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A B C dell’influenza “panamense”

09/01/2003

Nel corso di queste ultime feste, tra Natale e l’Epifania, si sono verificati i primi casi di influenza. Ma il picco più alto ci sarà tra qualche settimana e durerà per quasi un mese. Colpiti maggiormente i bambini, non dovrebbero correre rischi coloro che si sono vaccinati. La parola al dottor Maurizio Tommasini, responsabile della Medicina Generale ed Epatologia di Humanitas.

Dalle Americhe
Quest’anno il virus arriva da Panama, Paese dove si è manifestato per primo. Viaggia nell’aria e impiega parecchi mesi a giungere in Europa. Prima di arrivare in Italia si è già diffuso in Spagna e Francia, da noi il momento di massima diffusione si manifesterà tra qualche settimana. La diffusione del virus influenzale avviene con molta rapidità passando facilmente da persona a persona poiché il contagio avviene attraverso l’aria espirata dalle persone infette. Ecco perché in questi giorni si contano più vittime: i baci e gli abbracci scambiati durante le feste hanno sicuramente aiutato il virus a diffondersi in un gran numero di persone.

Come si riconosce l’influenza?
Si presenta con una condizione di malessere generale L’influenza colpisce principalmente le vie aeree, come naso, bronchi e polmoni, ma può attaccare tutto l’organismo, diffondendosi in ogni organo. I sintomi principali sono febbre alta, raffreddore e tosse, tuttavia non è raro che si manifestino anche altri disturbi. In particolare mal di testa, gastriti, diarrea, dolori muscolari e articolari, in grado di peggiorare la situazione. In entrambi i casi è opportuno consultare un medico alla comparsa dei primi segnali.

Come si cura?
Consiglio numero uno: stare a casa per evitare di trasmettere e diffondere ulteriormente l’epidemia.
Considerato che l’influenza è una malattia che guarisce spontaneamente nella grande maggioranza dei casi, non è necessario assumere alcun medicinale, fatta eccezione per i farmaci antipiretici sempre su indicazione del medico. Pertanto rimanere al caldo, adottare una dieta leggera e cercare di bere molto (la febbre alta provoca disidratazione) per tutto il periodo di decorso dell’influenza che può essere dai tre fino ai nove giorni. Si ricorre agli antibiotici solo se si presentino altre infezioni, sovrapposte al virus influenzale, che possono causare, per esempio, polmoniti.

Vaccino e antivirali: due armi contro l’influenza
Sono farmaci in commercio solo da qualche anno e studiati specificamente per combattere il virus influenzale. Sono efficaci però solo se presi nei primissimi stadi della malattia e comunque non oltre le 24 ore. Per questo è importante che l’influenza sia riconosciuta dal medico già dai primi segnali. La difficoltà di riconoscere la vera influenza da una forma parainfluenzale, per cui gli antivirali non hanno nessuna efficacia, è dovuta al fatto che in uno stadio iniziale entrambe le malattie presentano sintomi molto simili. Anche per questo motivo si consiglia l’utilizzo di questi farmaci specialmente alle persone per le quali l’influenza può rappresentare un rischio di peggioramento delle condizioni di salute generali. Persone, cioè, che presentano malattie croniche gravi o oncologiche che non possono essere vaccinate o non hanno risposto alla vaccinazione.
Un rimedio sicuramente valido è il vaccino consigliato in particolare ad alcune categorie di persone deboli che sono più a rischio di avere complicanze gravi dovute all’influenza. Si tratta degli anziani, malati cronici di cuore, di reni, di fegato, di tumore. Inoltre, si consiglia la vaccinazione anche a chi svolge un lavoro a contatto con il pubblico. Però bisogna programmarsi in anticipo perché il tempo utile per la vaccinazione coincide coi mesi precedenti lo scoppio della diffusione del virus, cioè di norma da ottobre fino a novembre.

A cura di Lucia Giaculli

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