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Plastica al seno: allarme protesi?

04/05/2010

Parte dalla Francia la segnalazione su materiali impiantati dai chirurghi che si romperebbero troppo facilmente. Ci sono rischi anche per le pazienti italiane?

Ancora uno scandalo nel mondo dei seni gonfiati al silicone. Alla fine di marzo, in Francia, l’Agenzia di sicurezza sanitaria dei prodotti per la salute (Affsaps) ha deciso di sospendere la commercializzazione delle protesi mammarie vendute da una società con sede in Costa Azzurra, la PIP, Poly Implant Prothèse. L’allarme è stato diffuso in tutta Europa e negli Stati Uniti e riguarda circa 30.000 impianti effettuati a partire dal 2001, la cui non conformità del gel al silicone contenuto ha provocato un tasso di rottura due volte superiore alla media. In Italia, il sottosegretario alla salute, Francesca Martini, ha lanciato un appello ai chirurghi plastici affinché controllino se anche da noi sono state impiantate protesi PIP.
Quali sono i rischi per la salute? L’allarme riguarda davvero anche l’Italia? Per saperne di più, abbiamo intervistato il professor Marco Klinger, professore Ordinario in Chirurgia Plastica, Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica II di Humanitas.

I fatti
Nata nel 1991, la società PIP è stata fino a poco tempo fa il quarto produttore mondiale di protesi mammarie; ora, in seguito a difficoltà finanziarie, è stato posto in liquidazione. I numerosi incidenti di rottura delle protesi fabbricate dalla PIP hanno spinto l’Agenzia di sicurezza sanitaria dei prodotti per la salute (Affsaps) a procedere a un’ispezione nei locali della società. Gli elementi raccolti nel corso di questa indagine mostrano che alcune protesi, non tutte quelle prodotte, erano riempite con un gel che non corrisponde a quello dichiarato dalla società PIP al momento della commercializzazione delle protesi e quindi non era autorizzato dalle autorità sanitarie francesi. Una donna di 50 anni, che porta delle protesi mammarie della PIP, ha denunciato la società per messa in pericolo della vita altrui e numerose vittime si sono unite in un’associazione di difesa.

Professor Klinger, quali sono i sintomi della rottura di una protesi?
“La rottura di una protesi non dà sintomi. Le alterazioni possono riguardare la forma del seno, che diventa meno tondo e meno proiettato. La diagnosi di rottura si ha mediante indagini radiologiche, la più precisa è la RMN”.

Quali sono i rischi per la salute in caso di rottura di una protesi?
“Il gel contenuto all’interno delle protesi mammarie ha una caratteristica che si chiama coesività. Tale proprietà fa sì che il silicone non si espanda, ma rimanga localizzato nella tasca creata e come tale può essere facilmente rimosso in modo completo. Non vi sono conseguenze per la salute della donna: il silicone delle protesi non va in circolo. In caso di rottura bisogna sottoporsi a un intervento chirurgico che avrà come scopo quello di rimuovere il gel dalla tasca ove era alloggiata la protesi e sostituirla con una nuova”.

Come la paziente può controllare che tipo di protesi le è stata impiantata?
“Semplicemente richiedendo copia della cartella clinica e visionando i tagliandi delle protesi impiantate”.

Cosa si deve fare se la protesi impiantata è del tipo PIP?
“Viste le denunce recenti del ministero della sanità e le norme di comportamento evidenziate, la paziente dovrà sottoporsi a un intervento di sostituzione degli impianti protesici”.

In generale, come affrontare un intervento di questo tipo in tutta sicurezza?
“Come in tutti gli interventi di Chirurgia Plastica il consiglio è di rivolgersi a professionisti qualificati e cioè specialisti in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica . E’ inoltre indispensabile sottoporsi agli interventi in strutture valide e diffidare di prezzi troppo concorrenziali”.

A cura di Elena Villa

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