approccio terapeutico – conclude l’esperta – sono armi fondamentali per proteggersi da patologie che possono incidere sul movimento e sul nostro apparato muscolo – scheletrico, così come anche sul fisico in generale».
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