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Bellezza

Il grasso ti fa bella

27/02/2007

Il grasso non è solo un nemico da combattere, come quando si concentra negli odiati “cuscinetti”. Il grasso è anche una risorsa, una “miniera” da cui estrarre materiale prezioso in grado di riparare tessuti messi a dura prova da gravi traumi o, semplicemente, dal passare tempo. Sembra una lettura poetica, ma si tratta di un’interpretazione che ha invece tutto il conforto della scienza.
A firmarla a quattro mani sono il prof. Marco Klinger, direttore della II Scuola di Specializzazione in Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica e della Unità Operativa di Chirurgia Plastica II presso l’Istituto Clinico Humanitas, e il prof. Mario Marazzi, direttore del Centro Culture Cellulari dell’ospedale Niguarda. Insieme, i due specialisti hanno realizzato uno studio su tre gravi casi di pazienti ustionati, ottenendo risultati straordinari nel miglioramento delle cicatrici. Addirittura, solo due trattamenti di lipofilling – così si chiama la cura che utilizza il grasso del paziente, prelevato, “lavorato” e iniettato in un’altra sede – hanno determinato esiti incomparabilmente migliori rispetto a lunghe serie di interventi ricostruttivi.
Per avere un’idea dei risultati si può pensare al caso di intere sezioni del volto, prima addirittura mancanti in seguito a ustione, che ritornano carnose, espressive, simmetriche. Chi non aveva più una porzione di labbra si vede “rispuntare” il vermiglio mancante, chi aveva una guancia ridotta a una specie di cuoio inespressivo torna ad avere tessuti morbidi e mobili. Attualmente in fase di pubblicazione negli Stati Uniti, lo studio getta anche le basi per un’applicazione estetica estremamente vasta e mai così solida.

Professor Klinger, l’avrebbe mai detto che uno studio su gravi ustionati sarebbe stato di riferimento anche per le applicazioni più squisitamente estetiche?
“In verità, siamo stati noi a ispirarci all’estetica, visto che il grasso autologo, cioè quello del paziente stesso, è stato utilizzato dagli anni Ottanta per attenuare le rughe. Sydney Coleman, l’americano che si può considerare l’inventore del lipofilling, ha iniziato allora e poi ha continuato a perfezionare questa pratica che appunto consiste nel prelevare il grasso dal paziente e di trasferirlo là dove occorre”.

Come si preleva e come si trasferisce?
“Si preleva con le piccole cannule normalmente utilizzate per la lipoaspirazione. Le sedi donatrici migliori sono nella regione attorno all’ombelico e sui fianchi. Una volta ottenuto il grasso, lo si centrifuga in modo da separarlo da trigliceridi, plasma e altri componenti del sangue. A questo punto, il grasso viene impiantato con piccoli aghi da chirurgia plastica nella regione interessata: se si deve curare una cicatrice all’interno della sua stessa superficie, se si deve riempire una ruga nel suo stesso solco”.

Quali processi si verificano una volta che il grasso è stato impiantato nella nuova sede?
“Gli esami condotti durante lo studio, cioè esami istologici e risonanze magnetiche nucleari, hanno evidenziato un’intensa rigenerazione dei tessuti. La nostra indagine è stata empirica e quindi non si è spinta alla formulazione di ipotesi sull’origine del processo, ma è inutile negare che il pensiero corre alle cellule staminali adulte presenti in grande quantità nel grasso”.

E che effetto fa tutta questa rigenerazione su una ruga, ad esempio?
“Le cellule si moltiplicano e quindi è come se i tessuti si riempissero. Per questo le rughe si attenuano fino a sparire, a seconda dei casi. E il bello, rispetto ad altre soluzioni come ad esempio l’acido ialuronico, è che si tratta di risultati permanenti, che non hanno bisogno di nuovi trattamenti dopo soli pochi mesi”.

Per quanto tempo una ruga «scompare», con il lipofilling?
“Innanzitutto, del grasso iniettato, una parte, pari circa al 20-30 %, si perde nei primi giorni dopo il trattamento. Il restante 70-80%, invece, entra stabilmente a far parte dei tessuti, e per di più ne stimola la rigenerazione. In sostanza, si porta indietro la lancetta dell’orologio di 6, 7, 10 anni, e da lì il tempo torna a scorrere in modo normale”.

Le rughe sono gli unici problemi estetici trattati con il lipofilling?
“No, tutt’altro. Il grasso è fondamentale per colmare la regione delle occhiaie, inestetismo «opposto» alle cosiddette borse sotto gli occhi e per aumentare il volume delle labbra, esili per natura o diventate più sottili per l’età. Ancora, il grasso è un alleato per migliorare gli esiti di interventi di chirurgia plastica mal riusciti, come ad esempio le rinoplastiche che lasciano un profilo ‘a scalino’. In questi casi, un po’ di grasso ben posizionato può dare nuova armonia al profilo”.

Quanti lipofilling si possono fare in una vita? Ci sono dei limiti?
“Nessun limite, si possono fare tutti quelli che servono, con l’unica condizione di avere a disposizione del grasso e infatti ci siamo trovati a imporre ad alcuni pazienti estremamente magri di metter su qualche chilo. Perché, se è vero che per i trattamenti estetici ne bastano pochissimi cc, per curare i gravi esiti da ustione ovviamente ne occorre di più”.

Quali possono essere, secondo lei, i futuri impieghi del grasso in campo estetico?
“La capacità di differenziarsi delle cellule staminali credo che suggerirà di provare il lipofilling anche per combattere la calvizie e i segni dell’acne, che del resto – proprio come quelle da ustione – sono cicatrici”.

A cura della Redazione

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