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Benessere

Misurare la circonferenza vita è meglio del BMI?

10/09/2013

Una ricerca condotta dai Centers for Disease Control and Prevention su quasi tre milioni di americani mette in luce come in media le persone sovrappeso vivano più a lungo di quelle in linea. Sembra paradossale, tutto però diventa più plausibile se si considera come si arriva ad affermare che un soggetto è in “sovrappeso”. L’obesità è comunque un fattore di rischio per la salute, come precisa un editoriale su Science (e su questo fatto non vi sono dubbi!) ma punta il dito contro il modo con cui questa obesità, o sovrappeso, viene calcolata: attraverso l’indice di massa corporea appunto.

Quando il BMI è utile

Come ci spiegano i professionisti di Humanitas, da un punto di vista clinico il valore del BMI era già stato messo in dubbio: ha senso nel valutare gruppi di popolazione per particolari studi, ma per il singolo individuo non è appropriato.
L’indice di massa corporea si calcola dividendo peso per statura al quadrato, espressa in metri. Non tiene però conto dei fattori determinanti un dato peso che non necessariamente deriva da un aumento di massa grassa, ma che può anche provenire da un incremento di massa muscolare, in soggetti per esempio che si dedicano costantemente all’attività fisica.

L’importanza della circonferenza vita

Per determinare il rischio cardiovascolare o metabolico è meglio ricorrere alla circonferenza vita, i cui valori di riferimento sono diversi per uomini e donne. Negli uomini una circonferenza vita minore di 94 va bene, tra 94 e 102 merita attenzione, mentre oltre 102 evidenzia un rischio; nelle donne invece  oltre 88 rappresenta un rischio cardio-metabolico,  tra 80 e 88 accende un campanello d’allarme,  al di sotto di 80 non crea problemi.
Questo semplice valore si rivela molto importante e funzionale: un aumento della circonferenza vita è determinato prevalentemente da un aumento di massa grassa non solo a livello sottocutaneo, ma anche viscerale. Molti studi inoltre hanno dimostrato come questo si associ a un reale aumento del rischio per moltissime patologie (cardiovascolari, metaboliche, oncologiche, ecc).

 

Il peso non è tutto

Lo studio pubblicato su Science inoltre aggiunge un altro dettaglio molto interessante: persone con un BMI alto (quindi ritenute in sovrappeso, ma magari semplicemente con una massa muscolare maggiore) ma fisicamente attive erano più sane di soggetti grassi o magri ma sedentari. Inoltre diventa essenziale anche tenere presente il quadro metabolico (livelli di colesterolo, trigliceridi, glicemia, insulina, ecc). È il cosiddetto paradosso americano del fat and fit: non conta solo il peso, ma anche lo stile di vita e in particolare quanto ci si dedica all’attività fisica. Fare movimento, infatti riduce la massa grassa e aumenta quella magra, migliora il profilo metabolico, immunologico e neurovegetativo. Occorre comunque eseguire attività in modo adeguato a seconda delle proprie caratteristiche cliniche e obiettivi. La valutazione dello stato fisico di una persona deve tenere conto molto di più che non solo del peso e statura, bensì di diversi parametri: sicuramente la circonferenza vita e alcuni parametri metabolici (bastano semplici esami del sangue), utili poi anche altri parametri più specialistici come  la percentuale di massa grassa e quella di massa muscolare (per farlo è sufficiente sottoporre il paziente a un test impedenziometrico che, pur avendo limiti, è in grado di fornire utili informazioni) e la quantificazione dello stato di allenamento fisico(calcolando con appositi test il consumo di ossigeno durante l’esecuzione di un esercizio fisico massimale).

 

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