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Benessere

I raggi solari abbassano la pressione?

13/08/2014

Un gruppo di ricercatori delle Università di Southampton e di Edimburgo ha ipotizzato, in uno studio pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology, che i raggi solari abbiano un effetto benefico sull’organismo, contribuendo ad abbassare la pressione e diminuendo così il rischio di eventi cardiovascolari. Con l’aiuto del professor Raffaello Furlan, cardiologo, internista e Responsabile di Clinica Medica in Humanitas, proviamo a indagare questo meccanismo.

Questo studio presenta degli aspetti interessanti e ipotizza che la cute possa essere implicata nel controllo cardiovascolare. I ricercatori hanno esposto 24 individui sani alla luce dei raggi UV per venti minuti. L’entità dell’irradiazione equivaleva all’esposizione alla luce solare naturale per trenta minuti a mezzogiorno in una giornata soleggiata in un Paese del sud dell’Europa.

La produzione dell’ossido nitrico

Il meccanismo ipotizzato dagli autori britannici con cui la luce solare e in particolare i raggi ultravioletti (UV) agirebbero è il seguente: i raggi UV avrebbero la capacità di agire sui nitriti e i nitrati contenuti nella pelle umana trasformandoli in ossido nitrico. Questo è un potente vasodilatatore e il suo incremento nel sangue contribuirebbe ad abbassare la pressione. Secondo gli autori l’effetto benefico finale sarebbe addirittura quello di ridurre il rischio cardiovascolare e di insorgenza di stroke nei soggetti che possono esporsi al sole grazie all’azione ipotensiva.

Gli studiosi si sono avvalsi di alcuni dati: ad esempio in estate, i valori della pressione sistolica e diastolica sono più bassi rispetto al periodo invernale nei soggetti con ipertensione arteriosa moderata. Inoltre, ci sono dati che suggeriscono che nei Paesi nordici vi sia un’incidenza più alta di individui con ipertensione arteriosa rispetto ai Paesi del sud dell’Europa.

Gli autori di questo studio ipotizzano che nei mesi estivi l’effetto ipotensivo dei raggi UV sia maggiore perché nel nostro emisfero l’efficacia della luce solare sulla cute avverrebbe con un’incidenza più perpendicolare rispetto a quanto avviene nei mesi invernali, quando invece gli UV raggiungono la Terra più tangenzialmente e provocherebbe quindi una minor liberazione di ossido nitrico dalla cute. Un simile meccanismo spiegherebbe la diminuzione dell’effetto ipotensivo degli UV con l’aumentare della latitudine del Paese, cioè della sua distanza dall’Equatore.

I raggi UV dunque avrebbero un effetto minore sulla pressione arteriosa in inverno e al nord perché diminuiscono in intensità nei mesi invernali e in relazione all‘aumento della latitudine.

Benefici e rischi: il giusto equilibrio

Gli autori dello studio sottolineano come l’esposizione solare sia importante e possa avere preziosi benefici in ambito cardiovascolare. Auspicano che le politiche sanitarie ne tengano conto e riescano a equilibrare la necessaria protezione della pelle dai raggi UV (per il rischio melanoma e non solo) con gli effetti positivi che i raggi del sole possono avere sull’apparato cardiovascolare.

 

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