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Benessere

La camomilla cura la congiuntivite?

31/01/2020

I rimedi della nonna, che da sempre ci vengono tramandati in famiglia, non sono sempre (anzi, quasi mai) il modo migliore per prendersi cura della propria salute. Se alcuni, infatti, possono anche essere considerati utili, non dobbiamo dimenticare che il ricorso a essi si è diffuso in epoche nella quali gli strumenti diagnostici e i farmaci disponibili erano estremamente limitati.

Purtroppo si dimentica che molte patologie oculari gravi oggi, diversamente dal passato, possono essere prevenute o se curate in tempo, guarite senza conseguenze per il paziente.

Uno dei più famosi riguarda la camomilla come cura per la congiuntivite; ma è davvero efficace? Ne parliamo con il dottor Pietro Rosetta, Responsabile di oculistica in Humanitas San Pio X.

 

“Una bustina di camomilla sugli occhi è ottima per la congiuntivite”

In realtà si tratta di un falso mito, e per quanto su internet sia possibile trovare numerosi articoli su questo rimedio, l’uso di impacchi di camomilla potrebbe essere controproducente o dannoso.

Innanzitutto, la diagnosi di congiuntivite deve essere effettuata da uno specialista; un arrossamento intenso degli occhi e una lacrimazione copiosa sono sintomi comuni a diverse patologie che possono interessare altri tessuti oculari come la cornea, la sclera, il corpo ciliare e le vie lacrimali; in molti casi un ricorso tardivo alla terapia indicata può essere causa di danni permanenti alla vista.

Inoltre, nel caso in cui l’acqua con la quale si prepara l’infuso sia contaminata, o per esempio se nell’impacco rimanessero piccoli resti della camomilla utilizzata, la soluzione potrebbe non essere del tutto sterile. E una soluzione non sterile è il presupposto fondamentale per peggiorare l’infiammazione agli occhi.

Riconoscere i sintomi della congiuntivite

La congiuntivite è la più diffusa tra le malattie infiammatorie degli occhi. Il nome deriva dalla congiuntiva, lo strato mucoso più esterno dell’occhio, che protegge il bulbo oculare e le palpebre. Essendo la zona più esposta agli agenti esterni, può contrarre facilmente infezioni batteriche o virali e infiammarsi.

Sospettare la congiuntivite è possibile. Tra i sintomi ci sono l’ipersensibilità alla luce, un’eccessiva lacrimazione, un bruciore o un prurito agli occhi, difficoltà a tenere l’occhio troppo aperto e la produzione di secrezioni nella zona della congiuntiva.

Spesso la congiuntivite può subentrare come conseguenza a un raffreddore particolarmente intenso. Ciò avviene proprio perché gli stessi agenti patogeni del raffreddore possono infiammare l’occhio.

La cosa migliore e più sicura è, comunque, quella di rivolgersi sempre al proprio medico per la diagnosi. Non dobbiamo dimenticare che l’assunzione di rimedi terapeutici inappropriati, magari per una diagnosi errata, non solo non sono di alcuna utilità ma possono incoraggiare la progressione della patologia, come nel caso di un’infezione della cornea o di un’uveite.

 

Altri rimedi naturali da evitare

La camomilla, tuttavia, non è il solo rimedio della nonna a essere raccomandato per la cura dei nostri occhi. È fatto sostenuto da molti, per esempio, che il cetriolo aiuterebbe contro la congiuntivite, ma per quanto questo ortaggio abbia un effetto rinfrescante, e possa quindi per alcuni minuti alleviare il bruciore, è fortemente sconsigliata la sua applicazione in caso di infiammazioni oculari.

Un altro mito da sfatare è quello che, secondo alcuni, farebbe bene strofinare chiavi e anelli sull’infiammazione. Anche in questo caso, però, si tratta soltanto di una diceria, poiché in nessun modo il metallo di un anello potrà contrastare un’infiammazione di natura virale o batterica, e anzi, l’anello o la chiave in questione non sarebbero sicuramente sterili.

Da evitare anche il succo di limone: sebbene alcuni sostengano che possa essere efficace, il limone può alterare l’acidità dell’ambiente lacrimale e quindi se ne sconsiglia assolutamente l’applicazione agli occhi.

 

Come curare la congiuntivite?

Individuare la causa della congiuntivite è il presupposto fondamentale e soltanto il medico oculista, mediante un esame accurato, integrato con la diagnostica opportuna può giungere alla diagnosi. Oggi ciò e possibile grazie all’esame colturale delle secrezioni o al riconoscimento del DNA nativo di batteri e virus, oppure utilizzando strumenti come i topo-aberrometri in combinata con particolari colorazioni della superficie oculare.

Nel caso si tratti di un’infezione batterica per esempio, l’antibiogramma fornitoci dal laboratorio analisi fornisce indicazioni precise sull’antibiotico al quale il microbo individuato risulta più sensibile.

È necessario saper valutare criticamente le tradizioni che i nostri antenati ci hanno tramandato, rispettandole, ma distinguendo tra quelle realmente efficaci e quelle che si diffusero a causa di una medicina approssimativa.

 

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