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Bellezza

Gambe, belle e sane

29/10/2001

Molte donne hanno una vera e propria passione per le scarpe specie per quelle con i tacchi alti, da sempre considerate le più femminili. La moda propone stivali di tutti i colori e dalle forme diverse. Ma quanto possono essere dannosi per la salute delle gambe i tacchi vertiginosi e gli stivali troppo stretti? Come avere cura delle gambe e prevenite i fattori di rischio. Ecco una scheda informativa realizzata dall’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare di Humanitas diretta dal dott.Pier Luigi Giorgetti,

Cosa sono le varici?
Sono vene dilatate di apparenza tortuosa che interessano prevalentemente il sistema venoso superficiale delle gambe. Questo sistema, costituito dalla grande e piccola safena e dai loro vasi affluenti, ha la funzione di raccogliere il sangue periferico e indirizzarne il flusso verso il cuore. L’efficacia del sistema safenico, la cui circolazione avviene in senso contrario alla gravità quando la persona è in piedi, dipende in gran parte dal corretto funzionamento delle valvole venose. Il malfunzionamento valvolare è, infatti, la causa principale delle varici poiché può favorire il reflusso del sangue e la conseguente dilatazione venosa. Questo processo è lento ma progressivo e può determinare, con il passare del tempo, l’insorgenza di diverse complicazioni, dai semplici problemi estetici alla severa insufficienza venosa cronica.

Quali sono i sintomi?
Generalmente i sintomi iniziali sono:
 sensazione di pesantezza alle gambe dopo lunghi periodi trascorsi in piedi
 crampi notturni al polpaccio
 formicolii o prurito alle gambe
 dolori lungo il decorso delle vene
 gonfiore alle gambe

I sintomi in genere si aggravano con il passare del tempo manifestandosi come:
 Macchie brune nella parte inferiore della gamba: la comparsa di questo sintomo è dovuta alla fuoriuscita di sangue dalla vena.
 Eczema: eruzione e rottura di vescicole nella gamba.
 Ipodermiti: aree cutanee, più o meno estese, arrossate, dolenti e indurite sulla gamba.
 Tromboflebite superficiale: infiammazione della parete venosa che si manifesta con la comparsa di un segmento venoso dolente ed indurito su un’area cutanea calda e arrossata.
 Ulcerazioni: localizzate in genere in prossimità del malleolo, queste lesioni di lenta guarigione sono le complicanze più tardive delle varici.
 Sanguinamento: la rottura di una varice può essere spontanea o sopraggiungere a seguito di un trauma.

Quali sono i fattori di rischio?
Alcuni dei fattori che contribuiscono alla formazione delle vene varicose sono:
 Familiarità: individui che hanno parenti di primo grado con varici hanno una maggior probabilità di sviluppare questa condizione.
 Stazione eretta prolungata: le vene varicose si verificano più frequentemente in persone costrette dalla propria attività lavorativa a stare per lunghi periodi in piedi.
 Sesso: le varici degli arti inferiori colpiscono con maggiore frequenza le donne.
 Obesità: le persone obese hanno una maggiore propensione a soffrire di varici.
 Gravidanza: in alcune donne gravide l’aumento del volume dell’utero, con la conseguente compressione dei vasi del bacino, favorisce l’insorgenza di varici.

E’ possibile prevenire le varici?
Alcune delle cause che contribuiscono allo sviluppo delle varici, come la predisposizione familiare, l’età e il sesso, non possono essere modificate. Esistono invece altri fattori di rischio reversibili che possono essere combattuti seguendo alcuni semplici consigli:
 evitare di stare troppo in piedi
 evitare il sovrappeso
 praticare regolarmente un’attività sportiva
 evitare l’esposizione prolungata delle gambe al caldo
 indossare calze elastiche a compressione graduata

Come si effettua la diagnosi?
La diagnosi delle varici, che una volta era solo clinica, oggi viene completata con esami strumentali come l’Ecocolor-Doppler. Basato sull’utilizzo degli ultrasuoni, questo esame non invasivo e facilmente ripetibile, consente la visualizzazione delle vene fornendo non solo informazioni sulla loro forma, ma anche sul flusso sanguigno al loro interno. Attraverso questo esame, il medico è in grado di individuare la rete di varicosità, identificare le zone con problemi valvolari e quindi valutare la gravità dell’insufficienza venosa per pianificare la migliore strategia terapeutica.

Quali sono le possibilità di trattamento
Sulla base della gravità dei sintomi, il medico propone la terapia più adeguata.

Scleroterapia
Questa metodica è indicata per risolvere i problemi estetici legati alla presenza di piccoli vasi dilatati, conosciuti come teleangectasie. La scleroterapia consiste nella iniezione di una sostanza che, irritando l’endotelio venoso, provoca l’ostruzione e chiusura definitiva del vaso. La procedura si realizza ambulatorialmente e, nel caso di teleangectasie estese, possono essere necessarie più sedute.

Varicectomia
In presenza di piccole varici sintomatiche che non coinvolgono la vena safena, l’intervento più adatto consiste nell’asportazione delle vene colpite mediante micro-incisioni. L’intervento di varicectomia viene realizzato in anestesia locale ed eseguito in regime di day-hospital.

Safenectomia
In caso di problemi varicosi alle safene, il trattamento più sicuro ed efficace è rappresentato dalla safenectomia mediante “stripping”. La tecnica si effettua realizzando una piccola incisione in prossimità del malleolo attraverso la quale s’inserisce una sonda o “stripper” nella vena safena, che viene percorsa fino all’inguine. La successiva estrazione della sonda permette l’asportazione della vena. La safenectomia avviene in anestesia epidurale selettiva e, in genere, il paziente viene dimesso il giorno stesso dell’intervento (day hospital). Poiché il rischio chirurgico e basissimo, la safenectomia è utilizzata non solo a fini terapeutici nelle varici sintomatiche o a rischio di complicanze, ma anche per semplici motivi estetici.

Interruzione delle vene per via endoscopica
Nei casi di vaste ulcerazioni causate da insufficienza delle vene perforanti (che raccordano in più punti il sistema superficiale a quello profondo), è possibile utilizzare una tecnica innovativa. Questa tecnica, conosciuta come “subfascial endoscopic perforant vein section” consiste nella interruzione di queste vene mediante una sonda endoscopica.

Cosa fare dopo l’intervento
Contenzione elasto-compressiva: per due settimane successive alla dimissione è opportuno mantenere durante il giorno una fascia elastica.
Attività fisica: é buona norma riprendere subito le normali attività quotidiane, cercando di riposare di tanto in tanto con l’arto lievemente sopraelevato.
Uso di farmaci: prescritti dal medico, l’impiego locale di gel “eparinoidi” può velocizzare il riassorbimento di eventuali ematomi.
Rimozione dei punti di sutura: la rimozione dei punti di sutura viene effettuata ambulatorialmente, circa 10 giorni dopo l’intervento.

A cura di Lucia Giaculli

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