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Forfora: inquilino fastidioso

19/03/2002

È un problema che affligge molte persone, ma i dermatologi ne parlano poco quasi fosse un problema poco scientifico e così a parlarne è rimasta l’industria cosmetica che diffonde periodicamente notizie riguardanti la scoperta di nuovi ed “efficacissimi” rimedi. Superando i luoghi comuni sull’argomento, i professionisti di Humanitas ci spiegano la realtà scientifica del problema.

Che cos’è
E’ vero che la Dermatologia si occupa oggi preminentemente di tumori cutanei e di malattie invalidanti ma è anche vero che i disturbi cosiddetti minori non vanno dimenticati.
È certamente il caso della forfora, di cui si parla tanto sulle riviste patinate o negli spot televisivi, ma che raramente viene trattata in modo competente. La forfora ha il nome scientifico di Pityriasis capitis, ed è costituita da piccole squame cornee di varia grandezza che, staccandosi dal cuoio capelluto, vanno ad impigliarsi tra i capelli o a depositarsi sui vestiti , rendendosi particolarmente visibili. Per questo, un disordine apparentemente innocente spesso crea preoccupazioni di carattere estetico con conseguenze che si ripercuotono anche sulla socialità di chi è afflitto da questo problema.Tutti i tessuti cutanei sono soggetti a desquamazione, ma, al cuoio capelluto, il fenomeno si può accentuare fino a divenire forfora con prurito e arrossamenti. Si tratta di una instabilità delle cellule del capillizio causata da tanti fattori il principale dei quali è senza dubbio lo stress. Oggi la forfora è classificata tra le Dermatiti Seborroiche, dermatiti che fanno parte del quadro più ampio della Psoriasi. Come si vede un disturbo apparentemente banale ha invece implicazioni notevoli. Il dermatologo classifica le forfore in due tipi: quella grassa e quella secca.

Quali sono le cause
Le cause di questo problema non si conoscono con esattezza così come non è nota la causa della Psoriasi a cui la forfora è imparentata. Si riteneva, erroneamente, che essa fosse sostenuta dalla presenza di lieviti (funghi microscopici), per cui il trattamento di questo problema era, e in molti casi è ancora, orientato a eliminare questi agenti infettivi. I dati attualmente in nostro possesso si basano su osservazioni oggettive. Il passaggio dal normale processo di desquamazione alla produzione delle scaglie bianche che definiamo forfora è dovuto ad uno stato di infiammazione del capillizio. L’irritazione determina prurito e il distacco di placche cornee, certe volte anche di grandi dimensioni. Si tratta di un problema che riguarda, in modo più o meno rilevante, ciascuno di noi, ma esistono persone maggiormente predisposte di altre alla produzione di forfora. Essa fa la sua comparsa nel periodo dell’adolescenza perché risponde in qualche modo alla presenza e all’azione degli ormoni sessuali. Il fenomeno è leggermente più rilevante nelle giovani donne. Uno dei fattori di induzione di primo piano è lo stress, che aggrava la predisposizione di partenza e può spiegare il periodico accentuarsi della desquamazione. I bambini non hanno questo problema. In loro si può riscontrare piuttosto la presenza di crosta lattea sul cuoio capelluto, anche dopo il periodo della prima infanzia. Altre manifestazioni, che potrebbero essere interpretate come forfora, sono sicuramente dovute a differenti problemi dermatologici e bisogna quindi affrontarli con appropriati trattamenti che solo il medico sarà in grado di valutare. Non è stata dimostrata correlazione tra la presenza di forfora e il regime alimentazione seguito. Un’altra falsa credenza è che la forfora sia la conseguenza di scarse condizioni igieniche, ma non è così. Trascurare la pulizia comunque crea un’accentuazione del prurito e innesca un circolo vizioso: la persona si gratta e quindi infiamma ulteriormente il cuoio capelluto, andando in tal modo ad alimentare il processo in atto.

Come si cura
Occorre innanzitutto dire che non esiste un mezzo che ci permetta di eliminarla completamente in quanto, la predisposizione rimane. Ciò che i medici possono fare è intervenire per controllarla . È inevitabile dedicare qualche considerazione a ciò che l’industria cosmetica propone in questo settore. Nonostante le promesse legate alla promozione di molti prodotti, nessuno di essi è in grado di debellare la forfora. In genere si tratta di shampoo specifici o medicati. Nessuno shampoo può avere scopo curativo, essendo formulato per la pulizia dei capelli e dovendolo eliminare pochi minuti dopo l’applicazione. Un errore comune è poi quello di lavarsi la testa con energiche frizioni: questa azione ha l’effetto di irritare ulteriormente il cuoio capelluto. Invece occorre imparare a lavare i capelli evitando di frizionare la testa; questo è già un primo gesto ad azione preventiva contro la forfora. I dermatologi curano la forfora mediante lozioni (forfora secca) o creme (forfora grassa) da applicare sul cuoio capelluto. Le sostanze che costituiscono la base di questi trattamenti sono l’acido salicilico, alcuni composti dello zolfo e l’acido glicolico variamente combinati in lozioni o creme non untuose. Le moderne formulazioni offrono il vantaggio infatti di non ungere, e per ciò, applicate prima di andare a dormire, possono esser lasciate per tutta la notte ed allontanate con un lavaggio la mattina successiva. Le patologie appartenenti al gruppo delle dermatiti seborroiche, tra cui la forfora, vanno incontro, in estate, ad una naturale attenuazione, dovuta all’azione benefica delle radiazioni ultraviolette. In questa stagione, al fine di esporre più direttamente il cuoio capelluto alla luce del sole, può rivelarsi utile tenere i capelli corti.

A cura di Giorgia Diana

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