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Benessere

Depressione, negli USA da Google un test per valutare i sintomi

21/12/2017

Nell’era della conoscenza digitale il web è diventato il principale strumento di ricerca di informazioni, anche di natura medica. Così Google, e gli altri motori di ricerca, vengono spesso interrogati su sintomi, malattie e trattamenti. Proprio Google, ma solo negli Stati Uniti, per incrementare il livello di conoscenza su una malattia mentale molto diffusa, la depressione, ha messo a disposizione la possibilità di svolgere un test con cui valutarne i sintomi. È una scala che è stata costruita per investigare e quantificare la presenza dei sintomi tipici della depressione che un individuo può avvertire. Essendo un semplice strumento di rating non è possibile in alcun caso fare una diagnosi con questo test. La diagnosi di depressione è unicamente clinica. In cosa consiste? Approfondiamo l’argomento con gli specialisti di Humanitas.

L’iniziativa

Digitando “depressione clinica” sulla versione per smartphone di Google tra i risultati della ricerca apparirà un pannello informativo che darà l’opportunità di eseguire il test, una versione ridotta del questionario PHQ-9. Si tratta del Patient health questionnaire 9, uno strumento usato da anni nella pratica clinica per rilevare il possibile livello di depressione di un individuo.

L’iniziativa di Google è figlia della collaborazione con la National Alliance on Mental Illness, un’organizzazione statunitense impegnata nell’assistenza alle persone con disturbi mentali. Il suo scopo è quello di fornire un accesso più rapido a uno strumento utile a tutte quelle persone che potrebbero soffrire di depressione. Il PHQ-9 – i cui risultati non sono tracciabili, sottolinea Google – non è comunque uno strumento diagnostico ma può rappresentare un primo passo verso la diagnosi. Il test può aiutare a inquadrare meglio i sintomi avvertiti sebbene una definizione esatta dell’eventuale disturbo potrà arrivare solo da uno specialista.

Questa possibilità può essere utile per chi intuisce di avere qualche sintomo riconducibile alla depressione: una flessione del tono dell’umore, un profondo senso di tristezza, l’assenza di energia e che, in un certo senso, vuole validare la sua intuizione. Digiterà volutamente le parole “depressione clinica” ed eseguirà un test che misura l’intensità di questi sintomi, piuttosto che finire a navigare in una pagina qualsiasi di Google, che magari offre informazioni poco affidabili, potrà cimentarsi in un test scientificamente valido.

 

La malattia

La depressione è una condizione clinica molto comune: nel mondo è la patologia mentale più diffusa con 300 milioni di casi. Tuttavia – dicono gli ideatori dell’iniziativa – negli Stati Uniti solo una persona su due circa arriva a ricevere effettivamente un trattamento. In media passano dai sei agli otto anni dalla manifestazione dei sintomi prima di sottoporsi al trattamento.

Il test potrebbe rappresentare una leva per motivare gli individui a rivolgersi al medico di base e con un più consapevolezza. Uno strumento che aumenti il livello di conoscenza sulla salute mentale è sempre utile ma questa finalità non può essere demandata solo ai mezzi di informazione digitale. È importante che le istituzioni, a cominciare dalla scuola, informino i cittadini sulla salute mentale. Così si possono formare individui più sensibili e preparati a riconoscere i sintomi dei disturbi mentali, più solerti a rivolgersi al medico di base che, a sua volta, dovrà indirizzarli allo specialista, a uno psichiatra o a uno psicologo clinico.

Un uso corretto del test

L’iniziativa di Google ha comunque aperto un dibattito tra gli esperti. Sulle pagine del British Medical Journal, ad esempio, il test è stato criticato perché potrebbe dar vita a un alto numero di “falsi positivi”, ovvero di test con risultati positivi ma non riconducibili alla depressione: la diagnosi della depressione è di natura clinica, dopo un’attenta valutazione del medico specialista che, in nessun caso, la effettua solo sulla scorta delle risposte al questionario. Darà invece senso ai sintomi descritti dal paziente ed escluderà eventuali cause di altra natura che potrebbero dar ragione dei sintomi avvertiti dal paziente.

Il rischio di falsi positivi è connaturato a ogni test e il timore di alcuni è che fornire i risultati direttamente al paziente, senza il filtro dello specialista, potrebbe creare una sorta di allarme sociale, per cui molti riceverebbero l’etichetta di depresso anche quando non lo sono. C’è da dire che il PHQ-9 è uno strumento validato con, ovviamente, ottime caratteristiche psicometriche. Per quanto riguarda i falsi positivi il punteggio di dieci, che indica che il soggetto potrebbe avere una depressione di grado lieve, ha una specificità che si avvicina al 90%; questo significa che su cento soggetti che al test hanno ottenuto questo punteggio, solo dieci potrebbero essere stati classificati come depressi lievi quando in realtà non lo sono.

Inoltre è necessario che venga chiaramente specificato che questi sono, appunto, strumenti di screening e non di diagnosi, e quindi il fatto che aver ottenuto un certo punteggio non equivale all’aver ricevuto una diagnosi. Un ultimo aspetto è che per il PHQ-9 almeno conosciamo la probabilità di produrre falsi positivi, mentre per altri e numerosi questionari che girano sul web e in cui spesso le persone incappano, queste informazioni non si hanno con il rischio di fuorviarne maggiormente le teste.

 

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