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Stagioni

Pollinosi: una scomoda compagna

27/05/2002

Frequentare parchi e giardini in questi periodo è un’occasione per passare piacevoli momenti all’aria aperta. Ma le allergie ai pollini e alle piante possono trasformare questi momenti in crisi più o meno forti. In cosa consistono, quanti ne sono colpiti e cosa sono le allergie crociate. La parola agli specialisti di Humanitas: il dottor Michele Ciccarelli, responsabile della sezione di Pneumologia e Allergologia, e le dottoresse Lucia Testoni e Antonella Lecchi, specialiste in Allergologia e Immunologia clinica.

Una risposta esagerata dell’organismo
“L’allergia – spiega il dottor Ciccarelli – non è altro che la risposta esagerata del nostro organismo a sostanze (gli allergeni) che sono innocue per la maggior parte delle persone. Questa reazione è causata dalla formazione nell’organismo di anticorpi specifici, le immunoglobuline E o IgE, che scatenano la reazione allergica contro sostanze che il corpo riconosce come estranee. Le allergie respiratorie ai pollini, definite pollinosi, si presentano con periodicità stagionale (durante la fioritura) nelle persone sensibili ai pollini. Esistono poi altre allergie respiratorie, che possono presentarsi in ogni periodo dell’anno, causate da allergeni perenni, come quelle agli acari della polvere, alle muffe, all’epitelio di cane e di gatto”.

Un fenomeno in crescita
“Tutte le allergie – specifica la dottoressa Testoni – hanno registrato un incremento progressivo, negli ultimi 10 anni, pari al 20% annuo, soprattutto nelle zone urbane e adiacenti alle città. Le pollinosi, in particolare, sono state aggravate da due fattori specifici: l’inquinamento atmosferico e l’effetto serra. Sembra infatti che gli allergeni vengano veicolati dall’inquinamento, la cui parte corpuscolare si lega al polline e si disperde nell’aria: aumenta così la concentrazione di pollini respirata. E’ solo quando piove che queste strutture aumentano di dimensioni e di peso e tendono a depositarsi al suolo, divenendo più difficilmente inalabili. L’altro fattore che sta rendendo più difficile la vita agli allergici è strettamente legato all’inquinamento ed è l’effetto serra: l’alterazione dei naturali ritmi delle stagioni ha innescato nelle piante un vero e proprio sistema di difesa, che le ha portate a produrre una maggiore quantità di pollini, per preservare la specie (i pollini, infatti, non sono altro che i gameti). Maggiore è la quantità dei pollini in circolazione, maggiore è la gravità dei sintomi collegati”.

Fenomeni collaterali: la polisensibilizzazione e le allergie crociate alimentari
“Alla maggior produzione di pollini – sottolinea la dottoressa Lecchi – è legato il fenomeno della polisensibilizzazione: il paziente diventa più facilmente allergico a più pollini oppure alle allergie stagionali si abbinano fenomeni allergici perenni. In questo modo si allunga il periodo in cui sono presenti i sintomi e, di conseguenza, si allunga anche il periodo di terapia. Alle allergie respiratorie, inoltre, si possono associare anche allergie crociate alimentari. I vegetali (frutta e verdura fresche) contengono proteine simili ai pollini di alcune piante: è sufficiente il contatto con la mucosa del naso o della bocca per scatenare una reazione allergica (prurito, eritema, edema delle labbra e della lingua), definita sindrome orale allergica. Poiché il calore rende inattive le proteine, è sufficiente consumare cotte frutta e verdura a cui si è allergici, per non correre rischi”.

Gli incroci “pericolosi”
Betullacee (betulla, nocciolo, ontano): mela, pera, nocciola, mandorla, nespola, pesca, ciliegia, albicocca, prugna, carota, sedano, prezzemolo, finocchio.
Graminacee: anguria, melone, arancia, kiwi, ciliegia, prugna, albicocca, pesca, pomodoro.
Urticacee (parietaria): basilico, ortica, ciliegia, gelso, melone.
Composite (ambrosia, girasole, dente di leone, camomilla, margherita, artemisia): cicoria, sedano, prezzemolo, carota, finocchio, miele, banana, castagna.

La diagnosi
“Le allergie ai pollini – continua la dottoressa Testoni – vanno diagnosticate innanzitutto con un’anamnesi accurata, in grado di fare chiarezza sul modo, le condizioni e la stagione in cui le reazioni allergiche si manifestano (i sintomi, la frequenza e la durata delle crisi) e sulla presenza in famiglia di disturbi allergici. Anche se l’allergia non può essere considerata una malattia ereditaria, esiste comunque una predisposizione familiare a sviluppare le allergie. I test diagnostici maggiormente utilizzati sono il Prick test e il Rast. Il Prick va effettuato sospendendo l’uso di antistaminici nei giorni precedenti (è infatti un test istamino-mediato, il cui risultato viene falsato dalla somministrazione di antistaminici). E’ un test cutaneo che consiste nel praticare sull’avambraccio una piccola puntura con una goccia di concentrato standard di diversi pollini; dopo circa 20 minuti si osservano le reazioni cutanee: la presenza di arrossamenti e gonfiore è segno di allergia alla sostanza. Se il Prick non fornisce risultati chiari (ad esempio indica una debole positività) o per altri motivi diagnostici si effettua il Rast, un esame del sangue che ricerca la presenza di IgE specifiche, cioè degli anticorpi specifici per i singoli allergeni”.

A cura di Elena Villa

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