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Benessere

Tutte le cause della calcolosi urinaria

27/05/2008

Si tratta di una patologia molto frequente, che colpisce dal 6 al 9 per cento della popolazione italiana e che non sempre necessita di trattamento chirurgico. Vediamo che cosa sono i calcoli e come e perché si formano con il dott. Guido Giusti, responsabile dello Stone Center dell’Unità Operativa di Urologia di Humanitas, diretta dal prof. Pierpaolo Graziotti.

La formazione dei calcoli

“La calcolosi urinaria è una patologia molto frequente che colpisce, a seconda delle regioni italiane, dal 6 al 9% della popolazione. L’incidenza stimata è di circa 100.000 nuovi casi all’anno. Il calcolo è una massa dura che si sviluppa da cristalli che, dalle urine ‘sovrasature’, si separano e crescono fino a formarlo già all’interno dei tubuli renali (strutture all’interno del rene). Normalmente nelle urine si concentra una quantità di sostanze chimiche che partecipano alla formazione dei cristalli (in termini tecnici queste sostanze vengono chiamate promotrici), contrastate da altre sostanze chimiche che inibiscono la precipitazione dei cristalli delle sostanze promotrici (queste ultime vengono chiamate inibitrici). È il gioco tra inibitori e promotori che impedisce in condizioni normali, cioè in soggetti sani, la formazione dei calcoli renali, anche in condizioni critiche. La formazione di calcoli è lo stesso processo chimico che comporta la precipitazione dello zucchero nella tazzina di caffè: se la sostanza contenuta nelle urine è più concentrata del normale, rischia di precipitare. Questo non avviene nei soggetti sani perché nelle urine ci sono delle sostanze che contrastano in maniera efficace la cristallizzazione”.

Cinque tipi di calcoli

“I calcoli renali possono essere costituiti da varie componenti chimiche, singole o in combinazione:

  • la maggior parte dei calcoli, nel mondo occidentale, è costituita da ossalato di calcio, rappresentano il 90% dei casi e sono radiopachi;
  • meno frequenti, ma sempre radioopachi, sono quelli di fosfato di calcio;
  • quelli di acido urico, sempre più frequenti in questi ultimi anni, sono radiotrasparenti (cioè invisibili nelle radiografie standard) e presentano la caratteristica favorevole di sciogliersi completamente solo alcalinizzando le urine con una banale terapia per via orale, senza dover ricorrere alla chirurgia;
  • quelli di cistina, per fortuna assai rari, spesso si manifestano fin dall’infanzia in pazienti portatori di una condizione patologica ereditaria definita cistinuria, spesso causano calcolosi complesse e voluminose, difficili da trattare;
  • capitolo a parte meritano i calcoli generati dalle infezioni delle vie urinarie, provocati da batteri che producono una matrice proteica che facilita la precipitazione dei sali disciolti nelle urine.

Nella maggior parte dei casi i calcoli sono causati da un aumento della concentrazione di calcio nelle urine provocato da fattori esterni, quali un’alimentazione ricca di calcio o povera di liquidi, senza che sia presente una patologia scatenante. Causa meno frequente di calcoli è l’iperparatiroidismo, cioè una produzione eccessiva di paratormone da parte delle ghiandole paratiroidi. In questo caso si ha un tasso di calcio nel sangue costantemente elevato, calcio che arriva quindi nel rene causando una sovrasaturazione persistente con conseguente formazione cronica di calcoli, anche di enormi dimensioni’’.

Quando intervenire chirurgicamente

“L’approccio terapeutico alla calcolosi urinaria dipende dalle dimensioni del calcolo e dal punto in cui si trova. In questo caso il calcolo provoca la cosiddetta colica renale, un dolore molto forte spesso associato a nausea. Se il calcolo non viene espulso con conseguente risoluzione dell’ostruzione urinaria, le coliche possono recidivare. Una complicanza frequente, associata al ristagno della urine, è un’infezione delle vie urinarie che necessita di trattamento medico e chirurgico d’urgenza. Circa il 90% dei casi di calcolosi necessita solo della terapia medica per risolvere il dolore, in quanto sono suscettibili di espulsione spontanea. In linea di massima un calcolo può essere espulso con facilità se non supera i 5 mm di diametro. Se il calcolo è posizionato nel rene e rimane di piccole dimensioni può anche non causare alcun disturbo, soprattutto se si trova nel calice inferiore. Se aumenta di dimensioni può invece provocare stasi urinaria e dolore e deve quindi essere rimosso”.

A cura di Elena Villa

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