Lenti a contatto per misurare la glicemia

Il noto marchio sta testando delle speciali lenti a contatto pensate per misurare i livelli di zucchero nelle lacrime ricorrendo a un chip wireless e a un sensore di glucosio miniaturizzato. Si tratta ancora di prototipi, ma questa tecnologia apre nuove strade per la gestione del diabete? L’abbiamo chiesto ai professionisti di Humanitas.

Come si misura la glicemia

Per monitorare in maniera corretta il compenso metabolico nel paziente affetto da diabete vi sono due modi: il monitoraggio dell’emoglobina glicata (ogni 4/6 mesi mediante un esame del sangue) e l’automonitoraggio della glicemia mediante una puntura a un polpastrello per mezzo di appositi dispositivi che rilevano da una goccia di sangue i livelli di zucchero nel sangue. Il monitoraggio della glicemia capillare viene consigliato ai pazienti diabetici in base al tipo di diabete (tipo 2, tipo 1) o in relazione alla terapia assunta e in alcuni casi queste punture vanno fatte anche più volte al giorno. Una ripetitività che rende questa operazione fastidiosa, senza contare il dolore che talvolta può derivare dalla puntura stessa.

La tecnologia a supporto della gestione del diabete

I pazienti dunque chiedono spesso soluzioni alternative e visto l’alto numero di diabetici (in Italia più di tre milioni di persone; con una previsione per il 2030 di 438 milioni di diabetici nel mondo) c’è molto movimento intorno alla patologia con nuove proposte in termini di gestione e di terapia. Si sono fatti negli anni molti passi avanti: abbiamo microinfusori di insulina sempre più piccoli, maneggevoli e sofisticati e dispositivi per il monitoraggio della glicemia altamente tecnologici e meno dolorosi.

Già nel 2011 era apparso uno studio che riguardava un dispositivo composto da un sensore elettrochimico che misurava i livelli di glucosio nel liquido lacrimale, e facendo riferimento al prototipo di lenti a contatto di Google, credo che possa rappresentare un potenziale sostituto non invasivo per la misurazione della glicemia.
Il dispositivo (biosensore) si basa su una reazione elettrochimica enzimatica che converte segnali elettrochimici in dati digitali inviati a un sensore (wireless) che in tempo reale permetterebbe all’utente di conoscere il suo livello glicemico. Il tutto in un chip di 0.5 per 2 mm.
Si tratta di un’innovazione interessante ma occorrerà del tempo per capire se è realizzabile e a quali costi (in questo periodo di spending review). Saranno ovviamente necessari studi validati: prima di proporre nuovi dispositivi ai pazienti infatti occorrono salde certezze rispetto alla loro utilità e sicurezza.

 

 

 

 

Redazione Humanitas Salute: